Oggi l’agricoltura ispira ancora l’arte?

Da Giuseppecocco @giuseppecocco
Senza dubbio. Nel Novecento c’è stata la comparsa della Land Art, che aveva un rapporto inevitabile con l’invenzione artistica. E poi naturalmente ci sono collegamenti nell’opera dell’artista siciliano Piero Guccione, che rappresenta i campi e i mari. Ancora il mondo agricolo può essere presente attraverso la recente determinazione dell’Unesco, che ha indicato come sito mondiale per il proprio valore culturale l’area delle Langhe e del Roero, che non è solo l’area produttiva del vino, del barolo, del nebbiolo e dei tartufi, è il territorio di provenienza di personaggi come Carlin Petrini e Oscar Farinetti, che hanno esaltato la dimensione creativa nel loro inventario dei prodotti enogastronomici. 
Quali percorsi o ambiti promuoverebbe nelle singole città o nei territori lombardi? 

A Mantova, nella tappa del Lombardia Expo Tour sono intervenuto proponendo di dare risalto alla musica di Monteverdi, ma anche una mostra sulla follia con Van Gogh, Ligabue e Ghizzardi. Un’idea che determini una ragione in più per andare a visitare una città bellissima che già offre capolavori assoluti come quelli di Andrea Mantegna e Giulio Romano. A Brescia ho suggerito di valorizzare il Vittoriale di D’Annunzio a Gardone Riviera. Non ho individuato interventi legati all’agricoltura in senso stretto, ma ho cercato di promuovere le bellezze assolute. Per Sondrio, ad esempio, ho indicato il treno rosso del Bernina, evocativo di un alto senso di bellezza. Da un punto di vi-sta del rapporto fra arte e agricoltura, l’opera forse più rappresentativa in Padanìa sono gli affreschi del Salone dei Mesi a palazzo Schifanoia, a Ferrara. 

Quando il paesaggio comincia nell’arte ad avere una connessione con l’agricoltura? 

Il paesaggio nell’arte è determinante dal Trecento con Ambrogio e Pietro Lorenzetti negli affreschi dell’Allegoria del Buon governo nel Palazzo Pubblico di Siena, continua con il Sassetta e trova in Piero della Francesca nel dittico di Montefeltro o San Girolamo di Venezia, evocativo della coltivazione agricola. Sono opere in cui la pittura ha imitato il paesaggio, ma è accaduto anche il contrario, in cui la realtà ha imitato la pittura. 

Penso alla scrittrice Iris Margaret Cutting Origo, che a villa La Foce, vicino a Pienza, ha voluto creare il giardino di casa riprendendo il disegno che si trova nei dipinti di Piero della Francesca. Ma anche Caravaggio, nel suo Riposo durante la fuga in Egitto, custodito alla Galleria Doria Pamphilj a Roma, dipinge un tipico paesaggio padano: la Madonna sta seduta in quello che è inequivocabilmente uno sfondo del Po. Il Merisi porta con sé, nel suo peregrinare fra Roma, Napoli, Malta, la memoria del mondo padano. 

estratto da Lombardia Verde, ottobre/novembre 2014

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