Abbiamo il piacere di intervistare Massimo Cacciapuoti noto romanziere partenopeo. I suoi titoli più noti: Pater Familias, L’abito da sposa, Va tutto bene. Lo incontriamo a margine della presentazione dell’ultimo nato, Noi due oltre le nuvole.
Leggiamo come si racconta nell’intervista rilasciata ad Alessandro Noseda. Per chi cercasse info su di lui, questa è la sua pagina FB
https://www.facebook.com/MassimoCacciapuoti.autore?ref=hl
Buongiorno Massimo e grazie per l’invito al reading!
Grazie a voi…
Ci racconti chi sei e perché leggi e scrivi?
Sono nato e vivo a Giugliano in Campania, ahime 43 anni fa! Laureato in beni culturali, ma faccio tutt’altro. Sono felicemente sposato con due meravigliose bimbe che sono la ragione principale della mia vita. Ho una passione sfegatata per la letteratura da che ero bambino. Ho sempre letto tantissimo e a 25 anni a seguito di un evento drammatico, di cronaca nera, mi provai con la scrittura e da allora non l’ho più abbandonata e lei non ha più abbandonato me, direi.
Perché hai accettato di accordare un’intervista a Giallo e Cucina? È un Blog che segui?
Si, vi seguo. E devo dire seguo diverse cose che riguardano la cucina. Sono discretamente appassionato e soprattutto amo mangiare e bene!
I tuoi romanzi, come nasce il progetto?
Dove scrivi? In studio, al parco, in terrazza…? carta e penna o direttamente al p.c.?
Studio e rigorosamente carta e penna. Altrimenti mi distraggo e perdo il filo. Poi ovviamente passo tutto al pc.
Preferisci il silenzio o ami musica di sottofondo?
Silenzio. Anche qui uso lo stesso avverbio. Rigorosamente.
Da dove hai tratto l’ispirazione? Quanto rubi alla realtà e quanto è frutto di mera fantasia?
Noi due oltre le nuvole, nasce da una storia vera, raccontatami da una delle protagoniste, la mamma di Nica, incontrata per caso sul vagone di un treno. Quella storia, quel racconto ha stravolto la mia vita e appena in albergo, la sera stessa comincia a scrivere.
Come delinei i personaggi? Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia?
Di solito mi lascio guidare dalla storia, anche se a un certo punto mi costruisco una scaletta, appunto per non perdere le fila dei personaggi
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nella stesura di un romanzo?
Di solito il rapporto dei personaggi con la realtà. Amo tenerli il più possibile aderenti alla realtà, e cioè a cosa sono, al messaggio che vogliono comunicare, al loro status sociale e quindi al loro linguaggio. Questo a volte è più difficile di quanto possa apparire.
Del rapporto con l’Editor cosa puoi dirci? Sei geloso dell’opera o accetti di buon grado suggerimenti e “intrusioni”?
No, devo dire accetto di buon grado i consigli degli editor, quando ovviamente sono costruttivi, specie come è successo con Noi due oltre le nuvole. Ho lavorato con una editor straordinaria. Sensibile. Attenta. Precisa.
C’è un titolo a cui sei particolarmente affezionato o non hai figli prediletti?
Di solito l’ultimo romanzo è quello che ci rappresenta di più, che rispecchia l’autore com’è in quel periodo storico e cronologico. Noi due oltre le nuvole rispecchia di più quello che sono io oggi,rispetto ai miei precendti romanzi.
Hai altri progetti in cantiere?
Si un paio di idee, ma vediamo cosa succede.
Descriviti come lettore? Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo?
Spazio molto, anche se sono molto legato ai classici, anche i classici del novecento, Gadda, Pasolini. Natalia Ginzburg resta la mia scrittrice preferita. Tra gli stranieri Fante e Kundera.
Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Ci sono in giro tanti concorsi letterari molto interessanti, IoScrittore ad esempio, e poi di inviare la propria storia all’editore che più si avvicina al suo genere. Di non puntare subito alla grande editoria. Ci sono tantissimi editori piccoli e medi che ‘fanno tendenza’, nel senso che scovano le novità, le tendenze, appunto, e rischiano con esordienti. Infine, che poi è la cosa principale, di non mollare.
Ti piace presentare i tuoi libri al pubblico? Una domanda che non ti hanno mai fatto (e a cui avresti voluto rispondere) ed una che t’ha messo in difficoltà?
Si, mi piace molto, anche se sono molto kunderiano sotto questo aspetto. Lui ritiene che una volta pubblicato il libro, uno scrittore dovrebbe sparire, perché inevitabilmente scatta l’identificazione e inoltre perché priva il lettore di farsi la propria idea dello scrittore. Mi piace incontrare i miei lettori e sentire le loro impressioni, anche se devo dire è difficile parlare di un libro e in particolar modo del proprio libro. Credo che un romanzo lo si scrive in due, lo scrittore e il lettore. Per questo uno scrittore non dovrebbe mai interferire, spiegare cosa ha voluto scrivere. Per questo ci sono i lettori. Domande strane, mi capitavano all’inizio, con i miei due romanzi noir, in cui mi chiedevano spesso quali del gruppo ero io, cioe, il rapinatore lo scassinatore, ecc. una volta mi hanno anche chiesto se io fossi il personaggio che muore ammazzato. Evidentemente no, ho risposto. In genere mi mettono in difficoltà le domande che vanno sul personale, perché come persona sono assai riservata.
Un autore (o più) che costituisce per te un benchmark. E perché? Fagli una domanda (anche indiscreta) da tempo hai “in canna”! quale suo libro consiglieresti ai nostri lettori?
Natalia Ginzburg. Un punto di riferimento fondamentale per me, anche perché come ha scritto un critico, credo nessuno in italia conosce la famiglia meglio di lei. E i miei romanzi hanno quasi tutti come cardine la famiglia. La domanda che le rivolgerei, se fosse ancora in vita è perché in venti anni è passata da una visione quasi idilliaca della famiglia in Lessicvo Famigliare, al concetto di famiglia come esperienza fallimentare in Caro Michele. Il romanzo che suggerirei è La città e la casa.
Oltre alla scrittura e alla lettura, come ami impegnare il tuo tempo?
Amo molto la musica e suono (male) la chitarra. Mi ci dedico quando ho bisogno di rilassarmi.
Come consuetudine di Giallo e Cucina, ti chiediamo di chiudere con una ricetta ed una citazione!
La citazione è di Oscar Wilde: A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.
La ricetta: riso alla cantonese:
Versate il riso in una casseruola e ricopritelo di acqua fino a 2 cm sopra. Salare l’acqua e fate cuocere per 15 minuti. Sbollentate per circa dieci minuti i pisellini, tagliate il prosciutto cotto in listarelle e fateli saltare in un poco di olio di semi.
Sbattete le uova con un po’ di sale e cuocetele con un po’ di olio in una padella antiaderente. Una volta che la frittatina sarà pronta tagliatela a listarelle.
Appena il prosciutto sarà rosolato aggiungete la frittatina e il riso basmati.
Fate saltare il tutto in padella e aggiungete la soia, un pizzico di sale e il pepe.
Servire il riso alla cantonese in singoli piatti. Io ci aggiungo anche un po’ di cipolla, di Tropea preferibilmente.