Old Friends and New Fancies by Sybil G.Brinton | Recensione
Creato il 03 maggio 2011 da Missclaire
My Review(✿✿✿✿)Non tutti i sequels, vengono per nuocere...Finalmente ecco il topic conclusivo di un GdL particolare!
VEDI A QUESTO LINK TOPIC PRE-GDL PER LA TRAMA E LA BIOGRAFIA DELL'AUTRICEUna lettura interessante che prosegue l'analisi, più o meno attenta, dell'universo dei sequels austeniani (vedi “GdL Mr Darcy takes a wife”, le recensioni sulla Trilogia della Aidan, i primi romanzi della Bebris, e lo spinoff di Syrie James)...ma cosa accade se, di questi famigerati seguiti, ci troviamo a leggerne il primo in assoluto?Il percorso ideale per un'analisi di tale neo-genere, avrebbe dovuto intraprendere questo titolo per primo, data la sua particolarità unica che lo vede pubblicato un secolo fa (scritto nel 1913 / prima edizione 1914 - Holden & Hardingham, London), e dopo un secolo esatto dall'uscita del suo principale oggetto d'ispirazione: Orgoglio e Pregiudizio (1813).La (quasi) sconosciuta Sybil G. Brinton, a mio modesto avviso, intraprese questo primo esperimento in un momento storico ancora acerbo, non ricettivo, orfano di un pubblico capace di comprendere il carattere celebrativo/innovativo del suo romanzo, ciò ha condotto probabilmente all'immediato tramonto della sua esperienza letteraria (vedi biografia), rispedendo nel limbo un testo tutt'altro che mediocre, au contraire, artefice di un vivace gusto narrativo.Old Friends and New Fancies, come già detto, riprende dal romanzo più amato della Austen, Pride and Prejudice, esattamente a 100 anni di distanza dalla sua pubblicazione (1813)...forse la Brinton sentì l'esigenza di celebrare il primo anniversario?! In questo caso, dovremmo riconoscerle, oltre al primo sequel austeniano, anche la corona di Prima Janeite della storia...!
Ciononostante, come rimarca il sottotitolo “an imaginary sequel to the novels of Jane Austen”, i luoghi, i personaggi, gl'intrecci sono tratti da tutti i sei romanzi canonici, molto coraggiosamente fatti convergere in un'ipotetica trama dagl'esiti insperati, quanto felici.Credo di parlare a nome di tutte le partecipanti al GdL, affermando che la curiosità iniziale verso questo titolo ha preso origine dalla sua peculiarità in qualità di “opera prima”; uno stato di sospensione ed attesa ci ha lasciate in silenzio nei primi capitoli; ed una trama inaspettatamente funzionale e decisamente scorrevole ha finito per coinvolgerci sino all'inevitabile lieto fine.Detto ciò, è facile indovinare la valutazione di questa lettura, indiscutibilmente il primo e, forse, proprio per questo, il migliore dei sequels austenianiNon è mia intenzione fare una classifica del genere, soltanto sottolineare la differenza sostanziale tra questo titolo e tutti quelli (buoni e meno buoni) che ne hanno ripreso l'idea, se pur a distanza di tempo e forti della scusante (non trascurabile) di fungere da semplici seguiti di un'invenzione altrui. E' noto che il mondo dei sequels, prequels e spinoff, trae la propria ragion d'essere principalmente dall'intenzione spesso palese di cavalcare l'onda del successo di un certo romanzo, autore o argomento; la componente celebrativa dell'oggetto-sorgente emerge solo in parte, ciò allarga certamente i confini del pubblico fruitore, ma rende più ardua l'individuazione dei titoli realmente stimabili in un tale caos consumistico.Quando la Brinton sperimentò il suo sequel, non c'era ancora quella fruibilità del genere che esiste oggigiorno, indubbiamente avrà pensato ai rischi di un tale salto nel buio...ma era forte della propria reale ammirazione e conoscenza dell'argomento Austen, abbastanza da trovare l'ardire di pubblicare il suo personale tributo, più o meno cosciente del fatto che si trattasse della prima volta di un tale soggetto. Sebbene incredule davanti all'insuccesso della Brinton, le siamo affezionatamente grate per averci consegnato comunque i suoi sforzi, regalandoci l'emozione inattesa di un seguito incondizionato, privo di qualsiasi contaminazione esterna, colmo di sincera stima verso l'autrice di cui è strumento celebrativo e, senza alcuna riserva, atto di devozione. Il libro riassume quasi naturalmente il fascino evocato dai sei romanzi austeniani, la scrittrice fa dono ai tanti personaggi di una nuova vita (se si esclude la morte, a dir poco sconcertante, del caro Colonnello Brandon! XD), esattamente come ognuna di noi, almeno una volta, ha sognato di fare...ad occhi aperti sulla fine di un romanzo della Austen, o magari, ancora là in