Odori

Creato il 21 agosto 2015 da Dragor



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   CI CONOSCIAMO DA ANNI ma c'è qualcosa che ancora non sapete di me. Un particolare che mi rende molto simile a Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista del romanzo "Il Profumo" di Patrick Süskind che, guarda caso si svolge in gran parte a Grasse, a 2 passi dalla mia casa. Sono ipersensibile agli odori. Per cominciare ho un olfatto da bloodhound. Fra i miei primi ricordi c'è quello dei miei genitori che mi facevano fiutare degli indumenti: "Di chi è questo golf?" (odore di profumo e sigaretta) "Della mamma!" "Di chi è questa camicia?" (odore di sigaretta e inchiostro di China) "Del papà!" "Di chi è questo grembiule? " (odore di cucina e sudore) "Di Linda!" In seguito ho cominciato a riconoscere l'odore degli altri parenti, degli amici, dei conoscenti. Ero praticamente infallibile, l'eroe di certe serate in cui la conversazione languiva e gli adulti non trovavano di meglio che far riconoscere gli odori al bambino. 

   QUANDO HO COMINCIATO a viaggiare, ho scoperto che un odore poteva informarmi su un paese più di qualsiasi immagine. Ricordo la mia unica visita del Messico, quando da San Diego ho passato la frontiera a piedi per andare a Tijuana, giusto dall'altra parte. Ho incrociato una donna matronale con i capelli molto neri, la pelle molto olivastra, la bocca molto rossa. Lasciava nella sua scia un odore che mi è penetrato nel cervello tanto da farmi girare per seguirla e fiutarla meglio. Perché, per qualche motivo, quell'odore "era" il Messico. Come descriverlo? Esotico e nello stesso tempo familiare, uno strano déjà vu deliziosamente rassicurante, come se avessi sempre vissuto in quel paese e sentissi la Grande Mamma messicana stringermi nel suo abbraccio. Profumo dozzinale, sudore, tacos. Mi sono avvicinato per fiutarla meglio ma mi ha fermato un'occhiata di fuoco e la parola "policìa" sibilata a fior di labbra, così ho fatto subito marcia indietro. Se avete mai visto un poliziotto messicano, saprete perché. Al confronto i tipi criminali di Lombroso sembrano Figlie di Maria.

   UN'ALTRA VOLTA mi è successo a Vienna. La mia vicina d'autobus era una signora anziana ed elegante con i capelli biondogrigi, gli occhi azzurri e la pelle bianchissima solcata da un reticolo di rughe, quel tipo urbano che si trova nelle viscere delle metropoli e sembra portare sul viso la storia della città. Se mai ho visto scritta la storia dell'Impero d'Asburgo, del valzer, dell'Austria Felix, era su quel viso. Ma più che l'immagine, mi ha affascinato l'odore... una colonia demodée mista a carne sfatta, cioccolata, vecchi merletti e cipria ammuffita. Si è lasciata fiutare senza ribellarsi e avrei voluto dissolverla per catturare la sua essenza, metterla in un flacone e conservarla per fiutare Vienna anche a casa. Purtroppo la mia fermata, la Franz-Josef Banhof, è arrivata prima che potessi passare all'atto.

   Dragor


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