Cominciamo col dire che sono imbestialita. Che questa cosa della caduta di Silvio Berlusconi incide come il due di coppe quando la briscola è bastoni. Che non capisco perché gli italiani – non tutti sia chiaro – siano convinti del contrario.
E nonostante questa semplice constatazione – a mio avviso abbastanza immediata – ne ho lette di tutte i colori. Gente che ritiene che lo spodestamento del Cavaliere risolva i problemi di un’Italia alla deriva, defraudata di sogni e speranze.
Post sui social che inneggiano al cambiamento epocale, alle fine di un’era, al risveglio del Paese, al giro di boa di una classe politica che da oggi non sarà la più stessa, sarà senza dubbio più coraggiosa più virtuosa più attenta e meno sorda alle grida di aiuto delle nostre imprese, dei giovani disoccupati, delle famiglie strozzate dal prelievo fiscale, dei pensionati messi in ginocchio da uno Stato che non riconosce loro i sacrifici di una vita.
Berlusconi non c’è più e tutto sarà diverso. Lo deve essere per forza. Il mondo intero ha trattenuto il fiato e incrociato le dita, auspicando che il Presidente di tutti i Presidenti fosse mandato a casa una volte per tutte e che l’indomani l’Italia risorgesse dalle ceneri come l’araba fenice.
192 “colleghi” del Berlusca hanno compiuto il miracolo. Hanno preso per i capelli il Paese e l’hanno rimesso in carreggiata. Ben fatto cribbio!!! Ho visto addirittura Renzo Piano – richiamato all’ordine dai vertici di partito presenziare al linciaggio del Cavaliere e maturare il proprio dovere di senatore a vita. Si è guadagnato la pagnotta, non c’è che dire.
Mi stupisco che ancora non piovano soldi dal cielo…
Mi stupisco e “piango” la mia Romagna. Che oggi come ieri – prima, durante e dopo Berlusconi – lamenta sofferenze imprenditoriali, uno sciopero dietro l’altro e lavoratori senza speranze. Boccheggia e si aggrappa alla grinta di noi Romagnoli che ancora – non so per quanto – teniam botta.
Decine le imprese locali che delocalizzano e chiudono i battenti – Alpi, Electrolux, Ferretti, Cantieri del Pardo, Dometic – centinaia, migliaia i lavoratori lasciati a casa, altrettanti i neo laureati che non trovano occupazioni stabili, ospedali di montagna e presidi ambulatoriali che subiscono passivi i tagli indiscriminati della spending review socio-sanitaria, accorpamento di tribunali e svendita indiscriminata delle nostre spiagge.
Questa è la MIA ROMAGNA oggi – 29 novembre 2013 – due giorni dopo l’addio di Silvio Berlusconi alla politica. Sfido chiunque a testimoniare il contrario. Sono disposta a tutto.
Fosse stato un toccasana per la MIA terra, state certi che Berlusconi lo avrei tirato giù io stessa dalla cadrega con il badile.
Coraggio italiani: SVEGLIAAAAAAAA!!!!!!