Occhio per occhio

Creato il 11 gennaio 2011 da Albino

L’argomento di oggi e’ abbastanza delicato da trattare, nel senso che se non sto attento a buttarla abbastanza sulla cazzata va a finire che mi prendo del razzista. Ma sappiate che la mia intenzione non e’ assolutamente quella di dire nulla di male nei confronti di nessuno, ne’ tantomeno di dare una benche’ minima pretesa di scientificita’ a quello che sto per scrivere. Come al solito siamo qui per fare spettacolo, quindi bando ai formalismi e via con il cabaret.

No, e’ che mi sono rotto le palle di camminare in mezzo a gente che non mi vede. E ora che ho sparato la bomba di oggi, mi spiego meglio. A Tokyo capita, non dico spesso ma proprio sempre, di camminare in stazioni piene di gente, e di avere qualcuno che ti ostruisce la via e non ti vede. Non so quanti lettori siano stati in Giappone (o in Asia in genere) e abbiano notato la stessa cosa: quando cammini fianco a fianco ad un giapponese spesso ti accorgi che non ti ha visto, che non e’ che stia facendo finta di ignorarti: non si e’ proprio accorto della tua presenza. E allora ti viene addosso, o ti taglia la strada, o fa la faccia stupita quando si accorge di te, o se e’ una giappina non sembra rendersi conto che hai la faccia da lupo allupato e la stai spogliando con gli occhi.
Vi e’ mai successo, a voi lettori che vivete o avete vissuto in Giappone? A me si, a cadenza piu’ che giornaliera.

Io non ho mai capito a cosa sia dovuta questa cosa. Forse noi occidentali abbiamo la tendenza a “guardarci alle spalle”, per paura che qualcuno ci fotta il portafogli? Oppure giriamo la testa piu’ di loro perche’ siamo dei caciaroni incorreggibili, sempre a guardare se c’e’ figa intorno a noi, mentre loro invece tirano via dritti, precisi verso il loro obiettivo?
Il fatto e’ che ho cercato di spiegarmi questa cosa nei modi piu’ disparati, tipo dicendomi che no, magari fanno solo finta di non vedermi. Ma dai una, dai dieci, dai cento volte, poi e’ naturale che uno si ritrovato come un Fantozzi qualsiasi che rovista una casa piena di pagnotte, e viene “assalito da un leggero sospetto”.

Ma facciamo il punto. Primo. Quando camminano tirano dritti. Sempre e comunque. Quando gli cammini a fianco non si accorgono della tua presenza, praticamente mai. Ti dici vabbe’, e’ una cosa culturale.
Secondo. fai un corso sulla sicurezza ferroviaria in cui si parla di visione periferica. Conosci la materia, hai fatto corsi analoghi in Australia, dove si dice che un macchinista a treno fermo ha un angolo di visione teorico a 270 gradi. Girando il collo, ovviamente. In Giappone invece, stessa materia, leggi 180 gradi. Ma no dai, forse non avevi capito bene tu. O forse l’hanno tenuta bassa apposta?

Terzo. Ti dici, cazzo, hanno sviluppato un modo di scrivere in verticale, mentre noi scriviamo in orizzontale. Quando leggiamo un titolo di giornale noi guardiamo tutta la pagina, loro invece leggono “per colonne”. Ancora, solo un caso?
Quarto. Praticamente tutte le popolazioni asiatiche hanno sviluppato varie arti marziali basate sostanzialmente su due pilastri: focalizzare le energie e avere allo stesso tempo una visione di cio’ che accade attorno a loro, a 360 gradi. E dici vabbe’ dai, qui siamo alle pippe mentali. Ma intanto. Ti guardi intorno e dici, ok, qua in Giappone oltre al karate e al judo hanno il kendo (che attacca al centro), il sumo (che attacca al centro, uno contro uno), e poi il baseball, in cui uno lancia e uno batte, e cazzo, dici, ecco un altro sport in cui la visione laterale non viene usata, a parte quando rubano le basi.
Ok, qui la stiamo un po’ esagerando. Andiamo oltre.

