“Ode per un banchiere” di Lindsey Davis: il dodicesimo caso per Marco Didio Falco

Creato il 21 luglio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Gabriella Parisi Cari lettori, vi parliamo oggi di una serie di gialli ambientati nell’antica Roma, giunti al ventesimo caso in lingua originale e al tredicesimo in Italia (a marzo, Marco Tropea Editore ha pubblicato Assassinio alle terme). Protagonista delle indagini è Marco Didio Falco, un detective privato che vive nella Roma dei Flavi: Vespasiano è imperatore e governa con i suoi figli, Tito e Domiziano.
Autore: Lindsey Davis Titolo: Ode per un banchiere Titolo Originale: Ode to a banker Traduzione di Maria Elena Vaccarini Casa Editrice: Marco Tropea Edizioni Collana: i Trofei Fiction Pagine: 480 Prezzo: € 18,90 Data Pubblicazione: Maggio 2011 Trama: Nella lunga, calda estate romana del 74 d.C., Marco Didio Falco, informatore per conto dell’imperatore Vespasiano e poeta a tempo perso, organizza una lettura per amici e familiari. Come al solito, gli eventi precipitano. Falco si intrattiene con banchieri senza scrupoli, editori e litigiosi scrittori (effettivi e potenziali), con molto scetticismo. Ma il facoltoso banchiere greco e mecenate Aurelio Crisippo gli propone di pubblicare la sua opera – un’opportunità d’oro che così come si è presentata poco dopo svanisce. Infatti, in visita alla biblioteca di Crisippo, Falco si troverà di fronte a un macabro omicidio letterario. Quando Petronio Longo, a capo dell’inchiesta, gli chiede di investigare, Falco suo malgrado accetterà. Leggi un estratto dal libro 
RECENSIONE È confortante fare una capatina ogni tanto nella Roma del primo secolo dopo Cristo e ritrovare Marco Didio Falco alle prese con un nuovo caso. Anche se si tratta di omicidi cruenti; anche se nell’estate del 74 d.C. si muore di caldo, esattamente come nel 2012. Falco, con i suoi racconti carichi di ironia, esplora vari aspetti del costume della Roma Imperiale, spostandosi talvolta nel vasto impero governato da Vespasiano e dai suoi figli, Tito e Domiziano. Questa volta, però, il nostro private eye non si muove da Roma e dalla sua modesta casa sull’Aventino, nella Corte della Fontana, che condivide con la moglie, la patrizia Elena Giustina, con la figlia Giulia, di due anni, e con la cagnolina Noce, in dolce attesa. L’investigatore privato questa volta è doppiamente coinvolto nelle indagini: infatti ha appena conosciuto la vittima, Aurelio Crisippo, mecenate delle arti, che gli ha proposto la pubblicazione delle sue poesie… a pagamento!
«Siamo un’organizzazione commerciale» mi spiegò. Poi mi atterrò con la verità: «Non possiamo sovvenzionare dei perfetti sconosciuti. Che cosa resterebbe per noi? Credo veramente che tu sia promettente. Se vuoi avere un pubblico più ampio, posso aiutarti. Ma le condizioni sono che dovrai investire nell’edizione, coprendo i nostri costi di produzione». […] Io pagare loro? Sapevo che questo succedeva, solo che credevo che accadesse soltanto a tristi nullità che scribacchiavano noiosi poemi epici verbosi mentre vivevano ancora a casa con la madre. Non mi aspettavo di trovarmi a che fare con uno sfrontato editore che pubblica opere facendosi pagare dall’autore.
Il suo amico Petronio Longo, capo dei vigili della VII coorte, poi, si trova a corto di personale e lo ingaggia per investigare sul delitto. Ma Aurelio Crisippo, oltre ad essere un editore era anche un banchiere: esploriamo dunque la tecnica bancaria del primo secolo dopo Cristo, le diverse modalità adottate da banchieri greci e romani e le leggi vigenti ai tempi di Vespasiano. Chi sarà il colpevole? Un cliente insolvente della banca o uno scrittore frustrato? La ex-moglie o l’attuale? Con la sua solita ironia, Falco investiga, insinua, scava nel passato dei personaggi. E deve vedersela con vari attentati alla sua stessa vita.
