E' arrivato il momento della comunione con Dio e anche di andare fino in fondo con la storia di Ninfa, cresciuta da un nonno fanatico religioso....
E' il secondo film che vedo di Ivan Zuccon ed è il secondo centro: nonostante i cronici problemi di budget, nonostante l'evidente povertà di mezzi che si appalesa con un'ambientazione scarna e delle scenografie piuttosto spartane, il regista italiano riesce a fare di necessità virtù e rendere evidente la sua concezione di orrore viscerale usando al meglio il mezzo espressivo.
Nympha è comunque una produzione altamente professionale in cui gli aspetti tecnici sono curatissimi e che lascia intravedere il luminoso talento di Zuccon che si occupa brillantemente anche della fotografia ( in digitale ma con una resa ottima per come rende spettrali gli interni del convento), della produzione e del montaggio.
Insomma Nympha sembra un po' una di quelle cose fatte in casa, ma realizzate con la cura e il talento degli artigiani di una volta , quelli che infondevano vero e proprio amore in quello che facevano.
Pur usando una star della Troma come protagonista, la scream queen Tiffany Shepis, veramente bella ed espressiva che qui si immola anima e corpo in un personaggio doloroso, Zuccon lavora sull'estetica in modo assolutamente antitetico rispetto alla famosa ( o famigerata a seconda dei pareri ) factory americana.
Se per la Troma la ricerca del weird equivale all'anelito verso un'attitudine trash capace di catturare fini esteti e dicitori della bruttezza che diventa armonia nel lavoro del regista italiano si respira un'aria contraria: Zuccon è un fine intarsiatore di immagini e suggestioni che pur scontrandosi con un budget misero riesce a dare al suo film un'impronta visiva raffinata nel nome di una ricerca dell'estetica dell'inquadratura che è assolutamente al di fuori della filosofia della Troma.
E poi ancora una volta al centro di tutto c'è un discorso religioso per certi versi iconoclasta: se in Colour from the dark il male si insinuava nel bene, scompaginando la fede in Dio dei protagonisti andando ad infangare letteralmente i simboli cattolici, qui sembra che sia proprio l'eccesso di fede a generare il tutto.
Prima del finale ( a sorpresa che naturalmente mi guarderò bene dal rivelare) l'orrore nasce proprio dalla volontà ottusa delle monache di questo strano convento, di arrivare alla totale deprivazione sensoriale ai danni di Sarah perchè , così dicono, quello è l'unico modo per avere una stretta comunione con Dio.
Accanto a queste suggestioni religiose di stampo iconoclasta c'è l'orrore un po' più classico, vero quello fatto da crepe nelle porte, da scricchiolii, da sangue e da torture, da cadaveri decomposti e da sciami di mosche che assalgono per uccidere.
Un campionario di estetica horror applicata, centellinato abilmente per provocare ancora più spavento e raccapriccio.
Ivan Zuccon è regista di talento adamantino. Spero che prima o poi qualche produttore volenteroso si accorga di lui e gli permetta di lavorare con un budget adeguato.
E che questo budget non snaturi il suo stile.
Perchè Zuccon ha stile, cosa che molti suoi colleghi più acclamati sognano ad occhi aperti di avere....
( VOTO : 7 / 10 )