Molti risparmiatori conoscono infatti i tradizionali Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), ma ignorano l’esistenza dei BTP-I, dove la “I” indica proprio l’indicizzazione degli stessi titoli obbligazionari all’inflazione.
Le obbligazioni aventi tale caratteristica vengono chiamate “reali“, perché agganciate al prezzo di beni e servizi che formano il paniere usato per misurare il costo della vita e di conseguenza all’inflazione.
I Titoli di Stato, italiani e esteri, indicizzati all’inflazione hanno una struttura particolare per la quale il capitale – ossia il valore nominale – cresce in parallelo con l’inflazione. In aggiunta a ciò si incassano una o due volte l’anno interessi a un tasso fisso ma applicato al capitale periodicamente rivalutato sulla base dell’indice dei prezzi al consumo.
Le Obbligazioni Societarie (Obbligazioni Corporate) legate all’inflazione sono invece congegnate in una maniera diversa, più semplice ma meno protettiva pagando interessi ogni tre, sei o dodici mesi in misura pari all’inflazione con una qualche maggiorazione. Il capitale resta invece immutato fino a scadenza e quindi in termini reali o di potere d’acquisto di fatto si riduce. Per evitare tale effetto negativo, strategicamente parlando, occorre reinvestire gran parte degli interessi che si incassano.
Recentemente è stato collocato il BTP Italia – il primo titolo di Stato indicizzato all’inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi) - con scadenza 26 marzo 2016.
Il nuovo titolo fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi italiani, con cedole pagate semestrali che offrono un tasso reale annuo minimo garantito collegato all’indice ISTAT dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI).
Il principale vantaggio del “nuovo” BTP risiede nel fatto che esso pagherà cedole e capitale legati non al tasso di inflazione europea ma al tasso di inflazione italiana (che nel tempo si è dimostrato maggiore rispetto al primo). Tale indicizzazione consente una maggiore “protezione” poiché permette di agganciare i pagamenti del titolo obbligazionario all’effettivo andamento del costo della vita del paese Italia.
Andando in conclusione di questo breve articolo mirato a fornire una prima conoscenza delle obbligazioni indicizzate all’inflazione possiamo ribadire come l’investimento in questi titoli indicizzati, paragonato a quello in equivalenti strumenti cosiddetti “nominali”, sia un’utile strategia mirante a preservare il valore del proprio investimento in termini reali, mantenendo il potere d’acquisto dei propri soldi anche in caso di improvvisa impennata dell’inflazione futura, scenario quest’ultimo tutt’altro che improbabile persino a livelli di iperinflazione stanti le dinamiche attualmente presenti nelle economie mondiali globalizzate, americana ed europea in primis.
Durante il corso INVESTIRE IN OBBLIGAZIONI che condurrò a Reggio Emilia il prossimo sabato 12 maggio, primo tassello della BOND ACADEMY, scenderemo naturalmente nel dettaglio dei criteri di selezione e di utilizzo delle obbligazioni indicizzate all’inflazione così come delle molte altre possibilità offerte dagli investimenti in obbligazioni.
Appuntamento al prossimo articolo per un ulteriore approfondimento sul mondo delle obbligazioni.
Michele Colosio