Oggi parliamo con… Marta Leandra Mandelli

Da Gialloecucina

Nell’intervista di oggi, a cura di Alessandro Noseda, andiamo a conoscere qualche dettaglio in più su Marta Leandra Mandelli che, in occasione della Fiera di Chiari ha presentato i primi due volumi della saga di Oltremondo.Ulteriori info le recuperate nel suo sito oltremondofantasy.blogspot.com

Buona lettura!

Intervista a Marta Mandelli a cura di Alessandro Noseda

Raccontaci chi sei e perché leggi e scrivi.

Un caro saluto ai lettori di Giallo e Cucina e grazie per questa graditissima intervista!

Sono nata a Milano trentatre anni fa, città che amo e in cui tuttora vivo e lavoro insieme a mio marito. Ho compiuto studi umanistici e la mia famiglia mi ha sempre incoraggiata ad accostarmi al mondo della lettura. Non hanno dovuto fare grandi sforzi: adoro leggere e fin dalla tenera età i libri mi hanno avvolta nella loro magia. L’innamoramento decisivo scoccò con Il Natale di Poirot di Agata Christie, quando ancora ero alle elementari. Da quel momento in poi, ovviamente a periodi alterni, è cresciuta una vera e propria curiosità, a volte anche morbosa, verso le storie. Sono una lettrice di narrativa, soprattutto di genere, e mi appassionano le vicende umane e l’inventiva. Direi che è proprio per questo che leggo e scrivo: per ricercare quell’essenza di verità insita nelle storie che lasciano il segno, a qualunque genere appartengano. A mio avviso, essa è in grado di riverberare nel nostro intimo, di rimandarci a un intero universo di immagini ed emozioni largamente condivisibili, che sanno coinvolgerci e farci vivere in prima persona quelle che appaiono come parole sulla carta.

Quando e come è nata la passione per la scrittura? E l’esigenza di scrivere?

La passione per la scrittura è una scoperta recente. Ho iniziato la stesura del mio primo romanzo nel 2009, mentre ascoltavo i miei adorati Linkin’ Park, in macchina con mio marito. Si trattava di un momento come tanti, fatta eccezione per una seducente lampadina che si accese di colpo nella mia mente. Ho saputo subito che avrei scritto un romanzo, o che almeno ci avrei provato. Nell’arco di un anno, l’epifania è diventata un libro fantasy, esordio di una saga che al momento vede pubblicati i primi due capitoli.

Ma non è finita qui!

Dopo Oltremondo – Petali di rosa e fili di ragnatela e Oltremondo – L’orizzonte delle Dimensioni, ho scritto il racconto di fantascienza L’Ufficio Richieste, pubblicato nell’antologia 50 Sfumature di Sci – Fi a marchio La Mela Avvelenata, alcuni articoli per la webzine Kultural e ho partecipato in qualità di giurato d’onore al concorso letterario Storie Fantastiche, organizzato dall’associazione culturale The Games Rebels. Il 2014 vedrà l’uscita del mio nuovo romanzo fantasy, slegato dalla saga di Oltremondo, che figurerà nel catalogo di una storica celebre casa editrice. Scusate se non scendo nei dettagli, ma al momento non so se posso rivelare altro.

Come potete vedere, quella che è nata come un’intuizione è diventata una sorta di necessità, proprio come suggerisce la domanda. Ho idee per altre storie che, purtroppo per mancanza di tempo, restano abbozzate in un cassetto in attesa di sbocciare. Un libro è essenzialmente un tramite per comunicare qualcosa che l’autore ritiene importante, al punto di dedicare tempo e fatiche per riuscire ad arrivare a un pubblico che lo ascolti. Credo che questa formula accomuni molti scrittori e sicuramente mi definisce: la passione autentica cerca sempre un canale per manifestarsi, che la avvicini al Prossimo. Noi siamo creature socievoli, amiamo la compagnia e temiamo la solitudine. Scrivere un libro è anche questo, con quel pizzico di narcisismo di cui ogni forma d’arte è infusa.

Alla fiera della Microeditoria presenti i primi due volumi della saga di Oltremondo. Com’è nata l’idea?

Come dicevo prima, l’idea della saga di Oltremondo è venuta quasi per caso, ammesso che esista. Nel momento in cui si accendeva quella famosa lampadina, davanti ai miei occhi si materializzava un oggetto di cui ho scoperto il nome solo in seguito: un macchinario sferico, con al centro una grande palla di fuoco. In un battito di ciglia, la “visione” è diventata una storia, e la storia ha reclamato l’ampiezza di una saga. Questo per me è magia a tutti gli effetti. Contempo, fatica e costanza, l’intuizione ha trovato il modo di andare d’accordo con la razionalità: da qui lo sviluppo armonico di una trama che non deve contraddirsi, e seguire un percorso verso un finale che sia plausibile e non scontato.

