La parabola di Joe inevitabilmente vira verso la conclusione, e considerando l'epilogo con cui apriva il volume uno, siamo già al corrente che questa non sarà incorniciata da rose e fiori. E infatti quella di "Nymphomaniac: Vol. II" è una faticosa salita intrapresa verso una cima ignota, una cima composta a strati, ognuno di loro più ripido e scottante del precedente. Si, perché le mosse e le decisioni di Joe si scoprono non essere mai dettate né dalla casualità, né dalla lussuria (come si lascia sfuggire lei stessa, mentendo, in un occasione) ma introdotte invece da domande, delusioni, vuoti e sensi di colpa ricevuti nel corso della sua esistenza, e manifestati inizialmente nel corso della sua adolescenza. La scalata allora prende una piega completamente diversa, che potremmo definire addirittura logica, avanza di tappe in tappe, alzando ogni volta il grado di vergogna, cinismo e dolore e tagliando al capolinea con un epilogo in chiaroscuro in cui non si possono contare né vincitori né vinti.
E così, abbracciando il controverso e accarezzando i limiti del cattivo gusto Lars von Trier conclude il suo personale viaggio di celebrazione al mondo femminile nella maniera più inaspettata e oscura possibile, costringendo due vertici lontanissimi ad entrare in contatto scatenando un Big Bang, stuzzicando e abbandonando la logica introduttiva per entrare d'istinto nell'animalesco.
In questo modo si punisce anche lui, come la sua Joe, e nel farlo punisce anche tutti gli Uomini, teorizzando e dimostrando quanto si può essere vittime, ma soprattutto carnefici.
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