[Officine D’Autore] Poesia&Musica: Fosca Massucco&Enrico Fazio

Creato il 27 marzo 2015 da Wsf

Officine D’Autore è una rubrica molto particolare su WSF, dove diamo voce e spazio a scrittori e non solo, infatti oggi vedremo come la poesia ben si sposa con la musica, Fosca Massucco (che WSF già conosce molto bene e apprezza) e la musica del famoso contrabbassista e compositore, Enrico Fazio, uniti realmente anche nella vita e di come creino una sinergia potente dialogando perfettamente.

Un grazie a Fosca ed Enrico e benvenuti su Words Social Forum !

Parlateci di voi, presentatevi ai lettori di WSF.

Enrico: Cerco di occuparmi di un bimbo, di una moglie poetica e di musica; di mantenere viva la curiosità, la fantasia, la voglia di imparare; cerco di essere diversamente giovane, di rosicchiare spazi di tempo per vivere…

Fosca: io sono la moglie di un compositore, la qual cosa da sola basterebbe a definirmi tutta la vita: lo (in)seguo e sostengo nella parte aperta a me dei suoi sogni e della sua musica. Da più di 10 anni per noi le giornate hanno una visione trasversale del tempo, dove incastriamo la cura per nostro figlio, i rispettivi lavori (lui al Conservatorio ed io per la mia società di acustica di Torino), la vita solitaria sulla nostra collina e un processo creativo e silenzioso.

Come nasce l’idea del 52+1 recording.studio?

Fosca: Uno dei sogni di Enrico di cui parlavo prima, in cui mi sono trovata coinvolta per tanti motivi (il mio lavoro, le mie curiosità, l’idea di lavorare insieme…) risale a 10 anni fa, quando lui mi disse che forse avere una sala prove al posto della vecchia stalla poteva esserci utile. Poi che magari si potevano registrare lì tutti i suoi dischi trasformandola in una sala di incisione. Ora, da qualche mese, la sala è aperta a chi vuole registrare un buon disco di jazz.

Enrico: Lo studio era uno dei miei obiettivi quando acquistai Il casale oltre vent’anni fa, e fino al 2007 è stato un mio sogno nel cassetto; è quindi uno spazio nato principalmente sulle mie esigenze sonore (un grande spazio aperto, musicisti che suonano insieme in diretta, in modo da mantenere al massimo l’effetto live). Il passaggio dal sogno alla realtà si è realizzato solo grazie alla competenza di mia moglie, che è un fisico acustico e un formidabile (e paziente) tecnico del suono, e al suo staff di colleghi che hanno progettato gli interventi acustici per far suonare l’ex stalla come uno studio professionale. Oggi lo studio è uno spazio di 80 mq, molto duttile perché divisibile da pannelli mobili, pensato primariamente, ma non esclusivamente, per sonorità jazzistiche. Abbiamo un buon pianoforte a coda Bechstein dei primi del ‘900; un set molto ampio di microfoni particolari, specialmente Oktava e RTT russi degli anni in cui questi marchi facevano la componentistica dei Neumann (microfoni con una spiccata sonorità personale, diversa dai microfoni più alla moda oggi, spesso molto enfatizzati sul registro acuto); vari strumenti acustici e di liuteria…

Qual è il vostro ideale di casa discografica? Che tipo di artista ricercate?

Enrico: l’etichetta, che oggi si appoggia allo studio, in realtà è nata molto tempo prima, a fine anni ’70, e ha all’attivo oltre 50 titoli. Oggi è essenzialmente un’entità autogestita dai musicisti, che noi ospitiamo. Il nome dell’etichetta, CMC, ovvero Centro Musica Creativa, dovrebbe già indicare una scelta di campo. Fin dall’inizio non abbiamo ricercato il successo commerciale, ma progetti che avessero delle marcate componenti di originalità, in un’area che va dal jazz moderno, alla musica improvvisata, alla classica contemporanea, senza grandi limitazioni, cercando spesso collaborazioni con entità analoghe sviluppatesi in altri paesi.

Enrico, quanto della tua esperienza in musica influenzerà la tua label?

Enrico: come dicevo, l’etichetta ha accompagnato fin dai primi passi il mio percorso musicale, direi con un reciproco scambio di influenze.

La tua musica nasce più dal cuore o dalla testa?

