Oceani

Creato il 08 luglio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Rinnovato l’ appuntamento con “Superquark”, il programma di Piero Angela in onda su Rai1 il  giovedì in prima serata, stesso impianto narrativo, stesso conduttore, stessa proprietà divulgativa e stessa capacità di coinvolgere lo spettatore  negli argomenti trattati. A cominciare dall’attraente documentario d’apertura della quarta puntata dal titolo  “Oceani”. Gli oceani coprono per due terzi la superficie del pianeta, supportano la maggior parte delle specie della Terra, anche se gli uomini non sono fra queste, perché non possono bere acqua salata o respirarla. Tuttavia non hanno mai smesso di usarlo a proprio vantaggio: nuotando, pescando, facendo surf, viaggiando sulle acque. Più di un terzo della popolazione vive infatti sulle coste dell’oceano e alcune popolazioni sono profondamente dipendenti da esso per la propria sussistenza, come i pescatori subacquei del Pacifico che si immergono a 20 metri negli abissi marini  per trovare cibo, il cuore rallenta, la pressione schiaccia il torace, eppure l’uomo cammina sul fondale per catturare le prede, trattenendo il respiro fino a 5 minuti. 

 Una pesca diversa da quella a cui siamo abituati, avviene in Galizia, per raccogliere dei crostacei prelibati  e ben pagati, un  rapporto con il mare e la sua forza, con la quale è necessario fare i conti. Ogni anno muoiono cinque pescatori per un tesoro difficilissimo da conquistare. Qui i pescatori  hanno a che fare con la scogliera, devono muoversi in fretta, durante la bassa marea, malgrado la furia del mare minaccioso, devono agire velocemente, se scivolassero difficilmente sopravviverebbero, poiché i “percebes” crescono sugli scogli battuti dalle onde, il lavoro dei pescatori è alquanto pericoloso. Una lotta tra l’uomo e la determinazione di catturare i preziosi crostacei per guadagnare in due ore di rischio, 800 euro.

Serve coraggio anche in Indonesia per la cattura della balena. Uno strumento, l’arpione per impadronirsi di un bestione che sfamerà il villaggio per sei mesi. In Indonesia c’è  poco spazio per l’agricoltura è una lotta per sopravvivere, tutti aspettano un animale che cambierà la loro sorte, al grido di “balena, balena”, gli abitanti scattano velocemente in una corsa contro il tempo, si mettono in mare le barche consapevoli dei rischi. La tensione si alza, anche la paura, l’uomo sa che deve combattere contro un animale poderoso  ma è un ‘occasione che non  può perdere. I balenieri lottano da 600 anni e sanno che per prendere il cetaceo devono attendere il momento dell’emersione, quando esce in superficie per respirare, un’occasione pericolosa a cui seguono gesti calibrati, precisi, uno scatto rapidissimo per colpire l’animale e impedirgli di immergersi.

Attimi crudeli, difficili, una lotta tra la vita e la morte che in  altri luoghi “speciali”, vede l’adattabilità alle leggi  dell’oceano attraverso una reciproca collaborazione  tra umani e animali. I delfini tursiopi offrono spontaneamente il loro contributo spingendo nelle reti dei pescatori i pesci, sbrigano il grosso del lavoro  rendondo la cattura facile agli esseri umani, un lavoro di squadra vantaggioso.

Comunque si procuri il cibo dal mare l’uomo dipende dalla vastità di queste acque, adattando metodi differenti e pericolosi cerca di sfruttarne le potenzialità fino al limite del pericolo. Nelle Filippine per trovare il pesce bisogna scendere in profondità, arrivare sul fondale e stendere la rete, fissarla agli scogli, allargare la trappola, azioni fatte in fretta, collegati ad un tubo sottilissimo di ossigeno, ogni respiro li rende più vulnerabili all’embolia. I movimenti scatenano il panico tra i pesci che terrorizzati nuotano direttamente verso la loro morte. Una tecnica efficace che procura una buona quantità di cibo. Ogni giorno corrono rischi sempre maggiori per una ricompensa che sta diminuendo velocemente, il mare è stato sfruttato per anni e la quantità di pesci diminuisce, per procurarsela diventa obbligatorio immergersi nele acque coralline più volte al giorno rinnovando ogni volta il pericolo.

L’oceano, dunque  è un mistero imprevedibile, a volte il massimo della bellezza e della calma, altre il più profondo dei terrori, in ogni caso influenza il ritmo della vita dell’uomo in un viaggio incredibile, uno scambio che cerca l’equilibrio, ma se continuiamo a cambiare la sua natura forse non potremo più trarne benefici e viverlo.


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