mezzo, tra le sue pagine, con il mento seduto nel palmo di una mano, pensierose e sognanti, sature eppure affamate di quelle immagini meravigliose, che solo Zia Jane era capace di creare.Come le mie squisite compagne di lettura hanno rimarcato nelle loro reviews, l'inizio del libro ci ha lasciate in parte perplesse, trovandoci di fronte ad una Lizzy intraprendente, nelle vesti di una tessitrice di matrimoni, piuttosto lontana dalla discrezione propria del personaggio austeniano! Ben presto, però, la Brinton dev'essersi accorta che l'introduzione di Mrs Emma Knightley (ex Miss Woodhouse) nella trama, avrebbe creato un imbarazzante conflitto, come pure, resa evidente l'incongruenza di una Lizzy-Matchmaker, salvandone l'immagine dalla pericolosa alterazione nel rispetto del suo ruolo originale.Se l'inizio del romanzo sembrava claudicare un poco, il suo incedere prosegue migliorando notevolmente, catturando l'attenzione del lettore grazie ad un progressivo complicarsi ed intrecciarsi degli eventi; brevi ma esaurienti passaggi c'informano sull'evoluzione dei personaggi dei romanzi austeniani, a tre anni di distanza da dove li avevamo lasciati; questo modo di scrivere fresco e diretto, unito alla scorrevolezza di un inglese scevro di ridondanze, induce il totale coinvolgimento nella storia, la quale avanza sempre più decisamente verso una risoluzione finale che, credo, avrebbe approvato persino la cara Zia Jane.I protagonisti sono necessariamente quei personaggi rimasti in sospeso nelle cronache austeniane: Miss Georgiana, la deliziosa timida sorella di Darcy, ora confidente dell'acquisita sorella Lizzy, quanto improbabile futura sposa del beneamato cugino Colonnello Fitzwilliam; quest'ultimo, nelle vesti di scapolo ormai maturo, troppo educato e sensibile per osare deludere le aspettative dei neo-proprietari di Pemberley; la disarmante Kitty, sorella di Lizzy, maturata appena un poco dalla recente lezione scaturita dalla fuga imprudente dell'altra sorella, Lydia.Sebbene i personaggi, fin qui citati, provengano dallo stesso romanzo (Orgoglio e Pregiudizio), la Brinton affianca all'eroina principale (Miss Georgiana) una rinnovata (è proprio il caso di dirlo!) Miss Mary Crawford (Mansfield Park), forse un tantino troppo diversa dal suo originale, ricondotta verso una modestia ed un'introversione che ricordano più direttamente Miss Jane Farifax, che l'intraprendente e superficiale Mary...un'incongruenza che mi sento di trascurare volutamente a favore della situazione narrativa che la vede oggetto del desiderio del caro Colonnello Fitzwilliam!Interessante il confronto tra le personalità di Georgiana e di Kitty unite in un'amicizia che definirei a senso unico, quanto divise dall'amore più o meno sincero per l'aitante, quasi perfetto*, Capitano William Price (*perfetto agl'occhi di un pubblico femminile generico, difatti, per la sottoscritta, la perfezione coincide unicamente con Darcy...).Divertenti gli scontri con Lady Catherine, le cattiverie appena affilate di Miss Bingley, quelle più spregiudicate e molto insinuanti di Mrs Jennings e le sorelle Steele, infine, le tirate d'orecchi di Mr Knightley alla sempre troppo entrante moglie Emma (smetterà mai di fare le veci di Cupido?!).Invero, la trama articolata, i fraintendimenti posizionati ad hoc, gli efficienti ruoli-chiave dei personaggi secondari...hanno tutti contribuito a coinvolgermi nella lettura, monopolizzando la mia attenzione sino a farmi dimenticare ogni errore, ogni imprecisione...persino la mia scarsa comprensione della lingua inglese! XDNon mancano le frasi poco liberamente riprese dai testi originali, con la semplice sostituzione dei nomi, come le situazioni molto simili, sebbene interpretate da personaggi che avrebbero dovuto reagire, forse, in modo più coerente col proprio carattere...ma ciò non mi ha pesato più di tanto, me ne sorprendo tuttora!Probabilmente, il segreto di questa piacevole lettura sta proprio nel riutilizzo degli stessi ingredienti austeniani, se pur mescolati in una nuova ricetta, in cui la Brinton ha messo soprattutto la propria abilità di cuoca, cosciente dell'indubbia bontà di questi ed al riparo da ogni paragone, in quanto forte della sua natura inedita.E quali sono questi ingredienti magici se non quelli cui il genio di Jane Austen ci ha irrimediabilmente abituato?Semplice riconoscere il Pregiudizio, l'Orgoglio, la Persuasione, il Senno e la Sensibilità, cui forse manca un po' del condimento unico della Zia: il salubre ed immancabile sale dell'Ironia...