La saga è basata sull’esistenza di mondi alternativi, in cui versioni di Milano più o meno affini alla realtà propongono tematiche attuali. Le Dimensioni: così le chiamo nella storia, con i loro pericoli e le loro meraviglie sono strettamente legate a Siobhan, la mia eroina. Da lettrice, amo le storie in cui i personaggi evolvono, e in questi termini e le ho dato vita. Siobhan appare all’inizio come una ragazza fortunata e svagata ma, passando attraverso innumerevoli peripezie, riesce a tirare fuori la sua forza d’animo, che la rende un’eroina guerriera riflessiva e dalla notevole profondità emotiva.

Rubi alla realtà o i tuoi personaggi sono interamente frutto della fantasia?

Siobhan, la protagonista, è una specie di mio alter ego fantasy, nel senso che incarna alcune delle mie caratteristiche, sia fisiche che morali. Non è la sola: anche gli altri personaggi cardine dispongono di sfumature del mio carattere. Potrei quasi dire che abbiamo una matrice comune, se mi concedete una piccola follia!

Dove ambienti tuoi racconti?

Oltremondo è giocato essenzialmente su due piani: il primo è rappresentato dalle versioni di Milano: all’inizio è una città d’arte, a misura d’uomo e per certi aspetti molto retrò. Successivamente, in L’orizzonte delle Dimensioni mi sono divertita a immaginare città completamente diverse, dando vita a una metropoli del futuro dominata da grandi contrasti, a uno scenario apocalittico in cui della città resta solo un deserto e, infine, a una Milano distrutta, abitata soltanto da creature ultraterrene.

Accanto a queste ambientazioni che, seppur visionarie, mantengono un’attinenza con la realtà, l’azione conduce il lettore a Oltremondo. Oltremondo è la dimensione da cui tutto ha inizio ed è assimilabile alla letteratura fantasy classica. Nato dalle ceneri del nostro mondo, è caratterizzato dall’esistenza della magia ed è riconducibile a una sorta di medioevo.

Quali sono state le difficoltà maggiori nella stesura della prima bozza?

La più grande difficoltà è stata (ed è tuttora) quella di trovare la fiducia nelle mie capacità espressive. Ho sempre il timore di non riuscire a spiegarmi, di non saper rendere con la giusta efficacia quelle immagini e sensazioni che mi sono tanto vivide. Sono consapevole che l’unico modo per procedere è appunto quello di andare avanti a scrivere e a farmi leggere, e non vi so dire quanto siano di aiuto i molti commenti positivi che ho ottenuto in questi anni. Vi dirò di più: le parti che i lettori hanno maggiormente apprezzato sono quelle su cui mi sono più torturata, avendo paura di essere ritenuta una pazza piede libero. Sto imparando che più mi lascio andare alla creatività e meglio riesco a raccontare le mie storie.

Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza editoriale e del tuo rapporto con editor ed editore?

Ho iniziato con un editore, poi ho cambiato e ora ho proposto il mio nuovo inedito a un terzo: in altri termini, la mia esperienza ha collezionato gioie e dolori e suppongo che continuerà a farlo.

L’amara realtà è che in Italia solo in pochi leggono e questo è un ostacolo che condiziona ogni cosa, tra cui la difficoltà di potersi dedicare esclusivamente alla scrittura. Per fare lo scrittore bisogna essere selezionati da una grossa casa editrice ma, se anche si riesce ad arrivare a una pubblicazione importante, la strada per vivere della propria arte è solo all’inizio. Da questa empasse non si scappa, ci si può solo lavorare con costanza e dedizione.

Con Edizioni PerSempre l’esperienza è positiva, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di editing e di cura nella creazione dell’oggetto libro. Fabio Larcher è la persona più preparata e competente che io abbia incontrato in materia di proprietà linguistica, di fantasy e di conoscenza del panorama letterario. Sono felice di lavorare con lui e gli sono molto grata per i suggerimenti che mi ha dato. Non faccio nessuno sforzo a dire che in ambito “libresco” è il mio mentore.

Tuttavia, Edizioni PerSempre è una piccola realtà, con disponibilità limitate, che si trova a combattere contro l’oligarchia di colossi che selezionano manoscritti, li lavorano trasformandoli in libri, li distribuiscono e li vendono i megastore che sono calamite per i lettori. Il tutto con sovvenzioni pubbliche. Per il discorso abbozzato all’inizio della risposta, non voglio esimermi dal cercare di procedere nel mio percorso.

Sei ferma alla carta o ami anche gli e-book?

Per quanto mi riguarda, il libro è di carta.

