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O l’Italia esce dall’euro o taglia la spesa pubblica

Da Pukos
O l’Italia esce dall’euro o taglia la spesa pubblica

In Italia l’ordinamento tributario si articola su una matrice disordinata di norme antielusive, che nell’intento di carpire quanto più materia imponibile crea un effetto sostanzialmente inverso ponendo un fardello pesantissimo sulle attività produttive che spinge all’estero le aziende domestiche e costituisce al tempo stesso una barriera invalicabile per gli investitori esteri.

Sono svariati gli esempi che dimostrano l’inappagabile insaziabilità del sistema impositivo domestico che si manifesta, non solo in termini normativi, ma anche in termini di pratica amministrativa. Il tutto a sostegno di una miope politica impegnata nella rincorsa di una spesa assistenziale e di sostenimento della macchina pubblica enormemente sovradimensionata e smisurata e a detrimento della salvaguardia, tutela e sviluppo del sistema produttivo, dell’occupazione, degli investimenti dall’estero. In questo contesto assistiamo al paradosso del continuo aumento della pressione fiscale che sugli onesti pesa già ampiamente al di sopra del 65% e in generale mediamente intorno al 55%. I recenti aumenti dell’Iva inseriti in Finanziaria che dovrebbe portare l’Italia nel 2018 con l’aliquota più alta d’Europa, sono sintomatici degli strumenti che intende utilizzare il sistema politico che a prescindere dagli schieramenti continua a mentire, nascondendo la reale gravità della situazione, in procinto di esplosione.

In realtà non esistono margini di manovra al di fuori delle due alternative:

1) l’Italia esce dall’euro riportando il calendario a circa 15 anni fa, quando malgrado fosse un Paese inefficiente (dominato di fatto da un sindacato ideologico che consentiva che i dipendenti venissero pagati molto bene a prescindere dalla produttività), comunque cresceva nella media europea grazie alla svalutazione;

2) l’Italia svuota completamente il calderone della spesa improduttiva che si disperde da decenni (sempre in incremento esponenziale) su almeno tre capitoli di spesa:

      a) pubblica amministrazione (comprese le municipalizzate) superiore di almeno 4 volte il necessario;

      b) sistema pensionistico che ha generato una truffa generazionale senza precedenti nella storia a soddisfazione dei presunti «diritti

acquisiti»;

     c) sanità pubblica e soprattutto convenzionata incontrollata

Bruno Capone Italia Oggi


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