‘Cipolla, anfora luminosa, petalo e petalo si formò la tua bellezza, squame di cristallo ti accrebbero e nel segreto della terra oscura si arrotondò il tuo ventre di rugiada‘ [...]
Con queste parole Pablo Neruda inizia la sua ‘Ode alla cipolla’ e credo non avrei potuto trovare modo migliore per introdurre l’argomento.
Alla scoperta della zona garganica, in un giorno di maggio, io ed i miei compagni di perlustrazione ci siamo imbattuti in un enorme campo coltivato con sinuose piante fatte da sottili lame che si ergevano verso il cielo con in cima una sfera perfetta composta da tanti piccoli fiori bianchi.
Dopo aver guardato, toccato ed annusato ho concluso si potesse trattare di cipolla rossa di Tropea, anche per il caratteristico bulbo oblungo. Ipotesi che che è poi stata confermata da Edoardo, meraviglioso oste de il Trappeto, caratteristica cantina a Vico del Gargano dove si può scoprire la cucina locale.
Sempre meno conosciamo la forma che ha in natura ciò che arriva sulle nostre tavole e così è facile rimanere abbagliati da un campo di cipolle in fiore, mentre i ciclisti di passaggio si chiedevano con aria ironica cosa mai avessimo da fotografare.
La cipolla è il più delle volte detestata e molto sottovalutata. Non voglio parlare delle sue innumerevoli proprietà benefiche, di cui si possono trovare facilmente notizie sul web ma della sua innata bontà, cercando di rivalutarne la reputazione.
Gli antichi egizi consideravano la cipolla una pianta sacra e veniva data come energetico agli operai impegnati ad erigere le piramidi. Per gli antichi Greci la cipolla simboleggiava la tristezza, probabilmente per la sua capacità di far lacrimare. Appartenente alla famiglia delle Liliacee, pare sia originaria delle zone montane della Turchia, dell’Iran e dell’India. Fonti storiche attribuiscono ai Fenici l’introduzione di questa pregiata varietà sulla fascia tirrenica meridionale della Calabria. Per tradizione e caratteristiche del terreno viene coltivata nella zona di Vibo Valentia ma nel meridione d’Italia non è difficile reperirla anche altrove.
Dolce e profumata, saporita ma non aggressiva è perfetta se mangiata cruda ma si addice a molte golose preparazioni, come la confettura da degustare con i formaggi o semplicemente spalmata sul pane. Per la ricetta di questa delizia vi rimando a quella ottima di Sonia Peronaci del sito Giallo Zafferano.
Un consiglio: se credete che la cipolla possa lasciare in bocca un odore sgradevole, dopo averla consumata sgranocchiate qualche seme di cardamomo, ottimo per la digestione e per l’alito. Oppure preparate questo profumato caffè siriano.