Paolo Villaggio nelle vesti di Ugo Fantozzi
Lo riconoscete? Sì, è proprio lui: Ugo Fantozzi. Il personaggio del celebre impiegato "sfigato" interpretato da Paolo Villaggio trae le sue origini dalla penna dello scrittore Gogol (autore russo di origine ucraina) e precisamente da "Il cappotto", che ha come protagonista un uomo deriso già dal suo nome: Akàkij Akàkjevic Bascimackin. Fisicamente affatto appariscente e dall'occupazione mediocre, Akàkij ci viene descritto sin dalla prima pagina (leggi l'incipit qui) come un un uomo di mezz'età, preso in giro a lavoro, senza una famiglia, senza una vita sociale, incapace di affermarsi in una conversazione, solo e a tutti indifferente.TramaQuello di Pietroburgo è un rigido inverno e il logoro cappotto di Akàkij, che i colleghi di lavoro per prenderlo in giro definiscono la "vestaglia", non ripara neanche più dal vento. Akàkij si reca dal sarto Petròvic per rattopparlo, ma è talmente liso che questi si rifiuta di farlo e gli consiglia di farsi fare direttamente un nuovo cappotto. Nonostante l'insistenza di Akàkij che preme affinché venga sistemato, Petròvic è irremovibile, così il povero impiegato si rassegna all'idea di una consistente spesa per comprarne uno nuovo. Dopo mesi di sacrifici, riesce a racimolare il gruzzoletto necessario e il sarto crea un cappotto su misura, curando ogni dettaglio. Akàkij è al settimo cielo, non solo è felice, ma si sente anche più sicuro di sé e viene addirittura invitato ad un ricevimento con i colleghi. Sebbene ancora disadattato, si reca alla festa col suo cappotto nuovo, sta in compagnia, beve qualche bicchiere, prima di riuscire a defilarsi per tornarsene a casa. Ormai è mezzanotte, la strada è buia, il tragitto per la sua umile dimora lontano, tanto che il povero Akàkij ha già un cattivo presentimento...
Personaggi principali:Akàkij (protagonista)Petròvic (il sarto)Il "pezzo grosso" (o "la persona importante")Il fantasmaCommentoCon grande ironia e varietà di stile, Gogol ci racconta la storia di una società insensibile e impassibile, in una visione chiara e lucida dell'essere umano, tuttora valida. Il narratore entra da subito in confidenza con il lettore, come se gli stesse raccontando qualcosa in confidenza, solo per farsi due risate o intrattenerlo, ma il tono leggero non esclude profondità di contenuto e maestria nella forma.
Il realismo che caratterizza il racconto prende ad un tratto una "piega fantastica" inaspettata, con l'introduzione di un fantasma personaggio. Ho apprezzato tantissimo lo stile, rafforzato da un registro quasi giocoso, ma allo stesso tempo preciso e ben curato. Una lettura consigliatissima, a me consigliatami da Stefano Troilo (ospite durante la puntata del programma "Parole di carta" su Agorà Music Tv), che mi ha permesso di scrivere questo post e che ringrazio ancora!