Ognuno a suo modo, tra Torino e Coazze

Creato il 30 settembre 2014 da Dede Leoncedis

Nel 1901 Pirandello vive a Roma, ha già pubblicato qualche raccolta di poesie e il suo primo romanzo, L'Esclusa,  ma per mantenere la famiglia insegna ancora  Stilistica Italiana  all'Istituto Superiore di Magistero; il suo matrimonio  con Maria Antonietta Portulano è stato combinato  e non  si può definire felice nonostante la nascita di  tre figli.    Ha una sorella,   Lina, che  vive a Torino col marito.  Lina  trascorre solitamente  l'estate  a Coazze, un piccolo paese di mezza montagna tra la Val di Susa e la Val Sangone,  e invita il fratello a raggiungerla.  Dovrebbe essere  una vacanza   di un paio di  settimane
  al massimo, invece la famiglia si ferma   dal 23 agosto ai primi di ottobre del 1901,   più di un mese durante il quale lo scrittore raccoglie nel Taccuino di Coazze impressioni e appunti  sul luogo e sulle persone, ne annota le  abitudini, i gesti ed il  linguaggio quotidiano.  Gli piace il fluire delle acque del  Sangone che rendono il panorama così diverso da quello agrigentino   e  stringe amicizia con il signor Prever che lo accompagna nelle escursioni al colle Braida. Sembra proprio che questo posto gli sia congeniale, e  sicuramente tra le cose che apprezza in particolar modo  c'è  il motto che ancora oggi campeggia sul campanile della chiesa,     
    che lo scrittore riprende quasi tale e quale nel titolo di una sua  commedia di una ventina di anni dopo, Ciascuno a suo modo.  E sono  parecchie le opere  in cui si ritrova  qualche riferimento a Coazze, che Pirandello ribattezza  Cargiore,  a partire dalle  novelle Gioventù e La messa di quest'anno che vi  sono ambientate

E' nato a Cargiore anche Giustino,  il protagonista di un romanzo del 1910, Suo marito, che verrà ripubblicato  negli anni quaranta col titolo  di Giustino Roncella nato Baggiòlo.   Giustino, un  piccolo impiegato, è il marito di  Silvia la quale diventa scrittrice di successo.  Giustino ne diventa l'agente, tratta con gli editori e i giornalisti e si dimostra in gamba, molto. Per questo suscita l'invidia dei colleghi che lo mettono in ridicolo anche agli occhi della moglie, fino a che lei lo molla per un maturo scrittore. Nel romanzo entra in scena anche  Torino: infatti proprio al Teatro Alfieri Giustino, nascosto in un palco dell'ultima fila,   assiste alla prima trionfale del dramma scritto dalla moglie Silvia da cui è da tempo separato. Si teneva in fondo per non farsi scorgere. Sul suo capo già la piccionaia strepitava,  veniva dal basso, dai palchi, dalla platea il fragorio,  il fermento delle grandi serate. Il teatro doveva esser pieno e splendido.  
E la familiarità  di Pirandello nei confronti di Torino emerge anche nel Fu Mattia Pascal,  quando l'ex bibliotecario, oramai divenuto Adriano Meis, ricorda
....un tramonto a Torino, nei primi mesi di quella mia nuova vita, sul lungo Po presso al ponte  che ritiene per una pescaja l'impeto delle acque che vi fremono irose:  l'aria era di una trasparenza meravigliosa, tutte le cose parevano  smaltate in quella limpidezza e io, guardando, mi sentii così ebbro della mia libertà  che temetti quasi d'impazzire



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