Ogni mattina a Jenin

Creato il 02 gennaio 2012 da Antonino1986

Un romanzo struggente ma prima di tutto strepitoso, coinvolgente: difficile interrompere la lettura di Ogni mattina a Jenin.

 

Il palcoscenico è la Palestina, gli attori quattro diverse generazioni di una famiglia palestinese e la loro diaspora. I personaggi si vedono infatti costretti ad abbandonare la propria terra, le radici e le vite a cui sono abituati, in seguito alla nascita di Israele e i successivi conflitti. Il senso di perdita dunque è protagonista lungo l’intero libro, tradotto nella difficile condizione di chi è “senza patria”. L’amore rimane, allora, come unico collante, l’unica arma contro perdite e distacchi; persino in grado di costruire legami duraturi e indissolubili che nemmeno la guerra trova modo di distruggere. L’amore e la speranza sono tutto, sono la forza che ogni uomo o donna nasconde dentro sé e che nessuno può strappargli.

Amal è una bambina perspicace e brillante, nipote della patriarca della famiglia Abulheja. Attraverso i suoi occhi, conosciamo quattro generazioni di Abulheja e la storia dei palestinesi: gli Abulheja costretti ad abbandonare la casa di famiglia ad ‘Ain Hod nel 1948 per finire nel campo  profughi di Jenin; lo scontro fratricida dei suoi due fratelli (l’uno rapito da neonato e diventato un soldato israeliano e l’altro dedito anima e corpo alla causa palestinese). Insomma, Abulheja: una famiglia che è tante famiglie, tutte le famiglie palestinesi… la storia della Palestina.

Naturalmente, poi, c’è lei, Amal. Non solo occhi e filo conduttore, ma anche bambina, prima, e donna, in seguito. Alle vicende del paese – con i suoi sessant’anni tra esilio, morte e guerre – si mescolano armonicamente le sue: infanzia, amori, lutti, il matrimonio, la maternità. Proprio con la maternità, arriva il desiderio di condividere con la figlia i ricordi e la storia della loro famiglia, del loro paese e delle radici da cui mai e poi mai saranno veramente strappate.

Susan Abulhawa scrive senza timore di essere cruda, né di andare troppo infondo dentro dolore, perdita, morte e frustrazione. Indignazione commozione accompagnano, a braccetto, questa lettura.


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