Sto partendo.
Il Terminal 3 dell’aeroporto José Martì mi accoglie come sempre. Mille pensieri si accalcano in questi momenti di cose tristi, di sensazioni che si teme di non provare più.
Al di là delle coppie allegre che ritornano in Italia portando con loro un bel ricordo che offrirà serenità e gioia quando ripenseranno a Cuba, gli altri passeggeri girano smarriti fra i punti di ristoro ed i duty free, alla ricerca di un intervallo che li faccia smettere di pensare alla novia lasciata qualche ora prima.
Chi più chi meno, ingannano se stessi, elaborando progetti che non realizzeranno mai.
Quanti pensieri si affardellano: il matrimonio, un investimento, una prossima vacanza…complice l’eterna colonna sonora che si trascinano dietro e che non smetterà di suonare l’allegra canzone di Cuba.
Anime in pena che terminano i loro dollari prima ancora di imbarcarsi, regalando tutto il possibile alla loro chica. A questo punto non è importante sapere se si tratti di una jinetera oppure di una chica buena. Sempre di amore si parla. Un amore sincero, da parte dell’uomo ferito nel profondo del suo cuore; un sentimento sconosciuto in Italia dove ci sono abitudini differenti, climi diversi, interessi beceri.
Aqui se appesta en la calle en manera clandestina, qui si scommette per la strada clandestinamente, com’è spesso clandestino l’amore per una Barbie dei tropici dal poco seno ma dal culo ben pronunciato.
Il ricordo di quello sguardo cubano, a volte languido a volte assassino, ci segue inesorabilmente anche dopo aver passato il controllo e ci rendiamo conto che ci seguirà per ogni dove, accompagnandoci gentilmente in modo costante.
A volte si rifarà vivo in maniera preponderante. Saranno quelli momenti di intensa malinconia dove ci porremo mille domande senza risposta.
A volte saranno latenti, acquietati solo dal nostro brutale tran tran italiano che sarà l’artefice dell’abbassamento dei nostri ricordi. Ma questi saranno sempre presenti.
Usciranno fuori nei momenti in cui il nostro subconscio sarà alla ricerca di un po’ di felicità. I più fortunati potranno collegarsi in internet e, forse, trovare la propria novia (caso rarissimo) e, di conseguenza, chattare con lei per scambiarsi dolci promesse d’amore.
Ma per i più, resterà solo un costoso telefono che spesso impatterà con ritmi cubani che non sono omogenei con la nostra realtà. Non sempre troverà la linea, non sempre si troverà, anche se apparentemente, il cubano passa ore e ore a casa a vedere il tempo scorrergli davanti.
Ma è solo un’impressione. La sua morosa, starà jineteando al Las Vegas o al Tunnel oppure al Brindisi, in compagnia di qualche italiano al quale chiederà 150$ per una notte di sesso frugaltropicale, quindi una caliente sveltina.
E’ differente la vita cubana e non ce ne vogliamo rendere conto. Viviamo nell’eterna illusione che tutto sia nostro…basta volerlo. Basta desiderare anche di finirla con i nostri occhi tristi che guardano dall’aereo il paesaggio della campagna cubana che fra poco sparirà dalla nostra vita, lasciandoci solo il cielo azzurro sopra le nuvole e qualche lacrima.