Occhi negli occhi.
Lei ha gli occhi uguali ai miei.
Ha anche lo stesso angolo interno chiuso, e un giorno, quando sarà diventata grande e vorrà truccarsi, le insegnerò come sollevare quell'angolino per poter disegnare la linea con la matita nera.
In auto posiziono lo specchietto in modo da riuscire a vederla sempre, con la coda dell'occhio mentre guido e tutta intera quando mi fermo.
Si canta, ci si raccontano i sogni la mattina e i fatti la sera.
Stamani ha voluto che le raccontassi Pinocchio e il Canto di Natale di Topolino.
Di Pinocchio lo spunto gliel'ho dato io, quando ha detto "non vojo andae all'asilo": ma te lo ricordi perché Pinocchio ha avuto tutte quelle disavventure? Perché non ha voluto andare a scuola! Se fosse andato a scuola non gli sarebbe successo niente di male!, e poi mi sono sentita in colpa per questo mio arrampicarmi sugli specchi per cercare un buon motivo per farla andare a scuola.
Poi abbiamo riso per Zio Paperone che diventa buono ed esce di casa in ciabatte.
Dopo un po' siamo arrivate, e dopo le risate sono tornate le lacrime.
Poi è arrivata l'inserviente, l'ha salutata e ha cercato di prendermela dalle braccia mentre era ancora in lacrime.
Io devo averle fatto degli occhiacci terribili, ma non l'ho fatto apposta, giuro, lo fa perché le è stato insegnato a fare così, però detesto questo stile del "te lo levo dalle braccia e tu sparisci", non ci sto, mi dispiace.
L'ho messa seduta, le ho parlato, le ho detto "non ti lascio qui a piangere, finché non sei tranquilla e serena non me ne vado. Li vedi tutti gli altri bimbi, quelli grandi? Anche loro probabilmente avranno avuto un po' di paura i primi giorni, è normale, è tutto nuovo. Stai tranquilla.", e lei magicamente si è calmata.
Siamo andate in cortile (ma è normale portare i bambini in cortile con 13 gradi? Sono troppo brontolona?), lei ha notato l'altalena e ci siamo andate.
Ci hanno raggiunte due bimbe grandi, di ben cinque anni, che hanno detto "la spingo io!", tutte contente, e io le ho ringraziate come se fossero fatine che mi stessero togliendo un macigno dalle spalle.
L'ho salutata e sono andata via.
Ho incrociato gli occhi di un papà disperato.
Una montagna d'uomo, barbuto come IlMioAmore, un bravo papà con una bimba piccina picciò abbarbicata intorno al collo. Gli occhi della bimba dicevano "non pensarci nemmeno, ad andartene e a lasciarmi qui".
Poi ho letto questo post di Suster, e mi sono detta che allora i miei sentimenti non sono così tanto strani e alieni.
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