Non sono uno statistico, ma credo di non sbagliarmi nel dire che i “debutti” dei precedenti ct azzurri siano stati quasi tutti migliori di quello di Brunel. Eppure se dovessi dare un voto al torneo dell’Italia credo che non avrei nessun problema a elargire una sufficienza già adesso e la “conquista” del cucchiaio di legno sposterebbe di poco la bilancia.
Perché oggi il torneo è una sorta di 4+2 con Galles, Irlanda, Francia e Inghilterra che possono guardare Italia e Scozia dall’alto in basso. Da parecchio più in alto. E gli azzurri hanno ceduto a questi avversari tre secondi tempi. Una quantità di minuti complessivi tali da rendere impossibile una vittoria nelle tre gare interessate, ma che se leggiamo gli stessi numeri alla rovescia sta a significare che nelle restanti tre frazioni abbiamo giocato sempre alla pari. Con una migliore tenuta fisica – la vera sorpresa negativa di questo torneo, l’anno scorso non eravamo praticamente mai andati in apnea – avremmo strappato quantomeno dei gap di punti inferiori in un paio di occasioni. Possiamo e dobbiamo fare meglio, ma poteva pure andare molto peggio. E tranne che con il Galles una nuova mentalità la si è vista sempre.
Poi c’è la partita-beffa con l’Inghilterra: squadra giovane e inesperta quanto si vuole ma dal talento enorme e con margini di crescita pazzeschi (lo dico ora: questa Inghilterra e l’Australia nel 2015 saranno le squadre da battere al Mondiale). Squadra comunque capace di superare la Francia vicecampione del mondo nella sua fortezza parigina. Squadra che un mese fa è stata messa sotto dall’Italia in una gara in cui gli azzurri devono solo prendersela con se stessi. Avessimo vinto all’Olimpico oggi leggeremmo la metà delle critiche che vengono scritte.
Il fatto è che questa non è ancora l’Italia di Brunel. Questa è la squadra di Nick Mallett a cui il ct francese ha iniziato a mettere mano. Arrivato a fine ottobre l’ex allenatore di Perpignan ha subito dato prova di grande pragmatismo: “Per il Sei Nazioni il gruppo sarà quello dei Mondiali con qualche innesto, poi vedremo”. Quante volte abbiamo sentito queste parole? Lo stesso dicasi per lo staff tecnico, confermato fino a fine marzo.
Ecco, io credo che nelle prossime settimane verranno annunciate parecchie novità e che il gruppo di giocatori che prenderà parte al tour estivo vedrà tante novità. Che parecchie facce a cui siamo abituati, le vedremo sempre meno. Quella sarà la prima vera Italia di Jacques Brunel. Magari peggiore di questa, speriamo molto migliore. Ce lo dirà il tempo. Di sicuro molto diversa.
E si spera che le novità non riguardino solo chi deve infilarsi un paio di scarpini per andare in campo a giocare, ma anche nel gruppo di persone che devono coadiuvare il ct nel suo lavoro. Non me ne vogliano Troncon e Orlandi, che non ho mai messo sul banco degli imputati e non intendo iniziare a farlo ora, ma i risultati degli ultimi quasi 5 anni non depongono nel complesso a loro favore. Un cambiamento non sarebbe né una vigliaccata e nemmeno un tradimento. A meno che non si voglia in qualche modo “commissariare” Brunel, cosa che non ci porterebbe da nessuna parte.