Se così non fosse, che significato si dovrebbe dare a quello che è successo oggi? Se ora tornassero tutti a casa incazzati ma col capo chino, permetterebbero a qualcuno di pensare che i cortei di oggi erano una farsa. Se da domani la protesta non incrementerà ulteriormente il suo tenore si potrà pensare che la gente oggi è scesa sì incazzata, ma sicura che il governo sarebbe caduto e, quindi, pensando di potere mettere in calce alla probabilissima vittoria la firma della loro marcia. E invece così non è andata. Alla mafia è bastato vincere di tre voti, di cui uno su tre frutto denunciato di minaccia alle aziende della finiana Polidori. La mafia vince sull’invidia e sull’odio.
E ora che succederà nelle scuole? Si proseguirà l’occupazione e poi a gennaio – finite le ‘vacanze’ – tutti sui banchi, ognuno alla deriva per conto suo. Se oggi, invece, l’algebra parlamentare avesse dato ragione alla spallata politica tutta personale e sommamente interessata di Fini, le persone scese in piazza si sarebbero certo sentite parte di quel risultato. Ma a parte il sentimento di averci messo del proprio, null’altro avrebbero portato a casa. Una casa sempre più alla periferia dei diritti costituzionali. Anzi, avrebbero dato carne all’immagine di Fini come eroe della patria. Una patria che anche se scende in piazza non è protagonista, perchè i manovratori stanno tutti alle finestre.