Se avessi voluto avere una conferma a quanto scritto nel post di ieri non avrei potuto chiedere di meglio di quanto accaduto poi nella serata dello stesso giorno.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, a fronte di un tracollo della borsa statunitense, in scia al downgrading del debito pubblico americano da parte di Standard & Poor's, ha infatto pensato bene di indire una conferenza stampa con le contrattazioni ancora in corso, al fine evidente di calmare i mercati.
Ebbene, l'effetto delle dichiarazioni del presidente è stato l'opposto di quello che si voleva ottenere. Le quotazioni della borsa di Wall Street non solo non sono risalite, ma sono invece sprofondate in un crescendo di vendite che raramente si era registrato in passato, trascinando con se i mercati finanziari di tutto il mondo.
Se si voleva quindi una conferma che la crisi americana, ma non solo americana, è in questo momento più politica che economica, questa è arrivata e, paradossalmente, ancora una volta è stato lo stesso Obama ad illustrarla, affermando che l'economia del paese è sempre da tripla A e che il declassamento è stato dovuto solo all'incapacità della politica statunitense di affrontare in modo efficace il nodo del debito pubblico.
Obama infatti ha dimenticato che il presidente degli Stati Uniti d'America è proprio lui e che addossare la colpa dell'accordo al ribasso tra la maggioranza e l'opposizione sul solo partito repubblicano è un errore madornale, perché tende a minimizzare l'evidente incapacità del presidente a mediare con gli avversari e a non porsi come il presidente di tutti gli americani, come sempre i tutti suoi predecessori hanno fatto, ma di essere il capo di una sola parte.
Obama appare essere ormai in completa confusione, insieme alla sua amministrazione, composta da troppi radicali per poter giungere ad un accordo soddisfacente con la controparte ed egli stesso sta sempre più radicalizzando la sua posizione, all'inseguimento di un consenso tra le masse dei meno abbienti che gli sta sfuggendo di mano.
In realtà Obama in questi due anni e più di mandato è riuscito sia a perdere l'appoggio della grande finanza, che pure lo aveva supportato durante la campagna elettorale, sia quello delle classi più povere della Nazione, che non hanno visto realizzate nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale (a parte quella della inutile e costosissima riforma sanitaria) e che hanno invece visto ridursi ancor di più il proprio livello di vita, a causa di una crisi economica irrefrenabile.
La cosa brutta è che non sembra che il presidente sembri rendersi conto che sta navigando verso il disastro, suo personale e dell'intero paese.