Ogni maledetto Natale. L’incubo natalizio di quelli di Boris

Creato il 25 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Maurizio Ermisino

Summary:

Non avrai altro Natale all’infuori di me. Questa è stata la regola dettata per anni dal Natale cinematografico. Parliamo degli anni in cui le festività erano monopolizzate dal Cinepanettone prodotto da De Laurentiis, la formula “Natale a…”, estremamente redditizia, un prodotto contro il quale nessuno, o quasi, osava fare controprogrammazione (ricordiamo addirittura un Avatar spostato a gennaio…). Al massimo toccava a qualche comico, come Pieraccioni o Aldo, Giovanni e Giacomo (un tempo erano Benigni e Verdone) cimentarsi nella sfida. Negli ultimi due anni, il Cinepanettone si è dimostrata una formula un po’ logora. E così c’è chi ha provato a mostrarci che “un altro Natale è possibile”. Così lo scorso anno ci ha provato Fausto Brizzi con Indovina chi viene a Natale?, esperimento riuscito fino a un certo punto. E ora è il turno di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, cioè i creatori di Boris, con questo Ogni maledetto Natale.

Il dinamico trio ci propone il Natale come un incubo, e, partendo dalla preistoria, ci mostra come il Natale sia una reazione alla paura dell’oscurità con luci, caos, feste ed esasperazioni. Al centro della storia ci sono Massimo e Giulia (Alessandro Cattelan e Alessandra Mastronardi), due giovani normali che si incontrano a Roma a pochi giorni dal Natale. Si baciano, si innamorano, fino a quando lei gli fa la fatidica domanda: “cosa fai a Natale?” I due vengono così portati prima dalla famiglia di lei, gente di campagna rozza e violenta in un immaginario paesino della Tuscia, e poi in quella di lui, nobili industriali freddi e distanti dalla realtà. Riuscirà il loro amore a sopravvivere?

Ciarrapico, Torre e Vendruscolo, nel loro Boris, in tv e su lungometraggio, riuscivano a mischiare alto e basso, metanarrazione e satira sulla tv al “buscio de c…”. Qui l’alto e basso che si mescolano sono quelli delle classi sociali, l’alta società e la povera gente, volutamente raccontati per stereotipi. Così la prima parte, nella campagna viterbese, diventa una sorta di commedia horror, un Non aprite quella porta da ridere o una Famiglia Addams al sugo di cinghiale. E la seconda una soap opera al vetriolo, dove vizi e virtù degli eletti vengono messi alla berlina. In questo senso, Ogni maledetto Natale ha in comune con i Cinepanettoni il suo essere fuori dalla realtà: ma se i film di De Laurentiis lo facevano in maniera colpevole, ignorandola volutamente, l’opera degli autori di Boris sceglie consapevolmente l’iperbole, l’eccesso, prende la realtà per spingerla verso l’assurdo. I personaggi delle due famiglie sono interpretati dagli stessi attori: un modo per dire che a Natale le famiglie sono tutte uguali, hanno tutte i loro problemi. A proposito di attori, la parte del leone, nel ruolo di uno dei “ragazzi di campagna” e di un domestico filippino, la fa un mostruoso Corrado Guzzanti. Seguono a ruota Francesco Pannofino, Valerio Mastandrea e Marco Giallini. Un discorso a parte lo merita Laura Morante: nella prima parte sembra uscita da un film italiano d’epoca, e nella seconda è nel suo ruolo naturale, la moglie borghese e nevrotica.

Parlavamo della prestazione monstre di Guzzanti. Ecco, questa è la cartina di tornasole di Ogni maledetto Natale: un film carico di caratterizzazioni virtuosistiche che strappano molte risate, ma rimangono anche un po’ fini a se stesse. Molte parti del film sembrano delle gag televisive – quelle in cui Guzzanti è un maestro – e a perderci è il film inteso come affresco collettivo. Raramente, durante la visione di Ogni maledetto Natale, si avverte un respiro cinematografico, e si sente di assistere a una storia avvincente: e i tanti assoli degli attori del cast non sembrano fondersi mai in un concerto, in un insieme. Il film si segue con piacere, diverte, ma alla fine lascia un po’ appesantiti e senza un vero e proprio sapore, proprio come uno di quei pranzi di Natale con troppe portate, e troppi gusti diversi. Resta comunque un’operazione interessante, migliore di altri film (come il già citato Indovina chi viene a Natale? e il recente Soap Opera) che hanno provato a cambiare i codici e i toni della commedia a cui siamo abituati oggi in Italia. Un altro Natale è possibile, insomma. Anche se ci viene in mente una riflessione: un film di Natale deve per forza essere ambientato durante le feste e trattare questo tema? Per fare un esempio, anni fa durante le festività, usciva un film come La vita è bella

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net


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