Il sottotitolo di questo post potrebbe essere "Come trasformare la porta di un pollaio in una cucina e vivere felici".
La porta di cui parlo era di legno massello, abbandonata in favore di una porta di rete metallica. E la cucina che ne ho ricavato è quella del gazebo, che avevamo completamente smantellato e ricomposto con materiali più "nobili" (i ripiani precedenti erano di laminato orrendo).
OK, non è la cucina che mi metterei in casa, è un filo troppo spartana persino per noi. Ma è perfetta per scaldare qualcosa di semplice, fare tisane ed esperimenti di tintura.
Per realizzarla, ho imparato a usare il seghetto alternativo e mi si è aperto un mondo: il bricolage non sarà mai la mia passione principale, ma fare ogni tanto qualche lavoretto di questo genere è molto empowering.
Non tanto e non solo perché sono considerati lavori "da uomini". Soprattutto perché è gratificante scoprire che sei capace di fare anche questo: tagliare ripiani, applicare una maniglia laddove serve e fermarti a comporre un vaso di fiori per completare l'atmosfera.
Vuoi mettere la soddisfazione di goderti un mattino di tranquillità nel tuo gazebo, con una tisana appena preparata con la tua melissa e la tua salvia, a sferruzzare o leggere ascoltando gli uccellini e i corvi?
Oltretutto, dalla porta del pollaio è avanzato pure un pezzo che è stato agilmente trasformato in tagliere.
Ed ora? Beh, ora non c'è che da collaudarlo: ci abbiamo già mangiato in coppia e con la famiglia, ci ho già lavorato a maglia e mi sono messa lì dentro a rileggere il terzo libro della serie di Sholeh Zard.
Come, il terzo libro?! E il secondo? Il secondo, Zohar, è finito e disponibile qui.