Oggi gli inglesi del UK devono essere riconsiderati con obiettività

Creato il 22 settembre 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012

- Di Carmen Gueye

Un discorso serio può iniziare anche in modo leggero, poiché da eventi ben poco importanti in effetti, sono sorte riflessioni diverse.

Imperversa una polemica, tra giornalisti e casa reale inglese, e dentro ci stanno anche note testate rosa italiane, sulla violazione della privacy di Kate Middleton, moglie del principe William , ci pare titolati quali duchi di Cambridge.
Notiamo solo che, se la nobildonna avesse tenuto davvero alla sua intimità, avrebbe potuto evitarsi un gesto incauto. Dunque la prima domanda è: possibile che per un certo tipo di aristocratici e alto borghesi esistano solo privilegi e mai doveri?

Parliamo un poco del Regno Unito.

Non abbiamo mai nascosto una certa propensione verso quelle lande, in effetti ben poco meritevoli di attenzione fino a qualche secolo fa. Ma oggi terra comunque dove convivono tante razze e religioni pacificamente e in vera comunione e non ci pare poco, anzi ci pare possano insegnare a tutti quanti noi del continente.
Seppur ai molti potrebbe non piacere la politica anglosassone, è vero che i nostri connazionali oggi in UK, sia cattolici (in terra protestante) che musulmani vivono sereni ed hanno molte agevolazioni dallo stato, che qui ci sognamo.

Ma tornando alla storia…

Storicamente mentre nel Mediterraneo già decadevano, ma dopo aver dominato a lungo, e come tutti i colonizzatori, italiani compresi , commesso i crimini più ferrati, splendide civiltà, le inospitali isole del nord non offrivano molti segnali di vita:
tribù incivili, stenta sopravvivenza agreste in terre infertili, un paesaggio poco allettante per qualsiasi visitatore moderno, meno male che allora i tour operators non esistevano.

Allora perché siamo stati, in tanti, diciamo gli ultimi cento anni così filoanglosassoni?

Il laborioso, ma spesso umile popolo inglese emigrò dall’altra parte dell’Oceano, prima per lavorarci come in patria; poi, quando da quelle parti vollero l’indipendenza, rimboccandosi le maniche, da ospiti, come tutti. Il fatto è che laggiù divennero etnia dominante, dopo aver spodestato gli imbelli olandesi, e dunque possiamo senz’altro parlare di un’egemonia angloamericana, da allora in poi.

Per estensione abbiamo a lungo chiamato Inghilterra ciò che è ben altro, per comodità traslativa. In realtà dentro il Regno Unito stanno in molti:
-la ribelle Irlanda del Nord, domata dopo sanguinose rivolte appena una quarantina di anni fa ( ma il partito Sinn Féin ha deposto ufficialmente le velleità secessioniste solo nel 2005 e l’ IRA non risulta ancora sciolta);
-la Scozia, che batte persino moneta propria e ha una chiesa separata, senza contare la lingua adottata in tandem con l’inglese;
-il Galles, i cui fieri abitanti, tra i più numerosi a imbarcarsi per l’altra sponda, hanno sempre ostentato indifferenza, per non dir di peggio, verso Londra.

A tenere unito il tutto, dicono, sia la Monarchia.
Ne dubitiamo un poco.
In ogni caso, finché in Albione, diciamo così, fiorivano le attività industriali che tanto pure hanno offerto al progresso, e faceva premio un certo “stile”, che dicevamo tutti di ammirare senza seguirlo – code disciplinate, mai alzare la voce, riservatezza, sanità per tutti – sembrava di poter guardare a quel sito e ai suoi rappresentanti coronati con un minimo di rispetto, almeno sul punto della forma.
Il bardo Shakespeare illuminava un milieu culturale in generale spento ( musica e pittura non erano state certo le attività predilette fino a due secoli fa). Libri popolari come quelli di Jane Austen e colleghe o dell’idealista medico – scrittore A.J.Cronin, ci fornivano quadri di acuto romanticismo o di grande semplicità popolana e non dispiaceva.

Nella sostanza, tanto di quella ricchezza ( non ben distribuita) proveniva dai vasti possedimenti coloniali che il paese deteneva in ogni angolo della terra e permetteva, sempre gomito a gomito coi cugini di là dell’Atlantico (ora un po’ contaminati da altre etnie, ma pur sempre anglofoni e anglofili anche nella scelta dei presidenti, eccezione Kennedy) di fare e disfare a piacimento, di spodestare regimi o tenere in sella dittatori.

Quando dunque il trono iniziava a perdere smalto (dopo aver traballato per la passionale abdicazione di Edoardo ottavo negli anni trenta), ecco che improvvisamente posti dove si recavano al massimo i rampolli bene di mezza Europa a studiare la lingua o economia, divennero luogo di culto laico per l’esplodere delle mode musicali. Ancora girano certe voci secondo cui anche questa operazione sarebbe stata orchestrata da forze oscure, per rilanciare un’immagine in declino.
Sarà, pure se immaginare Ringo Starr ubbidire a un qualche funzionario di Scotland Yard ci fa sorridere.

Dunque: hanno avuto carbone e poi petrolio a volontà; il vantaggio della lingua; l’egemonia economica e poi perfino culturale. I capitali vi sono confluiti da tutti i forzieri, compresi quelli arabi e, d’altro canto, essi ne hanno approfittato per cementare, con alberghi e resorts, mezzo mondo che, in cambio dell’invasione turistica, ben poco ha avuto in cambio. Adottano unità di misura proprie e hanno diffuso controtendenze perfino nella direzione di guida: non mollano la presa.
Ma, si dirà, hanno perso le colonie, l’industria è decaduta, Londra è il ricordo di ciò che fu; e i reali, una volta “congedatisi” i vecchi, danno segnali di voler adottare comportamenti degni di Lady Gaga.

In verità, un potere consolidatosi nei secoli, è duro a morire. I suoi gangli non vengono mai veramente tagliati e il “know how” della gestione nelle stanze dei bottoni permette di sopravvivere al top per molto, anche dopo la scomparsa dei vecchi equilibri geopolitici. Londra si è ben riciclata come capitale europea ( ma veramente europei non si sono mai sentiti) dei prodotti finanziari che hanno inguaiato milioni di persone; che poi interi quartieri siano desolati come Scampia, pare non interessare a molti.

Sembrano lontani i tempi dell’angelico Tony Blair, entrato in guerra contro Saddam a piè pari e occhi chiusi, proprio mentre si convertiva al cattolicesimo, il quale era dunque riuscito a gabellare la nazione per un concentrato di valori buonisti – e, per la cronaca, da quasi repubblicano, si ritrovò prono alla monarchia. Ci rimane il ricordo del carismatico Churchill con il suo sigaro, colui che ci liberò dal pericolo nazista, e forse è ciò che ancora rimane di meglio da incorniciare.

Infine, oggi, “Inghilterra”, cosa sei?
Diremmo che comunque sia sei una terra dove i diritti umani meglio che in tanti altri paesi vengano rispettati a patto che non si parli male della regina, e questo piccolo compromesso si può accettare.


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