Odore d’America

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Non sono certo un tipo da musei. La mia scarsissima cultura in fatto di arte o storia mi impediscono di apprezzare a fondo capolavori o reperti inscatolati dietro una teca e spiegati da una voce registrata nella guida automatica. Così, nel mio peregrinar ramingo per il mondo, il più delle volte salto tutte le tappe dovute del turista perfetto, e mi perdo in meravigliose visite a luoghi periferici, localacci pop-trash e ritagli di metropoli da cui, spesso, gli stessi autoctoni si tengono alla larga.

Quando sono negli Stati Uniti, per esempio, adoro fare un megastrappo alle rigidissime regole di regime alimentare che mi impongo di routine per respirare tutto l’odore di muffa, salsa barbeque rappresa, e profonda America che trasuda dalle pareti e dai grandi tavoli con sedili-separé che trasuda dai diners open-24-hours.

Colazioni a base di triplice razione di uova, salsicce e patate; cheeseburger che grondano colesterolo; insalate “dietetiche” con condimenti burrosi da seimila calorie; e soprattutto fette di torta, biscotti e brownies salutari quanto una stecca di sigarette fumata in due minuti. Litri di Coca Cola, nuvole di panna ovunque, e biglietti da un dollaro lasciati come mancia alla cameriera che, agitando il suo sederone, cammina avanti e indietro continuando a versare caffè annacquato dentro tazze ancora un po’ sporche di rossetto e tabacco. Insomma un vero paradiso.

Non sono certo un tizio da musei, e io la cultura di un paese preferisco sperimentarla così, dentro scenografie decadenti ma sincere, lontane anni luce dal glamour e dal glitter dei ristoranti a cinque stelle e dalle vie dello shopping.

Ogni metropoli del mondo, da New York a Tokyo ad Amsterdam fino al Cairo, ha la sua strada del cento ridotta a centro commerciale in cui “Visa” non è più un visto per conoscere un paese ma la carta di credito per fare spese e sentirsi vivi. Vetrine uguali identiche in Sudamerica come in Belgio, in Portogallo come a Hong Kong. Per questo, a mio parere,  il vero gusto di una nazione si sente dove il profumo del denaro è coperto dall’odore del cibo che cola grasso. Per questo gli Stati Uniti li conosci meglio in un Tom’s Diner che non sulla Fifth Avenue o in cima all’Empire State Building.


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