Enrico: questa è una delle domande a cui non si sa mai cosa rispondere: credo che ognuno abbia dei meccanismi diversi per “tirarsi fuori”. Per me la musica è un modo di comunicare con il mondo esterno, ma mi viene difficile dire da cosa parte lo stimolo. O meglio, è molto casuale (un’emozione bella o brutta, la natura, una musica bella o brutta che fa partire un pensiero – in generale lascio le cose sedimentare a lungo, a volte anni, annotate magari come appunto su un quadernino…). Cuore o testa? Col passare degli anni la mia tecnica di scrittura si è certamente perfezionata; ma questo non sempre porta a un risultato migliore; anzi, una mia preoccupazione costante è che la complessità del progetto rimanga come trama della musica, ma che chi ascolta percepisca prima di tutto la mia emozione e la mia voglia di condividerla.

Secondo te è molto difficile proporre qualcosa di originale nell’ambiente italiano moderno?

Enrico: Oggi credo sia molto difficile proporre qualcosa di originale in qualsiasi ambiente in qualsiasi parte del mondo. Secondo me l’obbiettivo primario di chi si occupa di faccende artistiche dovrebbe essere la sincerità, rappresentare la propria personalità. Questo non vuol dire fare cose nuove, ma fare cose vecchie come nessun altro le ha fatte prima, e possibilmente farle bene.

Fosca, riprendi dopo un anno di silenzio, cos’hai costruito?

Fosca: riprendo dopo più di due anni di silenzio che, in verità, mi sembrano il minimo sindacale per poter produrre qualcosa di nuovo. Anzi, per essere precisi, il materiale del prossimo libro è il lavoro degli ultimi quattro anni, mentre il libro precedente conteneva una selezione distillata degli ultimi dieci. Non sento alcuna necessità di produrre di più e poi non ne sarei comunque capace, sono molto lenta nel processo creativo e non trovo alcuna utilità nello scrivere costantemente degli stessi argomenti. Vivendo qui, isolata il più possibile da tutti, mi posso permettere il lusso di non sprecare troppo il tempo visto che ogni cosa “mondana” richiede organizzazione e chilometri. Così ho costruito questo, una versione del tempo che sta finalmente dalla mia parte, restituendomi giorni interi e sere lunghe: è inevitabile che quello che rimane a fine giornata abbia una parte di crescita interiore. Questo, nel mio caso, porta ad una piacevole deriva rispetto a ciò che ero prima. E, se voglio fissare qualcosa o qualcosa richiede d’essere fermato, scrivo.

La poesia e la musica, dunque possono convivere?

Fosca: convivono addirittura sullo stesso tavolo quadrato da più di dieci anni. Nonostante casa nostra sia molto spaziosa, come tutti i casali, lavoriamo allo stesso tavolo in salone, con i computer affacciati e una montagna di fogli e appunti che mescolano i nostri progetti con le nostre idee; poi di norma non scambiamo una parola anche per delle giornate intere, ma abbiamo la presenza dell’altro accanto. Però suppongo tu volessi sapere in linea generale se la poesia e la musica possono convivere e questo invece non lo so, la nostra ci riesce, a volte.

Tu cerchi la perfezione nelle tue parole?

Fosca: dipende cosa intendi per perfezione; io cerco di restituire pensieri e immagini nel migliore dei modi a me possibile, ma temo che questo sia molto lontano da qualsiasi idea di perfezione. Sono perfezionista ed esigente nella costruzione dell’architettura di un libro, questo sì, cerco di non lasciare nulla al caso.

Come nasce l’ispirazione?

Fosca: dal riposo e dal silenzio; spesso si è troppo indaffarati con la vita quotidiana per fermarsi ad ascoltare tutto il male che si incamera vivendo – il riposo e il silenzio permettono di farlo emergere senza traumi e di trasformarlo in immagini e versi. Il dolore, la cattiveria, la spietatezza della vita sono assolutamente naturali, qui in collina: il rapporto con animali, orto, frutteto, cicli stagionali ci confronta pressoché quotidianamente con l’impermanenza delle cose. Io cerco una scrittura semplice (la più complicata, almeno per me) che mi restituisca pacificata a questa vita ed è tale stato di pace che mi consegna ai miei momenti quando mi perdo. Così arrivano i giorni maturi e perfetti, in cui spontaneamente non c’è nulla da modificare.

Enrico: credo di aver già risposto (o non risposto) prima, il punto di equilibrio tra cuore e testa.

Che rapporto avete con i vostri stati creativi?

