Rosaria Iazzetta
Daniella Isamit
Silvia Giambrone
MaraM
Valentina Meli
Claudia Ventola
a cura di Sara Errico Antonella Viggiani
PINACOTECA PROVINCIALE
Inaugurazione 28 maggio 16-18
via Lazio 8, Potenza28 MAGGIO – 18 GIUGNO 2011
“Le immagini non sono soltanto immagini: sono comunicazione, memoria, sapere, educazione [1]”. Ogni giorno, dovunque guardiamo, per strada, sui giornali e tra le mura domestiche, vediamo immagini di donne, ripetute in maniera ossessiva, il cui corpo è usato per ogni genere di scopo. Un corpo quasi sempre nudo, ostentato, disumanizzato, soltanto corpo. Realtà dissimulata, ma realtà. Non a caso, quando ci si rivolge alle donne della televisione si usa l’espressione “donne vere”. Ma dov’è la verità?Scriveva un giovane Antonio Gramsci: “La verità deve esser rispettata sempre, qualsiasi conseguenza essa possa apportare, e le proprie convinzioni, se sono fede viva, devono trovare in se stesse, nella propria logica, la giustificazione degli atti che si ritiene necessario siano compiuti. Sulla bugia, sulla falsificazione facilona non si costruiscono che castelli di vento, che altre bugie e altre falsificazioni possono far svanire”.I media riproducono immagini di donne, che sono già esse stesse riproduzioni, Concatenazione di stereotipi, che non sono più distorsioni o mistificazioni dei media, ma realtà, modalità con cui le donne si esplicitano sia all’interno che all’esterno della rappresentazione. Simulacri, come nella caverna di Platone, un mondo in cui distinguere tra realtà e finzione è respinto, copia della copia, il gradino più basso e degenerato nella gerarchia delle copie. Se il simulacro assomiglia a qualcosa è all’idea della non-somiglianza. E’ il simulacro di terzo ordine definito da Baudrillard, la solo simulazione, che è priva di qualunque referente che non sia se stesso. Nell’ordine dei simulacri, che Baudrillard fa riferire a tre epoche diverse, quello odierno non è più contraffazione, né produzione di serie, ma modello al quale si rifanno indistintamente tutte le forme. Solo l’adesione al modello è possibile, l’alternativa è sempre e solo la riproduzione dello stesso, perché è l’unica azione che garantisce la creazione di un’identità comprensibile e accettata. Ogni forma non è altro che la riproduzione di un codice, di un medium. “Il medium è il messaggio” diceva McLuhan: non occorre più che qualcuno produca, è necessario che tutti riproducano la stessa opinione e lo stesso tipo.La donna risponde all’unico modello che i media hanno proposto: il desiderio è diventato collettivo, tutti desiderano la stessa forma, la donna si è ridotta a un travestimento, nient’altro che immagine, costruita come spettacolo, oggetto passivo dello sguardo dell’uomo.
“Perché accettiamo questa umiliazione continua, di che cosa abbiamo paura? [2]”
[1] Dal documentario Il corpo delle donne (2009) di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù[2] Dal documentario Il corpo delle donne (2009) di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù