Oggi la Chiesa di Calabria fa memoria di san Giovanni Therestis, il Mietitore di Stilo (sec. XI)

Creato il 23 febbraio 2013 da Appnetwork

L’excursus vitae di questo santo, a cominciare dalla nascita, è alquanto complesso tanto da aver dato adito a diverse interpretazioni e supposizioni. Già lo stesso Padre G. Fiore nella sua “Della Calabria illustrata” del 1743,  prima di entrare nel cuore della descrizione, ebbe a scrivere: “È necessario disciogliere alcune difficoltà istoriche, quali non disciolte potrebbero rendere dubbiosa la sua nascita, la sua morte ed altri particolari della sua vita”. E sì perché Giovanni Therestis molti lo vogliono di origini palermitane, tanti altri, come Barrio, Marafioti e Paolo Gualtiero, lo sostengono calabrese di Stilo ed altri lo vogliono nato a Cursano, un casale della vallata dello Stilaro, sempre nei pressi di Stilo. Qui, scrive il Fiore, “concepito, soppresa l’abitazione da’ Saraceni e ucciso il padre, la madre gravida di lui fu portata in Palermo ove a suo tempo partorì Giovanni”, nell’harem di un capo maomettano, ma educato, poi, cristianamente dalla madre ma non senza difficoltà.

Su questo concordano molti studiosi del tempo. Appena fanciullo Giovanni, edotto dalla madre stessa circa le sue origini, fu rimandato a Stilo chè quella era la sua terra essendo originari i genitori di Cursano dove era stato nascosto il tesoro di famiglia. E soprattutto gli si raccomandò, appena giunto in Calabria, si facesse battezzare. Appena arrivato sui lidi calabresi, Giovanni era vestito, però, da musulmano e sospettato fu portato davanti al vescovo che al tempo aveva sede a Stilo. Qui cominciano le inaudite vicende umane del nostro Santo. Il giovane dopo aver riferito tutti i particolari della sua nascita e della sua fuga dalla Palermo musulmana, chiese al prelato che fosse battezzato. Ma non creduto fu condannato all’immersione in una caldaia di olio bollente e il giovane stava immergendosi quando il vescovo, convinto, lo battezzò imponendogli il nome di Giovanni a ricordo del Battista. Quindi fu inviato alla vita solitaria e penitente in un monastero vicino Stilo dove convivevano tanti monaci asceti guidati da Ambrogio e Nicola che vivevano in una laura sul monte Consolino. Qui, qualche tempo dopo, Giovanni si ricordò del segreto raccontato dalla madre e chiese di recarsi a Cursano dove era la loro antica casa dipendente dal monastero di Arsafia per dissotterrare il tesoro di famiglia. Ottenuto il permesso, gli fu affidato un monaco come guida e seguendo le indicazioni della madre, trovò il tesoro che tosto distribuì ai poveri. Furono molti i miracoli e i prodigi attribuiti al Santo ed il più ricordato è quello di Monasterace, l’antica Robiano, dove viveva un benefattore del cenobio. Giovanni, un giorno, si recò da lui portando con sè del vino e del pane. Durante il percorso incontrò alcuni mietitori che presero a schernirlo e senza darsi per vinto, prese il pane e il vino per distribuirlo ai contadini che non smettevano più di mangiare e bere perché il pane e il vino non diminuivano, davanti allo stupore di quegli affamati. “Constatato il miracolo, Giovanni si mise con la faccia per terra per ringraziare il Signore. Stando in questa posizione non si accorse che era scoppiato un temporale che aveva costretto i mietitori a ripararsi. Alzatosi quindi dall’adorazione, poiché ancora pioveva e i contadini erano sotto gli alberi a ripararsi, vide il grano già mietuto e raccolto in covoni. E per eclissarsi e non essere veduto dai mietitori, si diresse frettolosamente verso il monastero. (B. Sodaro, Santi e Beati di Calabria – Ed. Virgilio, Rosario 1998).

Tutti si resero conto del prodigio operato da Giovanni, chiamandolo poi il Theriste che significa il mietitore. E i miracoli e la fama di Giovanni non si fermarono qui ma si amplificarono continuamente. Il figlio del Conte Ruggero il Normanno da Mileto si portò a Stilo per essere guarito da una brutta piaga al viso, inutilmente sottoposto alla cura di tanti medici, e sulla tomba del Santo morto da poco il giovane normanno fu miracolato. Da questo evento i Normanni non smisero mai di essere benefattori del monastero di san Giovanni Therestis, come lo sono stati, qualche decennio dopo, coi monaci certosini di san Bruno che dimoravano tra le limitrofe montagne “della Serra”. Il Mietitore è morto attorno il 1050 e le sue sacre reliquie furono deposte nel monastero detto della Madonna del Maestro poco distante da Stilo nei pressi di Bivongi. Oggi san Giovanni è venerato a Stilo il 23 febbraio nell’omonima chiesetta detta il Katolikon fatta costruire dal Normanno della guarigione ottenuta. Nel 1122 la basilichetta è stata consacrata da Papa Callisto II e nel 1144 riconosciuta, da Ruggero II, come Monastero reale, franco e libero. Nel 1551, dopo la Sacra Visita di Marcello Terracina, venne definito “ primum et caput aliorium monasteriorum conviciniorum”. E nel 1579 “caput monasteriorum ordinis S. Basili in Calabria”.

Infine, nel 1662, i monaci si trasferirono appunto a Stilo nel convento costruito dai Padri Parlotti nel 1625. In questo nuovo sacro sito si trovano, nell’altare policromo, le reliquie del Santo assieme a quelle di Ambrogio e Nicola, anch’essi santi stilesi..

Al postutto c’è da ricordare che, da qualche anno, da più parti si è alzata forte la proposta di elevare Giovanni il Mietitore a patrono di tutta la vallata dello Stilaro, l’antica Contea di Stilo, e ciò contribuirebbe, come scrive il giornalista  Ugo Franco, “a far conoscere le proprie radici religiose che, un tempo, hanno unito le comunità della Vallata, nella certezza che attorno a questo Santo, i legami si rinsaldino riportando questo lembo di Calabria a ‘terra di incontri’ tra civiltà come in passato”.



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