Lindsey Davis, come sempre, traspone vicende e costumi attuali ai tempi dell’imperatore Vespasiano. Una feroce critica all’editoria a pagamento, come abbiamo detto, ma anche vicende storiche recenti che si ‘ripercuotono’ sul passato. Negli intrighi e intrallazzi bancari, infatti, la Davis lascia cadere curiosi riferimenti a vicende molto più vicine a noi. La banca di Aurelio Crisippo si chiama infatti ‘Aureliana’, nome stranamente simile ad ‘Ambrosiano’; dopo la sua morte ci saranno scandali e tracolli. Inoltre, uno dei personaggi sarà ‘vittima’ di un dubbio suicidio che, nella sua modalità, richiama evidentemente la morte di Roberto Calvi, ritrovato impiccato in circostanze molto sospette il 18 giugno 1982, sotto al Blackfriars Bridge sul Tamigi a Londra, con dei mattoni nelle tasche.
«È il primo suicida che abbia mai visto che si è arrampicato sotto un ponte, quando la maggior parte delle persone disperate si butta giù da sopra. Inoltre, non solo si è legato alla pietra in una posizione molto scomoda, ma si è legato addosso un pesante fagotto di tegole per tetti. Ora, potrebbe averlo fatto nel caso gli fosse mancato il coraggio e all’improvviso si fosse voluto tirare nuovamente su…»
Da brava inglese, poi, Lindsey Davis non perde occasione per ricordare ciò che ogni madrelingua anglofono ha nel DNA, ovvero i versi di Shakepeare. Già nell’indagine Ultimo Atto a Palmira, Marco Didio Falco si è improvvisato commediografo, scrivendo — e recitando — una versione ante-litteram — in versione commedia più che tragedia — dell’Amleto (vi suggerisce niente il titolo “Lo spettro che parlava”?) In questo caso, incentrato proprio sul mondo letterario, non poteva mancare un commediografo. E indovinate le sue origini? Era naturale che Urbanio Trifone provenisse dalla Britannia, anzi da un luogo sospettosamente vicino a Stratford-upon-Avon e che, durante il suo colloquio con Falco ed Elena Giustina, lo scrittore prendesse in considerazione l’idea di creare qualcosa di stranamente familiare, vagamente simile a Sogno di una notte di mezza estate… E la Davis non perde occasione per tirare fuori e criticare le ipotesi e i dubbi sulla paternità delle opere di Shakespeare:
«Perché le idee folli sono prese sempre così seriamente? Oh, naturalmente! Certi individui non accetteranno mai che uno scritto erudito e colto, che sfoggia un linguaggio ardito e che offre una grande vastità di temi e impressioni possa venire dalle province, tanto meno dal centro della Britannia.» […] «E allora io, quest’uomo che ti sta di fronte, chi dovrei essere?» «Il fortunato che conta il denaro al botteghino» ribattei ridacchiando. «Mentre i grandi scrittori che tu “impersoni” ti lasciano spendere i loro diritti d’autore.»
Il narratore dell’intera serie è Falco, il protagonista che, sotto alle sue arie da uomo vissuto e coriaceo, nasconde un cuore tenero e sensibile che lo rende gradito al pubblico femminile. Forse perché c’è un lato femminile molto sviluppato in lui (il che non meraviglia, dato che nasce dalla penna di una donna!). Ancora un caso travolgente per Marco Didio Falco, che i riporta alle forti emozioni dei casi più belli nati dalla mente di Lindsey Davis. E già non vedo l’ora di ritrovarmi ancora sull’Aventino con Falco, Elena, Petronio e compagnia bella. L’AUTRICE
Lindsey Davis, nata a Birmingham e laureata a Oxford, ha raggiunto la celebrità con la serie di romanzi, tradotti in quindici lingue, che raccontano la Roma imperiale attraverso le avventure investigative di Marco Didio Falco. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui l’Author’s Club Best First Novel nel 1989 e il Dagger in the Library/Golden Handcuffs della Crime Writers Association of Great Britain nel 1995, mentre il personaggio di Marco Didio Falco ha ottenuto nel 1999 lo Sherlock Award. In pasto ai leoni ha vinto l’Ellis Peters Historical Dagger. Marco Tropea Editore ha già pubblicato Le miniere dell’imperatore, Misteri imperiali, La Venere di rame, La mano di ferro, L’oro di Poseidone, Ultimo atto a Palmira, Fuga o morte, Notte a Corduba, Tre mani nella fontana, Una vergine di troppo e Assassinio alle terme.

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