O tivu’ dal cuore acceso – Enzo Tortora

Creato il 15 maggio 2014 da Maxscorda @MaxScorda

15 maggio 2014 Lascia un commento

Scartabellare tra libri usati e vedersi spuntare un libro di Enzo Tortora d’annata e non ancora dannato, e’ stato un piccolo evento. Vorrei dire che di Tortora sappiamo tutto ma non e’ vero. Egli fu trucidato lentamente, bruciato prima nell’anima poi nel corpo proprio da coloro che dovrebbero garantire forse non la Giustizia ma almeno un accenno di legalita’. Tortora fu uno dei primi casi, il piu’ eclatante dell’epoca, di baldi giustizieri togati che amavano abbronzarsi col luccichio delle manette, una luce che abbaglia e affascina e diventata oramai sistema, nell’intento affermato di essere piu’ uguali degli altri.
Del resto i signori e padroni della Legge hanno voluto e cercato la gloria sin dalla fine degli anni ’60 e dopo decenni all’ombra, da Tortora in poi il sole risplende solo per loro. E i loro amici.
Il caso vuole che questo libro del 1973, sia stato scritto da Tortora in un altro periodo d’ingiustizia subita, piu’ d’una a dire il vero dal momento in cui scontava l’epurazione dalla RAI oltreche’ da una serie di giornali per il solo fatto di essere non scomodo ma sincero nel raccontare l’Italia e i suoi vizi senza troppe remore e con troppa ironia.
Tortora scrittore e’ per me una scoperta, perlomeno il Tortora ancora libero e fiero, perche’ sul Tortora inquisito prima e sconfitto, seppur vincitore poi, abbiamo gia’ speso le nostre lacrime. Ero bambino quando egli con "Portobello" divenne un fenomeno mediatico e nell’innocenza della mia eta’ e di un intero popolo stanco della morte che imperversava nelle strade e nei telegiornali, ci si rifugiava in una trasmissione televisiva che sapeva alleggerire il cuore. Ricordo bene il giornalista, la sua educazione venata da intelligenza e quell’umorismo che ne amplifica la portata. Ecco, questo e’ il Tortora del libro, tale e quale, pare di sentirlo, vederlo e percio’ persino commovente. Una prima parte raccoglie una serie di invettive semiserie sotto forma di piccole novelle surreali con protagonisti fatti e personaggi della cronaca, della politica e della televisione, al centro di tutto sin dal titolo del libro. Non di facile comprensione laddove serve recuperare dalla memoria infiniti nomi e situazioni oramai dimenticati ma stupisce che i difetti del sistema televisivo, le sue manie, paturnie, finanche ingiustizie e orrori, siano le stesse denunciate oggi, in una ciclicita’ possibile grazie alla scarsa memoria collettiva. La seconda parte raccoglie articoli divertenti eppure talvolta drammatici, sui mondiali di calcio di Messico ’70 e un bel reportage sullo stato della prostituzione nella Milano gia’ ipergarantista di quegli anni, giustizia per tutti fuorche’ gli onesti.
Letterariamente non c’e’ molto ma lo stile di un professionista si, ed e’ esemplare, abituati poi come siamo alla barbarie dei presunti giornalisti televisivi che contano, i sostituti degli epurati per capirci.
Fa persino male vedere cosa abbiamo perduto e francamente non so se consigliarlo o invitare a continuare nel fingere vada tutta bene.


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