Magazine Cultura

Oggi 25 aprile. Dalla Val d’Ossola alla Dalmazia, e c’era l’uomo di Odessa

Creato il 25 aprile 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

Oggi 25 aprile. Dalla Val d’Ossola alla Dalmazia, e c’era l’uomo di Odessa

Oggi è il 25 aprile, in Italia è la data in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo e la fine della Seconda guerra mondiale. Ricordo in un romanzo di Fenoglio, mi pare fosse Una questione privata, quando a un partigiano rosso l’autore fece dire: “adesso finiamo coi tedeschi, poi tocca a voi“. La frase era rivolta a un altro partigiano, azzurro mi pare, badogliano. O forse bianco, cattolico. Non so più.

Qualche anno fa con un amico facemmo un’escursione in montagna, nelle zone della Val d’Ossola dove sorse una delle prime repubbliche partigiane, nel 1944, liberando di fatto un vasto territorio alpino per circa quaranta giorni. Mi disse che suo nonno aveva combattuto su quei monti ma, a differenza dei molti che trovavamo sulle cime a guardare le valli, egli non trovò la morte in guerra così, dopo, fu costretto a lasciare quella terra di cui era originario per evitare ritorsioni dei rossi: “era un badogliano” – mi disse l’amico.

Ante Zemljiar, nato a Pago in Dalmazia, combatté nella resistenza jugoslava. Durante la Seconda guerra mondiale è più volte fatto prigioniero ed incarcerato sia dagli ustascia che dai carabinieri, ma sempre riuscendo a salvarsi. Finita la guerra, non si salvò dal carcere titino. Dopo un anno e mezzo di interrogatori, viene, per motivi ideologici, internato per quattro anni e mezzo nel famigerato campo dell’Isola Nuda (Goli Otok). “Per motivi ideologici“, l’assurdità del Novecento è tutta in questa accusa. Era poeta, Ante Zemljiar, e fece l’errore durante la resistenza di scrivere e sottoporre i suoi testi al Comitato centrale croato che lo bollò come “surrealista”, quindi “piccolo borghese”. Dopo la guerra l’accusa si tramutò in “dissidente“. Così nel 1949 arrivò il campo di prigionia, il più duro che ebbe a provare, disse Ante, e sì che ne aveva provati tanti. E’ morto nel 2004.

Ventitré giorni durò la libertà di Alba. Dalle colline scesero le brigate azzurre di Mauri, al secolo Enrico Martini, già maggiore degli alpini nel regio esercito, e praticamente da sole liberarono la città, benché coadiuvate dalle brigate di Giustizia e Libertà (i verdi, legati al partito d’azione e alla lezione di Rosselli) e Garibaldi (comunisti). Da monferrino di nascita e cultura, frequento assiduamente le colline di langa, e mi passo i venticinque aprile tra i bricchi e le sepolture, le osterie: a Neive un monumento recita, più o meno: “per difendere grande patria perduta, difesero la piccola patria fra i colli”. Vado a braccio, ma il senso è quello. Da monferrino, dicevo, cerco tra i colli l’antiretorica di chi resistenza ne fece anche tanta, col fucile, con la penna, con la fuga: Pavese, Fenoglio, Revelli, a volte vedo Ginzburg seduto su un muretto, come nella celebre foto.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :