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Obama contro la finanza: “Riformare Wall Street”. A tirar troppo la corda ci si fa male.

Creato il 15 maggio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Obama contro la finanza: “Riformare Wall Street”. A tirar troppo la corda ci si fa male.

La Mecca

Tanto per dimostrare al mondo che la finanza se ne strafrega della politica, negli Usa è scoppiato l’affaire Jp Morgan. La banca d’affari, una di quelle salvate da Obama in tempi di colera, ci ha “rifatto”come direbbero a Roma e, nel giro di sei settimane, ha bruciato, in derivati, due miliardi di dollari. Quando ha appreso la notizia, l’”abbronzato” più famoso del mondo era in volo a bordo dell’Air Force One diretto proprio a New York. Tempo dieci minuti e ha rilasciato una dichiarazione al fulmicotone che suona press’a poco così: “Ora ci avete rotto le palle. Fatemi scendere e metto mano alla riforma di Wall Street. Poi vedremo se avrete il coraggio di bruciare soldi sull’altare del vostro profitto a discapito della gente”. L’impressione che l’uscita di Barack Obamaha provocato in tutto il mondo, è quella che se anche l’America ha deciso di mettere mano al rapporto con il mondo della finanza, qualcosa s’è irrimediabilmente rotto e che questa volta, gli speculatori hanno tirato troppo la corda. Come succede in politica, negli affari, nei rapporti personali, se uno tira troppo la corda alla fine la corda si spezza e, come tutti sanno, non è con un nodo che si risolve il problema del “traino”. In Europa, che le cose per gli speculatori non vadano più come fino a qualche mese fa, è ormai sotto gli occhi di tutti. Nonostante il ricatto costante sotto il quale è tenuta, la Grecia non vuole saperne di ridarsi un governo che sa in partenza di essere commissariato. In Francia, Hollande ha preso il posto del bombardatore Sarkozye in Germania la Merkel sta perdendo il suo potere pezzo dopo pezzo. La reazione dei mercati è stata subitanea. Borse a picco (tutte quelle dell’Eurozona) e spread a 420 punti: una meraviglia. Se qualcuno avesse avuto bisogno della conferma che i mercati tengono per le palle la politica ieri è stato accontentato. Solo che qualcosa sta cambiando. L’aria, per il “fantomatico” mercato, quello a cui è difficile dare un nome e un volto, si sta facendo pesante e reagisce come meglio può e sa, a colpi di rating e di vendita sottocosto dei buoni del tesoro o bond di stato comunque li si voglia chiamare. Sa benissimo, Mr. Mercato, che se immette sulla piazza miliardi di obbligazioni il paese interessato ne subisce conseguenze pesantissime e sa benissimo, sempre Mr. Mercato, che questo è un ricatto e che non c’è nulla da guadagnare se non il mantenimento del potere e delle regole che nessuno fino a oggi ha avuto il coraggio di cambiare. Tanto per continuare a dare segnali non equivocabili, proprio ieri Moody’s ha declassato in un colpo solo, 26 banche italiane e sapete per quale ragione? Presto detto, la recessione e la politica di austerità che non favorisce né gli investimenti né i consumi: un immenso gatto che, ormai impazzito completamente, continua a mordersi la coda girando su se stesso a mo’ di moto perpetuo. Così, se da una parte Mr. Mercato ci obbliga a fare tagli e a rispettare gli impegni presi a Eurolandia, dall’altra ci bacchetta e declassa perché non c’è ripresa né ci sono investimenti. Se non è schizofrenia questa, diteci voi cos’è. A noi sembra il sempiterno gioco della coperta, quello ormai strafamoso secondo il quale se la tiri a coprirti la faccia scopri i piedi e viceversa. L’impressione che ricaviamo da questo hellzapoppin’ infinito (peccato che non faccia ridere come il film), è che ci siano fili tirati da una sapiente mano di burattinaio, che perfino i tre manager di JpMorgan fatti fuori con dimissioni obbligate non siano così potenti come credevano di essere e che se s’incazza la buonanima di Rockfeller (padre) succede un pandemonio. Però consolatevi, Umberto Bossi sarà il presidente nuovo di zecca della Lega. Mercati attenti, arriva il senatur.  

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