Quinto. La risaputa mancanza degli asiatici ad avere “visione d’insieme” quando affrontano un problema. Dall’altra parte, noi occidentali siamo flagellati dal problema opposto, ovvero abbiamo rispetto a loro una terribile mancanza di attenzione al dettaglio, una tendenza congenita alla cazzonaggine e alla perdita del filo del discorso. Ma forse e’ solo una cosa culturale, again.
Sesto. Supponendo che un gruppo eterogeneo di persone tenda a sistemarsi nel modo piu’ congeniale, viene da pensare: perche’ i giapponesi hanno questa fissa mostruosa per il mettersi in fila indiana? Per dire, davanti al bar in disco a volte non si mettono paralleli al bancone come in ogni parte del mondo, ma se ci sono due baristi, per dire, si mettono in fila indiana di fronte ai baristi! E di nuovo, solo questione di cultura, di assimilazione culturale? Resta da dire che in Italia uno deve avere mille occhi, perche’ appena ti distrai ti ciulano il posto, mentre in Giappone la fila e’ sacra, ma magari solo perche’ mille occhi da spendere per guardarsi attorno non ce li hanno? Chi lo sa.

Ma continuiamo.
Settimo, che poi e’ un punto che comprende molti dei precedenti: la tendenza al rispetto delle regole, la mancanza a volte di grandi orizzonti, di grandi ideali, la tendenza ad ultraspecializzarsi in un piccolo argomento piuttosto che su una conoscenza piu’ ampia, un sistema sociale basato sull’ingabbiamento, sull’inscatolamento, sull’ordine. Quante volte capita di andare per bar a Tokyo e sentire occidentali lamentarsi del fatto che i giapponesi “vivono con i paraocchi”. Ancora, solo una metafora?
…Eccetera. Potrei continuare citando l’architettura fatta spesso di lunghe vie strette, di spazi stretti, di lunghi corridoi, o lo stereotipo anglosassone secondo cui gli asiatici guidano male perche’ non hanno visione laterale. Ma non e’ qui che voglio arrivare.

Ecco, bella domanda: dov’e’ che voglio arrivare? Probabilmente, da nessuna parte. Sia chiaro, con questo post non ho assolutamente voluto insinuare nulla sulle capacita’ visive dei giapponesi. Ci mancherebbe. Solo, mi chiedo se in qualche modo la cultura di un popolo possa essere legata a certi tratti caratteristici, o magari, perche’ no, se sia vero il viceversa? Perche’ in effetti potrebbe darsi benissimo che i giapponesi la loro visione laterale semplicemente non la usino, perche’ in un mondo in fila indiana in cui tutti tirano dritti per la propria strada in silenzio, in effetti non ti serve guardarti attorno. Ma questa e’ Tokyo, e magari nel resto del Giappone la situazione e’ diversa. E forse a New York e’ lo stesso, forse pure li’ la gente non si guarda intorno.
Chi lo sa.

Sempre parlando di occhi e di vista, comunque, bisogna dire che sono proprio i giapponesi i primi ad essere razzisti nei nostri confronti. Appena ti metti gli occhiali da sole in Giappone la prima cosa che ti dicono, tutti orgogliosi, e’ che loro non hanno bisogno di occhiali da sole “perche’ i nostri occhi sono piu’ forti”, dicono. Mi e’ capitato infinite volte di sentirmi dire questa cosa, al punto che ho quasi smesso di mettere gli occhiali da sole, per un periodo, proprio per non finire sempre a dover dare una lezione di oculistica ad ogni giornata di sole.

In effetti dove sia questa forza non si capisce. La verita’ e’ che gli occhi scuri sono meno sensibili alla luce rispetto a quelli chiari (ma dall’altra parte per lo stesso motivo fanno piu’ fatica ad adattarsi alla semioscurita’). Ma capiamoci: quando ti dicono “noi asiatici abbiamo gli occhi piu’ forti” compiono due errori madornali. Il primo di dirsi piu’ forti, come se la cosa fosse legata alle diottrie, e come se la differenza fosse poi cosi’ evidente. Il secondo, confondere la forma dell’occhio col colore, e qui non si capisce bene, magari i giappi pensano che tutti gli occidentali abbiano gli occhi azzurri. E allora le cose sono due, o lo fanno apposta, oppure non hanno mai notato che esistono dei bianchi dagli occhi castani.

Che sia a causa della loro mancanza di visione laterale?



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