«Thank you, thank you». Sono le prime parole di Barack Obama a Papa Francesco. E poi: «Incontrarla è meraviglioso». Il presidente Americano ha detto che si fida del giovane Matteo Renzi mentre per lui Napolitano è una quercia per l’Italia.
Barack Obama uomo dell’anno 2008 si è confrontato con l’uomo del 2013 in Vaticano. Il faccia a faccia iniziato alle 10,28 in Vaticano è durato 50 minuti. Al termine dell’incontro, il numero uno della Casa Bianca ha presentato a Bergoglio la sua delegazione. «È un piacere incontrarla, sono un suo grande ammiratore, anche come cattolico», ha detto il segretario di Stato John Kerry stringendo la mano a Francesco. Sempre in Vaticano, Obama aveva già conosciuto il precedente successore di San Pietro accompagnato dalle donne della sua vita che sono la moglie et le due figlie. Prima di aggiungere «Loro devono sopportarmi», questa volta ha detto al Papa: «Pregate per me e la mia famiglia. Sono con me in questo cammino»… E poi ancora: «Lei sa che probabilmente leggerò questo libro nella stanza ovale, quando sarò veramente frustrato e sono sicuro che mi darà forza e mi calmerà», commentando la copia della Evangelii Gaudium, documento che rappresenta una sorta del manifesto del pontificato, che il Papa ha donato a Obama.
Durante lo scambio di regali, Un fuori programma ha strappato ilarità e imbarazzo. L’astuccio delle medaglie donate da Obama a Francesco, che avrebbe dovuto restare aperto, ha ceduto e le monete sono finite in terra. Francesco è scoppiato a ridere.
Non sorprende più nessuno. I ricchi e potenti sono terribilmente umili quando si scambiano regali. Sanno farsi doni semplici, discreti, banali e a volte anche stupidi o inutili. Dall’orto della Casa Bianca sono arrivati semi per Papa Francesco: frutta e verdura. «Perché no?» ha risposto in spagnolo il Papa a Obama che, l’ha invitato a Washington. «Questa sembra una carota, – ha detto il presidente – ognuna ha un seme, se ha la possibilità di venire alla Casa Bianca, potrà vedere l’orto».
Ah già, Il papa non parla Inglese. Obama invece di spagnolo e italiano sa masticare soprattutto pasta e tortillas. Come si sarebbero capiti senza interpreti? Noi aspettando di scoprire se prenderemo carote o piselli abbiamo capito. I Romani per un giorno hanno perso i loro privilegi in casa.
D’accordo che già due settimane prima dell’arrivo dell’uomo più potente del mondo che non ha risolto niente in Iraq, Afghanistan, Libia, Mali o Crimea la sicurezza mescoli 2000 agenti del FBI a turisti e residenti come sempre ma perché defraudare e togliere ai Romani la loro consuetudine inaridendo oltremodo il già smembrato folklore che bello o non dà alla capitale un sano tocco pittoresco rendendola unica? Per la sicurezza del bel Barack hanno ripulito il Colosseo da centurioni e paninari facendo sparire tutta l’umanità che rende vivo l’antenato di tutti gli stadi che solo oggi Obama ha scoperto di essere più grande degli stadi di Baseball. Era proprio utile adesso che piogge inattese hanno inferto un colpo non indifferente a diversi vestigi che raccontano l’antichità romana mietendo pecunia benefica per le casse del Comune che le redistribuisce con profitto alla popolazione? È solo un giorno ma in tempi di crisi le tasche degli Italiani fosse solo per un giorno risentono del mancato guadagno.
Prima di presentare i suoi doni al Papa, il presidente Americano aveva dunque già riservato ai Romani la sorpresa di svegliarsi in una città andicappata da divieti invalidanti in quanto alla gestione della loro quotidianità anche se con probabili benefici dal punto di vista ambientale. Quando Obama ci fece visita a L’Aquila sùbito dopo il terremoto del 6 Aprila 2009 e non vi fu tutto questo frastorno. Niente di tutto ciò che il disastro naturale aveva prodotto come degrado era stato rimosso. Forse si ha meno pudore davanti all’ira della natura mentre la vista dei Romani nell’esercizio di quello che sanno fare per sbarcare il lunario è indecorosa. Speriamo almeno che l’incontro di Obama con il Papa porti la pace nel Mondo nonostante la situazione si stia facendo sempre più funesta dal 2001 in barba ai cambiamenti ai vertici delle Nazioni le più potenti e nelle sfere del potere mondiale. Matteo Renzi che per l’occasione ruba al suo collega piacione americano lo slogan “yes we can” e lo trasforma in battuta di buon auspicio per l’Italia ha avuto né più né meno che una giornata di lavoro. Come lui, Obama, il Papa, Napolitano e i rispettivi collaboratori. Tutti hanno lavorato ben retribuiti da noi come sempre e a volte anche troppo. Con la beffa di aver speso dei soldi per gli F35 americani, chi non è andato a lavorare invece sono alcuni Romani fondamentali per il folklore turistico. P{pertanto ci auguriamo che Obama e i suoi amici abbiano avuto il buon senso di giustificare questa vacanza forzata pagandoli profumatemene… Speriamo…