di Jan Ole Gerster
con Tom Shilling, Friederike Kempter, Marc Hosemann
genere, commedia
durata, 83
Opera d'esordio del regista tedesco Jan Ole Gerster, colpisce piacevolmente per l'eleganza della messa in scena, un bianco e nero che ricorda in parte Wim Wenders e in parte la migliore commedia all'italiana. Un'efficace musica jazz accompagna la tragi-comica erranza del protagonista, apatico da ogni cosa e da ogni persona che incontra sul suo tragitto. Come suggerisce il sottotitolo italiano, l'impossibilità di prendere un caffè diventa il leit motiv che si articola tra le sventure del personaggio interpretato da Tom Schilling, il muro che erige tra sè e ciò che lo circonda è quasi sempre invalicabile, se non in due opportunità di incontro con due anziani (il secondo emotivamente toccante). La gag spesso sembrano essere brillante reinvenzione autoriale del Woody Allen dei bei tempi, anche se a volte diventano scontate e velleitarie.
Pochi errori che si possono concedere ad un'opera prima nel complesso ben riuscita; in patria ha sicuramente maggiore potenzialità di consenso visti i richiami, seppur velati e mai opprimenti, ad una storia particolare e ancora "calda" come quella di Berlino. Il disturbo emotivo evidenziato dallo psicologo in apertura, si conferma con la risposta sintetica, con leggerezza poetica, che Niko da al padre quando questi gli chiede cosa avesse fatto in due anni di niente:
"Ho pensato"
di Antonio Romagnoli