Penso un po' a me stessa.
Penso a baci dati alle quattro del mattino, dopo cinque ore chiusi in auto a chiacchierare.
Penso a quanto mi facevano male i piedi quella sera, scarpe con tacchi troppo alti per camminare così a lungo. Però che soddisfazione.
Penso a incomprensioni tra un figlio e i suoi genitori, che deve essere la nuora a gestire.
Penso a sgarbi mattutini che non voglio più tollerare.
Penso ai piccioni, che qui chiamano colombi, cercando di ingentilirne i tratti. Sono orribili, ma ne sono affascinata. Soprattutto da quegli esemplari sopravvissuti a qualche incidente, zoppicanti su zampette monche, con l'occhio vitreo come fossero già impagliati. Loro hanno rispetto dello spazio occupato dai propri simili. Quando stanno appollaiati sui cartelli stradali sono sempre equidistanti l'uno dall'altro. E li ho visti spesso attraversare sulle strisce pedonali.
Penso a quella -donna? Ragazza?- che vedo tutti i giorni camminare fino allo sfinimento in viale della Pace, le gambe, simili a quelle dei piccioni, infilate in calzoncini apparentemente enormi, i piedi in scarpe da ginnastica tutte consumate, con tre paia di calzini per tenersi su. Chissà se ha qualcuno che vive con lei e che la ama, che a un certo punto si è rassegnato.
Penso alla mia salute e al mio futuro lavorativo e sono preoccupata. Solo un po'.
Penso che a tutto c'è rimedio.
Penso a quanto sia triste leggere della fine di un amore su un blog, e che lo sia ancora di più se a parlartene è la tua Sorella d'Anima.
Penso che vorrei fargli del male. Tanto male. Rovinargli la vita. Ma il karma è potente, ognuno ha quello che si merita.