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ODILON REDON, LA MATERIA DEI SOGNI #simbolismo #pittura #incisione

Creato il 16 dicembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

redonLa vita pareva averlo destinato a una marginalità senza speranza. Nato nel 1840 a Bordeaux in una famiglia benestante, a causa della sua debole costituzione e conseguente precaria salute, Odilon Redon fu affidato a una nutrice nella tenuta di campagna della famiglia, a Peyrelebade, poco fuori Bordeaux, dove trascorse l’infanzia in solitudine. Lo stato di salute che gli causava frequenti attacchi epilettici, oltre ad impedirgli una normale attività fisica con i suoi coetanei, non gli consentì un regolare corso di studi. Solo a 11 anni, rientrato a Bordeaux, venne iscritto a scuola, ma la scarsa abitudine alle regole lo rese insofferente verso i sistemi educativi. Con la scoperta della propria predisposizione al disegno, avvenuta intorno ai 15 anni, Redon trovò un campo di studi in cui applicarsi con entusiasmo, disciplina e profitto. Dopo i primi studi a Bordeaux, venne mandato a Parigi dal padre per studiare architettura, ma i pessimi risultati ottenuti convinsero il genitore ad acconsentire che si dedicasse alla pittura seriamente.

Siappure emarginato dalla cultura ufficiale, Redon ebbe modo di intrecciare sincere amicizie con uomini di cultura e artisti di spessore. Il primo fu il botanico Armand Clavaud che lo introdusse all’osservazione scientifica della natura, alla grande letteratura contemporanea e alla mitologia orientale. L’incisore Rodolphe Bresdin gli insegnò le tecniche della litografia e dell’acquaforte che, al pari del carboncino, occuparono quasi completamente la sua prima fase produttiva. Attraverso Gustave Moreau prese coscienza della possibilità di rappresentare il mondo interiore e l’inconscio attraverso il simbolico. Fantin-Latour gli trasmise la tecnica del papier-report, consistente nella trasposizione diretta del disegno su un altro materiale. Mallarmè lo stimolò ad illustrare i grandi capolavori contemporanei, come i racconti di Poe, Le tentazioni di Sant’Antonio di Flaubert e I fiori del male di Baudelaire. E ancora Gauguin, Huysmans, Gide ed altre figure di spicco della scena artistica e culturale parigina di fine secolo. Accanto a questi incontri provvidenziali, i frequenti viaggi lo portarono a raffinare il gusto paesaggistico e ad approfondire lo studio dei maestri europei: Rembrandt, Goya, Delacroix, Corot, tra gli altri.

Dopo una serie di Acqueforti rappresentanti dei cavalieri in paesaggi desertici, eseguite nella seconda metà degli anni sessanta, venne arruolato nella Guerra Franco-Prussiana. Conclusasi la drammatica esperienza bellica, si dedicò quasi esclusivamente alle acqueforti, litografie e carboncini, i cosiddetti neri, raggiungendo in pochi anni livelli di eccellenza. I soggetti di questo primo periodo di maturità furono alquanto originali, se non bizzarri: ragni e cactus dal volto umano, occhi divini che si mimetizzano perfino in una mongolfiera, teste abbandonate su vassoi e piedistalli, maschere alate e campanare. Solo dal 1890, ormai cinquantenne, iniziò a utilizzare i colori con costanza, sperimentandone le possibilità espressive. Ritratti, fiori, paesaggi, personaggi attinti dalla letteratura e dalla mitologia diventarono strumento per esplosioni di luce e colore che, partendo dalle radici romantiche e impressioniste, si svilupparono in uno stile originalissimo preannunciante molte istanze delle avanguardie storiche.

La pittura di Redon, oltre a essere considerata tra le più rappresentative del Simbolismo (corrente a cui lui non aderì formalmente), offre un caleidoscopio di influenze che lo pongono come uno dei principali anelli di congiunzione tra la grande stagione impressionista e le avanguardie del primo novecento. La creatività fantastica, con la sua potente carica simbolica, ne fa uno dei più chiari precursori del surrealismo. Ma in Redon sono presenti altre caratteristiche tipiche delle avanguardie: la dissoluzione della forma che apre all’autonomia espressiva del colore; il primitivismo come mezzo per la costruzione di una rinnovata oggettività; il senso dell’incompiuto come metafora di una società in perenne mutamento. Queste sperimentazioni accompagnarono Redon fino alla morte, avvenuta nel 1916 a Parigi, all’età di 76 anni.

opere di  ODILON REDON



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