"..ogni popolo che lo sopporta è schiavo.."

Creato il 15 febbraio 2011 da Vpostulato @luballets
"Tirannide:indistintamente appellarsi debbe ogni qualunque governo in cui chi è preposto all'esecuzione delle leggi può farle,distruggerle,infrangerle,interpretarle,impedirle sospenderle o anche soltanto deluderle con sicurezza di impunità e quindi o questi infrangilegge sia ereditario o sia elettivo, usurpatore o legittimo, buono o tristo, uno o molti a ogni modo chiunque ha una forza elettiva che basti a ciò fare è tiranno e ogni società che lo ammette è tirannide, ogni popolo che lo sopporta è schiavo"

Queste parole di Vittorio Alfieri del 1777 sono state lette ieri da una grintosa ragazza col cappotto rosso alla manifestazione "Italy wake up!" di Londra. Pensavate forse che, sebbene in England, avrei mancato di dare il mio appoggio?

Oggi al dipartimento ho cercato di spiegare che sì, il British Museum avrei voluto vederlo comunque, ma ciò che ritenevo più importante era dare il mio sostegno alla manifestazione: stupore generale! Per il resto, come descrivere la mia partecipazione di ieri al "Se non ora quando" londinese? Tante emozioni e sorprese devo dire inaspettate.

Comincerò con un descrizione degli eventi, perchè anche la semplice cronaca merita.

Ore 14, il ritrovo è davanti a Downing Street. Piove, poco. Un centinaio di persone sosta su un lato del marciapiede, chiusa all'interno di un "recinto". Oltre le teste, sul fondo, attaccato al muro, un ragazzo tiene un discorso ma oltre pochi metri non si sente niente. Faccio due foto, già emozionato perché pensavo di trovare venti facce tristi, e mi avvicino. Subito una ragazza mi chiede di spostarmi a lato del recinto, per non ostruire il marciapiede: eh? Il recinto è pieno ma pare che i cops porteranno nuove ringhiere per contenerci tutti... Comunque il problema -le dico- è che non si sente niente: possibile che nessuno abbia pensato a un megafono? Lei mi risponde che la polizia non ci ha dato il permesso di usarlo. Bene!

Mi faccio strada come posso tra la folla e mi avvicino in modo da riuscire finalmente a capire qualcosa. Il ragazzo conclude, sale una ragazza che ci ricorda le avventure giudiziarie del nostro presidente del consiglio: il perseguitato. Dopodiché iniziano gli interventi spontanei -sempre sotto la pioggia, poca-: sono soprattutto giovani tra i venti e i quaranta a parlare, di ideali, di politica, di sogni, e quindi di amarezze, ingiustizie e soprusi.

Prime tensioni quando una ragazza ha preso la parola a nome del PD (fischi), ha detto "Volevo solo portare il saluto del Partito Democratico" (tutti CIAAAO, vattene a casa). Dopodiché è intervenuto un ragazzo che ha difeso la povera democratica "Credo che la politica sia una cosa bella: quando la fai nei partiti quando la fai nelle associazioni quando la fai nel no-profit, è una cosa bella! E purtroppo siamo in un paese che non è normale, siamo in un'anomalia!". Come al solito, anche quando andiamo in piazza a manifestare contro Berlusconi, anche a chilometri di distanza dal suolo italiano, il discorso non cambia: è sempre un'ottima occasione per attaccarci a vicenda, puri contro traditori, radicali contro moderati, dalemiani contro veltroniani... mah! Dopodiché controreplica di un altro ragazzo che rivendica la sua indignazione nei confronti di un centrosinistra che ha snobbato i movimenti, che vuole allearsi con Casini: riprendiamoci il nostro futuro! E fine del siparietto PD.

Ad un certo punto si è avvicinato al muretto degli interventi un megafono: gentile regalo della polizia, ci dicono. Ora si sente molto meglio. Dalla mia posizione, molto centrale, non riesco a vedere bene cosa succede oltre le recinzioni, ma è evidente che nessuno bada più a farci stare all'interno, siamo molti di più del centinaio iniziale. Ogni tanto partono slogan spontanei, come "dimissioni", "no al bunga bunga", "tutti all'ambasciata", "marciamo!": ma nessuno ci ha dato il permesso di farlo. E ancora interventi di donne, femministe e non, appartenenti a collettivi o semplici mamme... e la ragazza che cita Alfieri, che lo legge dal suo cellulare touch: un tocco di modernità non guasta! E il ricordo della Montalcini, donna che all'estero ha saputo rappresentare degnamente l'Italia, della Bocassini, della Maria Luisa Busi: donne che resistono ma non donne con le palle, come qualche maschilista vorrebbe definirle. E poi le foto di Margherita Hack e Maria Montessori, Rosy Bindi e Monna Lisa.

Improvvisamente un nuovo regalo ci viene presentato da chi ha in mano il megafono: abbiamo l'autorizzazione a marciare fino all'ambasciata italiana a Londra!.. sul marciapiede. E la polizia si raccomanda di fare attenzione alle auto....


Così questa folla di italiani festanti e rumoreggianti si incolonna sul marciapiede e parte alla volta di Trafalgar Square, la piazza che ricorda la vittoria dell'Inghilterra di Nelson sulla Francia di Napoleone. E pubblico il video che ho girato di questa partenza: dietro di me, a un certo punto lo si può notare appena, si stava svolgendo un qualche cambio della guardia, decisamente disturbato dalla manifestazione.


In mezzora raggiungiamo l'ambasciata in un distinto quartiere residenziale, davanti a uno dei mille parchi londinesi. Il tricolore svolazza placido sopra il portone, le luci del palazzo sono tutte spente, la polizia sta tra noi e l'ingresso a fingere di dover difendere i diplomatici. Ma gli slogan volano oltre le loro divise catarifrangenti, infatti dopo poco si accende una luce all'ultimo piano: qualcuno si è accorto di noi.Veniamo avvisati che alle cinque scadrà il nostro permesso di manifestare, e noi come una diligente comitiva scolastica cantiamo gli ultimi corretti e poi ci dileguiamo per le nostre strade.
Con questo post volevo raccontarvi una giornata diversa, ma anche mettervi a parte del mio entusiasmo per tutto ciò. Un'Italia diversa esiste, cazzo, anche all'estero: la vogliamo organizzare sta rivoluzione culturale o no?Non voglio morire schiavo!