Ognuno vale uno

Creato il 23 febbraio 2013 da Pane & Rose

di Assunta Viteritti.

Il tutto è durato un’ora esatta, dalle 21 alle 22. La piazza si è riempita nel pomeriggio fino a sera. Verso le 19.30 era anche piovuto un po’ ma poi la serata è stata buona, senza pioggia e non faceva neanche molto freddo. San Giovanni è gremita, colma, ma mi sono potuta muovere con una certa agilità per guardarmi attorno. Si, forse qualcosa di più di 100.000 persone (in effetti, a dire il vero, ho visto quella piazza anche molto più piena in molti primo maggio e anche alla manifestazione del popolo viola). Non ci sono gli 800.000 che urla lui dal palco, dai!

Dando le spalle al palco di questa enorme folla colpisce la sua varietà. Moltissimi tra gli enta e primi anta, quella popolazione italiana giovane e spiazzata, gente incazzata e divertita, pronta di spirito e riflessiva, donne tante, facce attente, tutti partecipi dello spettacolo (perché di spettacolo si parla) e straconvinti della giustezza delle critiche provenienti dal palco.

Si, in effetti non parevano curiosi passati di là per sentire questo pazzo che parla a raffica contro tutto e tutti ma piuttosto si trattava di convinti elettori arrivati alle cinquestelle negli ultimi anni tramite la rete, persone che andranno nelle urne per votare convinti della giustezza della prospettiva che i grillini porteranno in parlamento. Applausi e risate tantissime, sulle battute più esilaranti e su quelle sprezzanti contro gargamella, il nano/mastrolindo e rigor montis, che hanno governato insieme e non sanno nulla di nulla del mondo che è cambiato, delle tecnologie, della rete.La sensazione è quella di un copione sociale nuovo, inedito, di persone che si identificano nella protesta che sale al parlamento (e salirà!), nell’intento di introdurre nuovi linguaggi, regole, modi di fare.

Trasparenza, competenze, onestà, queste le parole chiave lanciate dal palco da un timido Casaleggio che interviene nella parte finale, insieme al sindaco di Parma e a esponenti cinquestelle della Sicilia. Si tratta di un elettorato che se non ci fosse Grillo forse (anzi di sicuro) non voterebbe, un bacino che pesca nell’astensionismo e nella radicalità di una critica che non si riconosce per niente nel tradizionale piano istituzionale della politica.

Si tratta di uno spazio ampio di consenso, cresciuto nell’arco di 3 anni, attorno a una idea di governo del paese sicuramente poco chiara e ancora in fase germinale ma con una energia e caparbietà capace di attrarre malcontento, indignazione, dispiaceri, insofferenze e anche una sana ironia: un segnale forte di ampia presenza civile che chiede ascolto. Di destra o di sinistra? Questi è difficile dirlo. La sensazione però, a pelle, è che si tratta di un popolo differenziato e variegato che tendenzialmente guarderebbe a sinistra ma che si è stancato assai della sinistra di governo o non governo degli ultimi anni.
E poi lui, Grillo, la folla era tale e la distanza dal palco tanta che i più non l’hanno neanche visto, c’era un grande schermo ma anche quello era insufficiente. Ma non è importante vederlo, lui si fa sentire, eccome. (Ingresso Beppe Grillo Audio) Stordisce per quanto urla, è un imbonitore, non ti lascia pensare, parla a raffica, non smette, sembra non respiri, e giù di tutto. Certo c’è un copione, ripete, ribadisce, crea tam tam, parole d’ordine, cose che avevo già sentito e che lui dice di voler ripetere perché devono restare: nessuno deve rimanere indietro, reddito di cittadinanza, la forza della rete, lavorare meglio e non morire nelle miniere del Sulcis o in un call center con una laurea in ingegneria o esser costretti ad andare all’estero dopo la laurea, eliminare le auto blu, restituzione del rimborso elettorale dei partiti, ridurre la forbice di guadagno tra lavoratori e megadirigenti (a proposito dei guadagni stratosferici di dirigenti di banca, fuoriuscite fantasmagoriche, ecc.) e il nuovo rapporto dovrebbe essere 1 a 12, se io lavoratore guadagno 1 tu megadirigente non puoi guadagnare più di 12, ognuno porta le proprie competenze, la forza del voto femminile, contro le mafie del sud e via di seguito.

E’ finita! ha urlato molte volte, è finita per gli altri (politici e partiti), che avrebbero solo bisogno di psichiatri, (come il papa nel film di Moretti aggiungo io…), devono andare a casa, e giù applausi.Il discorso di Grillo oscilla tra una visione comunitaria (che combina decrescita e tecnologie, risparmio energetico e buon uso delle risorse) e una visione di chiusura verso i cambiamenti più generali del mondo.

Non ha infatti parlato di integrazione, di immigrazione, di globalizzazione, di Europa, di cos’altro succede nel resto del mondo. Questo è strano, almeno per me. Parla un linguaggio semplice, quello dei social network, un linguaggio esperto ma diretto, che emoziona anche. Ha rabbia e c’è quasi disprezzo nelle sue parole, ma recita, lui è un attore e lo senti che si è completamente identificato con la parte che ha nel gioco. Dice di essere un portavoce, un garante del movimento, che poi gli eletti “si faranno il mazzo” dove governeranno, che c’è un sacco di lavoro da fare e che c’è bisogno del tempo operoso di tutti. Un rappresentante del movimento della Sicilia alla fine dice “è meglio un salto nel vuoto con noi che un suicidio assistito con gli altri” e giù applausi.

Il popolo 5 stelle è disciplinato, la piazza ha in più punti contenitori per le lattine e le bottiglie vuote, un piccolo segno di una buona auto-organizzazione. Un piccolo carro con un prete e la bara di un politico morto attraversa la piazza nell’ilarità di molti, bandiere del movimento ma in quantità misurata, qualche slogan scritto a mano del tipo “nuova era arriva la nuova primavera” oppure “il governo del mondo alle donne il rigoverno della casa agli uomini” o semplicemente “amici di Grillo”.
Il popolo romano delle cinquestelle alla fine della serata, si scioglie piano piano, cerca le strade del ritorno, sciama da San Giovanni cantando la colonna sonora del movimento “non siamo un partito, non siamo una piazza, siamo cittadini punto e basta, ognuno vale uno”.



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