Olanda, un’economia che rischia di affogare

Creato il 09 agosto 2013 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

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Passata la divisione tra Ovest e Est, crollata insieme al muro di Berlino, l’Europa, con l’ingresso della moneta unica e il devastante impatto della crisi del 2008, si sta sempre più disgiungendo tra Nord e Sud. Una divisione marcata soprattutto dalla diversa visione dell’economia, con gli Stati mediterranei spesso dipinti come: spreconi, cicale, irresponsabili, che hanno vissuto fin’ora al di sopra dei propri mezzi.

Inversamente, i paesi del Nord Europa sono rigorosi, virtuosi, attenti ai conti, globalizzati ecc… Questa valutazione sui generis, che ha preso piede in tutta Europa, si basa fondamentalmente sul rapporto debito/Pil come maggior metro di misura, senza contare altri fattori come ad esempio il debito privato delle famiglie. La convinzione che le economie del Nord Europa non riescano a sviluppare tutto il loro potenziale perché portano il peso di quelle disastrate del Sud, ha portato spesso molti osservatori a prevedere, come possibile soluzione alla crisi europea, un Euro a due velocità, una Euro forte per i Paesi del Nord e un Euro svalutato per i Paesi del Sud.

Ma è davvero così? Davvero i Paesi del Nord Europa e le loro economie sono un fulgido esempio che i Paesi dell’Europa del Sud dovrebbero ricalcare?

Tralasciando la Germania di cui abbiamo già scritto in passato, prendiamo ad esempio il suo alleato più stretto sulla disciplina di bilancio e sulle politiche d’austerità, uno dei (ormai pochi) Paesi europei che si può fregiare di un rating a tripla A: l’Olanda.

Underwater, sott’acqua. Il gioco di parole utilizzato da alcuni giornali come il Der Spiegel e il Wall Street Journal, date le ampie porzioni del territorio dei Paesi Bassi che si trovano sotto il livello del mare, descrive molto bene la situazione economica olandese. Come già detto, anche se generalmente considerato un modello di economia, l’Olanda si trova di fronte al tipo di crisi immobiliare che fino ad ora ha colpito solo gli Stati Uniti e la Spagna. Anche le banche dei Paesi Bassi hanno pompato miliardi e miliardi di prestiti nel mercato immobiliare privato e commerciale dal 1990, senza preoccuparsi che i mutuatari avessero garanzie sufficienti. Seppur davanti a chiari avvertimenti, come spesso accade, le risposte della politica sono state lente e fuori tempo massimo, presumibilmente per motivi elettorali: “Più di un decennio fa, la banca centrale Olandese riconobbe i pericoli di questa euforia, ma i suoi avvertimenti rimasero inascoltati. Solo l’anno scorso il nuovo governo, guidato dal primo ministro conservatore-liberale Mark Rutte, ha emendato le generose scappatoie fiscali, che poco a poco nel mese di gennaio hanno cominciato a scadere. Ma ora è quasi troppo tardi. Nessuna nazione della zona euro è così profondamente indebitata come l’Olanda, dove le banche hanno un totale di circa € 650 miliardi di prestiti ipotecari sui loro bilanci.”

Se nelle valutazioni economiche, tra i metri utilizzati venisse considerato anche il debito privato, si sarebbe facilmente notato come  il debito dei consumatori olandesi è pari a circa il 250 per cento del reddito disponibile.

Debito Privato negli Stati membri UE
Fonte: Eurostat

In confronto, per darvi un’idea, gli spagnoli nel 2011 avevano raggiunto un rapporto di debito solo del 125 per cento.Quest’anno il governo dell’Aja ha violato il criterio del disavanzo della UE, che vieta il nuovo indebitamento oltre il 3% del PIL e non è stato un caso isolato, già nel 2011 il deficit sforò del -4,5 % contro il nostro – 3,9 %, stessa cosa nel 2012 e l’istituto di previsione economica CPB prevede uno sforamento del 3,4% nel 2014.

La disoccupazione è in aumento, i consumi in calo e la crescita è giunta a un punto morto.Come spiega Jörg Rocholl, presidente della European School of Management and Technology di Berlino e membro del consiglio dei consulenti accademici al Ministero delle Finanze tedesco. “I clienti sono troppo indebitati e non possono servire i loro prestiti. Questo provoca problemi alle banche, che non hanno più abbastanza soldi per l’economia. Questo porta alla recessione economica e ad una elevata disoccupazione, che rende il rimborso dei prestiti ancora più difficile.”

Tasso di disoccupazione olandese
Fonte: www.tradingeconomics.com | Dutch statistics office

Il tasso di disoccupazione ha raggiunto in giugno il 8,5%, anche se in realtà è probabilmente molto più alto, perché viene “mascherato” da un gruppo di lavoratori chiamato ZZP. Il “Zelfstandigen zonder personeel” (“Lavoratore autonomo senza dipendenti”) è lontanamente legato al modello del tedesco “Ich-AG” (“Me, Inc.”). Attualmente circa 800.000 ZZP lavorano nei Paesi Bassi.

Ma la chiave di volta della crisi olandese è il crollo dei consumi. L’Olanda soffre di quella che gli economisti chiamano “balance-sheet recession”, cioè una recessione caratterizzata da alti livelli del debito che spinge le famiglie a risparmiare anziché spendere, recessione tipicamente più lunga e più grave dei normali rallentamenti ciclici. Mentre le famiglie stanno tagliando le spese per ridurre i propri debiti, le banche e il governo stanno a loro volta tagliando per sistemare le proprie finanze. Il risultato è che la domanda interna sta precipitando: “Ci siamo imbattuti nel paradosso della parsimonia”, sostiene Bas Jacobs, professore di economia all’Università Erasmus di Rotterdam. “Non è possibile che tutti i settori dell’economia comincino a risparmiare contemporaneamente, senza che ciò inneschi un tracollo della domanda aggregata.”

Le risposte del governo a questa recessione, la terza dal 2009, sono state severe misure d’austerità che hanno già portato a tagli per 46 miliardi, ma evidentemente non sufficienti a mantenersi entro i vincoli UE. Ad aprile, il ministro delle Finanze Olandese Jeroen Dijsselbloem, che è anche il nuovo capo dell’Eurogruppo, ha annunciato altri 4,3 miliardi di € di tagli ai servizi pubblici e sanitari, ma questi avranno effetti solo nel 2014. Queste misure d’austerità hanno provocato un acceso dibattito nel Paese; le critiche maggiori, che vanno dai sindacati alle lobby imprenditoriali, chiedono al governo di allentare i suoi sforzi di riequilibrio dei conti e  lasciare più respiro a famiglie e imprese. Tuttavia: “il primo ministro Mark Rutte, un convinto sostenitore della disciplina fiscale, è determinato a soddisfare le richieste dell’Unione Europea per il 2014. Questo mese la sua coalizione di governo ha raggiunto un ampio accordo  su un pacchetto di 6 miliardi di euro tra tagli delle spese e aumenti delle tasse, che sarà completato dopo la pausa estiva.”

Con queste fosche prospettive future e le miopi risposte del governo l’Olanda si sta allontanando dai paesi “core” dell’Eurozona, e potrebbe anche vedersi portare via la sua amata tripla A. La situazione Olandese, come quella di molti altri Paesi, vedi la Gran Bretagna, la dice lunga sulle valutazioni basate esclusivamente sui parametri mainstream e accettati dal mondo finanziario globale, come il rapporto debito/Pil. Il problema dell’indebitamento privato sarà centrale nei prossimi anni e dimostra come il tanto osannato virtuosismo di certi Paesi non nasconda altro che una voragine.


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