Un buon consiglio per chi ha la sua storia nel cassetto e non ha ancora trovato chi gliela pubblichi?

In bocca al lupo!

C’è una frase che mi è particolarmente cara, pronunciata da Jared Leto, frontman dei 30 Seconds to Mars, in occasione degli MTV Awards: ” Through faith and passion, dreams come alive”.

Cosa pensi delle fiere come quella di Chiari? Ti piace incontrare il tuo pubblico? Ci sono domande che ti mettono in difficoltà?

Adoro le fiere del libro e se potessi parteciperei a tutte. In particolar modo, apprezzo quelle come Chiari perché danno la possibilità a piccoli editori e nuovi autori di farsi conoscere.

Mi piace molto incontrare il pubblico e i miei lettori, mi dà la carica e faccio il pieno di entusiasmo. Infatti, partecipo numerosi eventi dedicati alla letteratura e al fantasy. Conto di continuare su questa strada. Per il momento, l’esperienza è più che positiva.

Non ho ancora ricevuto domande che mi abbiano messa in difficoltà: so cosa ho scritto, come lo scritto e quale sia il significato del mio lavoro, quindi non credo che ci possano essere domande difficili. In ogni caso, sono fermamente convinta che l’atteggiamento parli per la persona cui appartiene, e domande gratuitamente polemiche o aggressive definiscono chi le pone.

Che tipo di lettrice sei? Ci sono autori ai quali ti ispiri e che rappresentano per te un benchmark?

Come dicevo prima, sono una lettrice di narrativa, perlopiù di genere. Leggo mediamente tre libri al mese, che per la media italiana mi colloca tra i lettori forti.

Il mio autore preferito è Stephen King, di cui ammiro la capacità di delineare i personaggi e l’immenso talento nel far convergere realtà e soprannaturale in un’unica storia, talmente armonica da essere plausibile. Ho provato più volte quel senso di “accidenti, potrebbe anche essere così!” Inoltre, dopo aver letto i suoi romanzi, mi resta la meravigliosa impressione di aver vissuto un’avventura in sogno, di aver partecipato a un’impresa che non è riducibile alla sola carta stampata. Anche come stile e varietà lessicale, Stephen King è il mio mito e spero che venga presto in Italia per poter ascoltare una sua presentazione o conferenza.

 

Hai altri progetti letterari in cantiere?

Sì, il 2014 vedrà la pubblicazione del mio nuovo romanzo fantasy, con una casa editrice importante. Non vedo l’ora di poterlo gridare ai quattro venti e di iniziare le attività promozionali. Nel frattempo, mi sto dedicando alla stesura del terzo e conclusivo capitolo della saga di Oltremondo.

In cucina come te la cavi? Lasciaci con una ricetta.

Mi piace cucinare e anche mangiare, soprattutto piatti che non siano bombe caloriche; ci tengo alla linea. Non me ne vogliano i vegetariani, ma adoro cucinare piatti a base di carne, invernali, da condividere con gli amici. Un pasto gustoso in buona compagnia è un piacere della vita!

Vi lascio citando un aneddoto: quando il mio primo romanzo era ancora un manoscritto, tra i primi lettori c’era anche la mia cara amica Carlotta che, in occasione di una delle nostre cene, mi disse che avrei dovuto continuare a scrivere e a cucinare brasati. Non avete idea di quanta energia mi diede il suo commento. Buon brasato a tutti!

Si Marta, d’accordo, ma la ricetta?

In genere, mi faccio consigliare sul taglio di carne dal macellaio, me si tratta ovviamente di manzo. Dispongo la parte intera in una casseruola alta e di forma ovale, antiaderente e dal fondo spesso, su un fondo di olio di riso. Scelgo l’olio di riso per cucinare perché è leggero e dal sapore poco invadente. Insieme alla carne, aggiungo abbondanti verdure miste (tipo misto soffritto per intenderci), salvia, rosmarino, alloro, due misurini di brodo granulare e una bottiglia di vino rosso che si accordi con quello che servirò durante la cena. Lascio la carne a marinare per almeno un giorno, dopodiché inizio la cottura a fuoco dolce per un’ora/ un’ora e mezza. Spengo il fuoco e lascio la carne nell’inerzia della casseruola fino a tre ore circa prima della cena. Infine, ultimo la cottura riaccendendo la fiamma bassa finché la carne si apre nelle sue fibre; regolo di sale, tolgo i mazzetti odorosi e frullo il fondo di cottura aggiungendo farina quanto basta per ottenere una crema leggera. Taglio il brasato in fette di circa un dito di spessore e offro a parte il sugo, così che i commensali possano aggiungerne a piacere. In genere, accompagno il brasato con patate al forno e con insalata per rinfrescare il palato. Mio marito pensa al vino, è un intenditore di cantine italiane.



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