In questi giorni si è svolto a Pechino un vertice dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) di cui non si è saputo nulla se non che c’è stata una dichiarazione d’intenti fra Obama e il leader cinese sulla diminuzione del 26% delle emissioni di CO2 entro il 2030. A parte la poca consistenza di un accordo di massima tutto da costruire e forse solo scenografico, la notizia da sola induce il lettore a inquadrare il tutto dentro un protagonismo Usa e obamiano sulla scena pacifica, mentre il vertice annuale dell’Apec è stato esattamente il contrario. Il presidente Usa è stato quasi ignorato, intervistato solo dalle tv americane, mentre l’attenzione mediatica era tutta rivolta a Putin e al suo discorso sulla necessità di ampliare gli scambi in moneta nazionale (un bel colpo contro il dollaro) mentre Obama giaceva solo nella sala accanto in mezzo ai propri consiglieri. Una scena che si è ripetuta quando Russia e Cina hanno firmato in via definitiva i giganteschi scambi energetici dollar free.
Ma l’accordo sul gas era già stato annunciato, mentre una novità sono stati il trattato di libero di libero scambio tra Pechino e la Corea del sud, così come i nuovi accordi commerciali col Giappone. Tenendo conto che i due Paesi sono il baluardo della politica asiatica degli Usa appare evidente che il riavvicinamento tra Russia e Cina, già in atto, ma precipitato dopo le sanzioni imposte da Washington per la vicenda ucraina, sta coinvolgendo anche l’Asia “americana”, persino sotto gli occhi dell’inquilino della Casa Bianca. Insomma uno scenario che inaugura un mondo multipolare. Il che fa risaltare ancora di più l’assurdità geopolitica di un Europa in rotta di collisione con la Russia che ne sarebbe invece la naturale estensione verso il Pacifico, per esserete tenuti prigionieri nel lago ideologico e strategico dell’atlantico dagli Usa. Sembra però che in Italia sia proibito ai cittadini apprendere che il mondo e i rapporti di potere non sono più quelli di trent’anni fa: forse per essere accalappiati più facilmente dall’indegno, miserabile spot della Rai sul trattato Transatlantico, una congerie di bugie e asurdità tese a nascondere i pericoli non solo per la democrazia, ma anche per il residuale sistema produttivo del Paese.