Berlusconi è pronto a morire sulle barricate pur di dimostrare a sé stesso ed agli altri di essere il migliore, il vincente. Forse è la causa di tutti i mali italiani, e forse no, ma per toglierselo di mezzo senza tanti danni, un avversario intelligente lo lascerebbe vincere per poi neutralizzarlo in altro modo. I vari Casini, Rutelli,
Fini, Bersani, ambiscono a dei ruoli superiori alle loro forze e capacità, ma non mollano e vogliono vedere strisciare il loro avversario, senza curarsi del dopo. Tanto, pensano, la situazione la recuperiamo. E se così non fosse? Non sarebbe meglio un compromesso o comunque abbassare i toni?
Nella Repubblica precedente tanti partitini facevano un governo, si compensavano le forze e venivano spartite le poltrone. Il bipolarismo prevede che, non solo vi siano due sostanziali schieramenti, ma anche due leadership. Ma se ce n’è una sola, come accade oggi in Italia, sono dolori.
Se Berlusconi avesse a cuore le sorti del Paese, tratterebbe un passaggio di consegne indolore, garantendosi il garantibile. Oggi è lui il più forte. Se Casini e Fini avessero a cuore le sorti del Paese offrirebbero accordi al Cavaliere (in fin dei conti pescano dalla stessa parte dell’elettorato) e farebbero patti per il medio termine. Lo stesso vale per la Bindi, per Bersani e per quell’area post democristiana che vaga in formazione, come gli storni, in attesa di trovare la quiete.
La lunga agonia di un governo e di una maggioranza avviene sotto l’occhio impietoso delle telecamere, si consuma nei salotti televisivi, sotto gli occhi di tutti, senza pudore. E si perde sicuramente di vista il bene comune, tanto sbandierato a destra e a manca. Nessuno dei nostri politici si adopera per salvare il Paese dall’abisso, ma si agitano tutti per motivi personali, a destra come a sinistra.
E appare patetico in questo scenario il vecchio cavaliere che continua ad agitare lo spadone e non si arrende. Solo un miracolo sembra tenerlo in piedi, ma i miracoli accadono, talvolta. Sconcertante come il salto nel buio non preoccupi nessuno. L’opinione pubblica assiste sconcertata, attonita, impotente. Tutti aspettano che qualcuno abbatta la statua del dittatore. Ma poi resta solo l’amaro in bocca.
A pensarci bene manca per tutti un bagno di umiltà, merce rara di questi tempi.
Fonte: online-news.it