Non mi vedo qua per sempre. Qua è Valencia, la Spagna, l'Europa.
Marc domani compie 3 anni e sento che ci stiamo avvicinando pericolosamente all'età d'oro per approfittare a vivere un'esperienza d'avventura semplicemente altrove.
Io e Raul grazie alla mate-paternità abbiamo dovuto imporci dei fondamenti basici per poter instaurare un equilibrio fatto di priorità, rete di amicizie a livello locale, centrarci con il lavoro.
Tipo che se fossimo stati solo noi, se non mi fossi ritrovata incinta dopo appena un mese di convivenza, questo blog, ammesso che fosse esistito, lo avreste letto un mese da Valencia, un altro da Santiago del Cile, un altro ancora dal CostaRica.
E' che è vero: è la prima volta da quando non vivo più a Modena che sono addirittura 5 anni che vivo nello stesso posto fissa senza lamentarmi.
Erano veramente altri tempi quando quello che si guadagnava lo si metteva da parte per i viaggi, quando da un giorno all'altro Raul diceva ai suoi coinquilini chiudendo lo zaino "eh, che vado in Brasile a fare autostop, date un'occhiata ai peperoni e irrigate le insalate" per poi tornare dopo 4 o 5 mesi e riprendere il filo della storia dove si era interrotto.
Io pure, nonostante l'università e lavoricchiando, mantenendomi con le borse di studio, risparmiando sugli affitti in terra ispanica, per poi spenderli in voli extraeuropei per finire sul Machu Picchu appesa con due funi, non avevo nessun problema, non pianificavo, davo un'occhiata a Skyscanner, mi trovavo un sofà dove dormire con CouchSurfing (la mia condizione di Ambassador di Valencia aiutava molto!) e partivo.
Ho preso le pulci in Marocco.
Ho dormito in una rotonda a Bergen.
Ho fatto autostop in Perù. Su un furgoncino pieno di lama.
Ho fatto diving in Mar Rosso, ma non dove vanno i turisti, no, ma dalla parte del Sinai dove i militari egiziani controllano il confine con Israele armati ma in ciabatte. E dall'ostello l'acqua che sgorgava era marrone.
Le permanenze poi erano da un minimo di una settimana fino al mese e mezzo, con biglietto aperto per poter vivere appieno le sensazioni e tornare solo quando o i soldi erano agli sgoccioli o l'esperienza era considerata finita.
Adesso invece pur volendo vivere al margine del sistema, che ci piaccia o no, ci siamo dentro. Abbiamo un figlio. Non possiamo adesso permetterci di rimanere senza un cuscinetto economico custodito nel cassetto dei calzini e senza un conto in banca (senza bancomat né carta di credito) dove arrivano le domiciliazioni. Abbiamo un'auto. Abbiamo ufficializzato un lavoro precario. Non ci permettiamo quasi ferie per pagare le tasse. Questo sì, andiamo in vacanza nei boschi a trovare amici che hanno una yurta come casa, senza luce né acqua, così per non perdere l'allenamento.
Però è vero che vorremmo che nostro figlio ereditasse il nostro spirito avventuriero. Tipo prenderci un anno sabbatico (o 2 mesi, diciamo che le trattative partono da qua) per portarlo in una comunità della Repubblica Dominicana, dove abbiamo buoni amici, a passare un po' di tempo a giocare e conoscere posti diversi. Anche il Cile mi ispira. Ci ispira la regione di Corrientes in Argentina. Ci sono interessanti progetti di comunità indigene dove si coltiva la terra come una volta. Sono importantissime esperienze di crescita che mi mancano, non c'è stato viaggio dove poi sul posto mi sia ritrovata (e Raul pure, ognuno per conto suo) a conoscere contadini, lottatori sociali contro le multinazionali, donne che mandano avanti la famiglia e una resistenza incredibile agli OGM. Non so se avete mai sentito parlare della Via Campesina, un movimento sociale agroecologico nato in America Latina a cui noi ci ispiriamo in seno alla lotta per la sovranità alimentare che ogni giorno applichiamo lavorando.
Solo che io e Raul siamo come al solito, con i nostri 10 anni di differenza, in due momenti diversi. Lui ora è decisamente più tranquillo e posato, priorizza a inserire Marc in un contesto il più civilizzato possibile. Io invece voto decisamente a favore, proprio perché non sappiamo se a 6 anni Marc dovrà entrare nel sistema scolastico obbligatorio, del viaggio come scuola di vita perché finché andrà alla materna nessuno dirà niente se si assenta un paio di mesi.
Certo, il lavoro. Infatti il mio obiettivo è quello di risparmiare il più possibile per poterci permettere questa parentesi. Anche perché stavolta non posso permettermi che Marc prenda le pulci, non posso contare più di tanto su Couchsurfing e ci sono condizioni minime di sopravvivenza che sì, mi rendo conto che per un bambino non è lo stesso dormire su un marciapiede che sotto ad un tetto.
Sicura che sia davvero un'esperienza unica e irripetibile, senza scuola ma imparando tantissimo, direttamente con i piedi nella terra, adesso datemi quei due anni di tempo per convincere Raul a staccare la spina e partire.
Dicono poi che in Cile si viva benissimo.....
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