E’una notte calda
di mezzo luglio e io,
insonne ,nel silenzio
avvolgente come un hijab,
ripenso al grande “alsaziano”
che in pochi attimi scelse.
E fu per sempre.
Osservo, allora, il blu cobalto
della cupola stellata sopra di me,
che non ha eguali,
e il mio sbrigliato immaginario,
mi conduce immantinente
dove brilla superba
la croce del sud.
Altro spazio, altra notte.
Certo.
Quiete inquieta.
Quiete africana.
Altri suoni.
Altri rumori.
Brezza d’oceano.
Onde frangenti sulla battigia.
Aliti di vento sfacciato.
E tantissime stelle.
Tu. Chino sulle tue “carte”.
E le “tue” stelle africane.
Con il loro pianto dignitoso e /o
riso allegro e bambinesco.
Ogni stella una storia d’Africa.
Ogni stella un volto di donna, d’uomo,
di bambino o d’anziano.
Il grande “artefice”, che nulla ignora,
mi ha donato un “segno” laggiù (io lo so)
perché potessi incontrarli e
imparassi ad amarli.
La preghiera silenziosa di tanto tempo fa.
Tutto torna.
Principio e fine.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)