Fosca: dopo il riposo e il silenzio di cui dicevo, lo stato creativo è per me una sorta di vittoria sul dolore interno, il momento in cui ne riconosco l’effettivo valore e, di norma, lo domino con lucidità. E’ la sensazione pacificante del traguardo. Viceversa, quando iniziai a scrivere “seriamente” le prime cose, pativo parecchio i momenti di silenzio creativo – sono una persona perfezionista, l’ho detto, e mi sembrava di perdere tempo nei periodi in cui sottraevo silenzio al silenzio. Mi sentivo incapace di continuità, di esercizio, impastata nel concetto retorico della ricerca e del cammino. Dopo anni ho imparato che questi periodi sono, in fin dei conti, i migliori perché posso essere il preludio ad un cambio di modalità di scrittura, alla nascita di un nuovo progetto o, più semplicemente, momenti di riposo cosciente. Ma non l’ho imparato da sola: l’ho visto dall’altra parte del tavolo, dove Enrico scrive musica per anni (a volte anche cinque o sei, senza far uscire dischi nuovi), corregge, arrangia, riscrive, butta e salva. O ascolta un numero incalcolabile di dischi di jazz nuovi, pensa e trattiene idee. Poi magari fa uscire parecchi dischi di fila, vivendosi tutto il processo con una serenità invidiabile.

A fine aprile mi è giunta voce che entrambi farete uscire qualcosa, tu Fosca una nuova raccolta e tu Enrico esci con due nuovi dischi. Parlatecene.

Enrico: per mia salute mentale alterno progetti molto scritti e strutturati ad altri in cui l’improvvisazione e l’estemporaneità sono predominanti. Con la CMC rec è appena uscito il cd Moods in duo col chitarrista Claudio Lodati, promotore del progetto, in cui sviluppiamo molto liberamente atmosfere, dialoghi e stati d’animo (il cd è impreziosito anche da una poesia di Fosca). Per quanto riguarda i miei progetti personali, a breve uscirà Girotondo, un lavoro ispirato ad una piece teatrale di Schnitzler in cui ho coinvolto una decina di splendidi compagni di strada.

Fosca: il nuovo progetto poetico di cui parlavo prima è diventato libro a metà marzo un libro edito da Raffaelli intitolato “Per distratta sottrazione” con la prefazione di quello che io chiamo il mio titano genovese, Elio Grasso.

Progetti, oltre a questi nuovi arrivi?

Enrico: ho pronte le partiture del secondo capitolo di Critical Mass, attualmente il mio ensemble principale, che, se tutto va bene, vedrà la luce l’anno prossimo.

Fosca: ecco, il mio progetto è stare dietro il mixer e seguire Enrico.

Avete in mente di fare qualcosa insieme per le vostre uscite?

Enrico: saltuariamente abbiamo già proposto delle collaborazioni/contaminazioni, specialmente riguardanti i reading di poesia, e non escludiamo di farlo in futuro. Personalmente rimane un mio desiderio nascosto e inconfessato (non più ora) l’approfondimento del rapporto tra parola e musica con la scrittura di musiche legate a un testo specifico: è un ambito che ho sempre desiderato affrontare ma che mi ha sempre intimorito, chissà se un giorno supererò le mie paure…

Book Trailer:

Vi regaliamo due assaggi della nuova silloge di Fosca, “Per distratta sottrazione”:

*

Non c’è differenza con il carro bestiame –
ritorno inanime dal mattatoio,
lo scivolo lieve sull’anello cittadino.
L’aria si sperde tra le camere del cassone
con la compiutezza ineluttabile
del vuoto – smarrisce gli odori nel cammino,
non oscilla al fiato di condensa.

Sono il giusto, ripetevi, getto in mare
cavallo e cavaliere – con bracci d’equilibrio
ondeggio intonando l’eterofono
e accordo l’assoluta inconsistenza.
Per te sono il sentiero –
spazio tra via e banchina,
il compiuto accomodamento
del vilucchio alla tua terra.

D’improvviso domandavi: “Com’è il vuoto
visto da dentro?”

*

E’ la rabbia che fa maledire la terra
sotto la quale si dimora. Fermami
se puntuale scaccio la grazia – cacciami
al fondo delle ripe, campi già santi
di bestie dove la rabbia s’allunga
nell’aria con braccia di rovo.
Risalirò. Io che posso fuggire ancora
i rovi e la rabbia, fingermi senza
l’attenzione – la precisione
lasciata a dio.

Un grazie di cuore ad entrambi per questa splendida intervista.

Enrico: http://enricofazio.com
Fosca: http://521poesie.com/
Studio di registrazione: http://521studio.wordpress.com/
Etichetta discografica e storia: https://521studio.wordpress.com/cmc-records-cd-label/
Dove acquistare il nuovo libro di Fosca Massucco: http://www.raffaellieditore.com/per_distratta_sottrazione


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