… l’incontro tra counselling e tarocchi
Che relazione c’è tra una relazione d’aiuto e la lettura dei tarocchi?
I tarocchi sono un potente mezzo attraverso il quale la persona può aprire il suo animo ad un’altra persona in grado di accoglierla nella sua fragilità. Come catalizzatore di eventi interni, queste particolarissime carte danno vita ad un metalinguaggio grazie al quale il consultante si apre alla relazione, esprimendo in primo luogo il suo bisogno di essere ascoltato.
La sensibilità del cartomante risiede, quindi, nel cogliere aspetti verbali e non verbali della comunicazione attraverso un ascolto attivo, attivando una relazione più o meno intima che determina l’efficacia della seduta delle carte.
Anche in questo caso si può dire che similmente ad un percorso di counselling, è la RELAZIONE tra cliente/consultante e counsellor/cartomante a determinare l’efficacia del counselling/cartomanzia.
In questo caso, lo scopo non è divinatorio, ma quello di creare uno spazio di relazione dove riattivare la capacità di ogni persona di tendere verso il proprio benessere esplorando nuovi elementi della propria esistenza.
La lettura dei tarocchi diventa un mezzo comunicativo, di incontro e di esplorazione dell’altro. Attraverso questa relazione, si attiva ciò che F. Perls, ideatore della psicoterapia della Gestalt, chiama «la tendenza a metter in luce gli spazi di libertà che attraverso la responsabilità e la creatività si aprono nella vita umana.» (Quattrini Paolo, 1992).
Altro elemento necessario adottare è la “sospensione del giudizio”, epochè, come atteggiamento per accogliere la soggettività dell’altro e costruire quell’autenticità di rapporto dove l’esperienza e il vissuto trovavano un reale spazio di ascolto.
La presenza di un eventuale situazione di problematicità o disagio non è quasi mai dichiarata anche se sempre implicitamente presente. In effetti anche l’apparente semplice “curiosità” circa gli eventi futuri spesso nasconde un’implicita problematicità o non tolleranza dell’incertezza.
I vari modi con cui i clienti richiedono una lettura dei tarocchi possono difatti essere ricondotti a tre diversi modi di essere al di fuori del qui ed ora:
1- Proiezione nel futuro: la persona evita di essere in contatto con la realtà si proietta nel futuro, racconta scene del passato e i quesiti richiesti rinviano ad un cambiamento del presente che è inscritto nel futuro senza soluzione di continuità. Vengono dunque messi in atto tentativi di interrompere il continuum di consapevolezza;
2- Pettegolezzo: la persona parla intorno a persone assenti evitando il proprio coinvolgimento e la propria responsabilità nella relazione. I quesiti richiesti rinviano ad un desiderio di cambiamento “degli altri” senza responsabilità personale;
3- Alienazione del potere e della responsabilità: la persona vive sé stessa come impotente di fronte alle vicissitudini della vita. Ogni potere o responsabilità è così alienato da sé stessi ed è trasferito sull’ambiente dove, in ultima analisi, vengono auspicati e inscritti i possibili cambiamenti.
Il counselling gestaltico sollecitando la riflessione sulla propria esperienza, sulla propria modalità di esperire, su ciò che si è e non su ciò che si potrebbe o si dovrebbe essere, conduce nel “qui ed ora” ad una riflessione concreta sul proprio “fare” e sul proprio “volere”. Attraverso il processo di consapevolezza, ossia la capacità di ogni individuo di sperimentare pienamente ciò che succede nel qui ed ora, il cliente prende “contatto” con i propri bisogni, orienta il proprio comportamento e risponde ai bisogni che via via emergono attraverso un processo di autodeterminazione e responsabilità.
Il lavoro di cartomanzia non è chiaramente sovrapponibile al lavoro di counselling per due motivi fondamentali:
1- Il ruolo che il cartomante è chiamato a svolgere non è espressamente né implicitamente inscritto in una relazione d’aiuto benché esista un’implicita problematicità o disagio. Se dunque non è possibile, perché non richiesto, instaurare un setting di counselling (non si può stabilire una relazione d’aiuto se non si chiede aiuto), è pur vero che è possibile recuperare nella relazione cliente-cartomante quegli aspetti di autenticità di rapporto che rimandano a quelle qualità umane di una qualsiasi relazione interpersonale efficace: empatia, ascolto, comunicazione affettiva;
2- Nel counselling il piano del desiderio, seppure presente, prende forma (contatto) e si trasforma in bisogno, emozione, sentimento su un piano di realtà soggettiva che può essere esplorato e risolto. Nella cartomanzia il cliente richiede uno o più quesiti ponendosi in contatto con il suo piano del desiderio senza che questo subisca una trasformazione. Il cartomante, in sintonia con il cliente, resta sul piano del desiderio esplorando i possibili scenari futuri entro cui è possibile soddisfare il desiderio stesso giungendo così ad un consiglio. Il consiglio è un invito all’azione ma il processo decisionale del cliente resta, in ultima analisi, un processo inesplorato e rinviato alla personale e indipendente elaborazione e riflessione del cliente stesso.