Miss Georgiana's ReviewLost in Austen- Molto prima che Amanda Price si perdesse a Longbourn;- Prima dei tempi sospetti in cui la televisione ed il cinema potessero influenzare l’immaginario collettivo con i personaggi austeniani che automaticamente vengono personificati da questo o da quell’attore;- Prima che gli sceneggiatori ci influenzassero con la loro interpretazione dei romanzi;- Prima del boom dei sequel e degli spin-off, spesso inquinati da presenze aliene di zombie e di vampiri,Sybil G. Brinton, nel lontano 1913 scriveva quello che è da considerarsi il primo sequel di Pride and Prejudice e non solo, ma anche di Mansfield Park, Persuasion e compagni, con una lingua che è più giovane di un secolo, ma tuttavia decisamente più vicina all’originale.Il risultato è un romanzo fresco e gradevole, che si legge con piacere, e ci fa ritrovare là dove li avevamo lasciati (tranne uno, ahimè!) i personaggi di tutti i sei romanzi di Jane Austen… tanto che a volte ci si perde (da cui il titolo della recensione).Infatti, la Brinton, per non dover inventare dei nuovi personaggi, come è stato ampiamente fatto in seguito, con risultati discutibili, li ha riciclati.Ma c’è una pecca: poiché i personaggi appetibili erano già tutti accasati, soprattutto quelli femminili, la Brinton è costretta a trasformare Mary Crawford in un modello di virtù, cosa che, a mio modesto parere, non è affatto (ma io potrei essere influenzata dall’immagine cinematografica di Embeth Davidtz, o anche no).Tanto per cominciare in questo romanzo i coniugi Darcy sono relegati ad un ruolo di secondo piano: Elizabeth si vota alla sua nuova attività di Matchmaker (non disperate, anche Mrs Knightley non ha perso il vizietto!), Darcy diventa assolutamente marginale, per cedere il posto ai veri protagonisti del romanzo: Georgiana ed il Colonnello Fitzwilliam.Il romanzo si apre infatti con la rottura del loro fidanzamento e la conseguente ricerca di un partner ideale per entrambi.La presenza di tanti personaggi austeniani risparmia alla Brinton il disturbo di doverci descrivere e, soprattutto, farci comprendere il carattere di nuovi acquisti, tuttavia, come nel già citato caso di Mary Crawford, il loro comportamento non risulta coerente con il modello creato dalla penna della maestra.Ed ecco che James Morland è meno sempliciotto di quanto apparisse nell’Abbazia, Mr Yates è sempre chiacchierone, ma meno egocentrico e bamboccione che in Mansfield Park.E che dire di Miss Bingley e Mrs Hurst, un modello di sensibilità nei confronti di Georgiana, in occasione del primo incontro di questa con Fitzwilliam dopo la rottura del fidanzamento (Mrs Hurst made a vague answer, for both she and her sister werw sincerely anxious to spare Georgiana any embarassment, and they would not, on their own accord have referred to Fitzwilliam until they knew how she was able to bear the mention of his name in public).Certo, alcuni personaggi non si smentiscono (vedi John Thorpe, in arte Buzz, che mette in circolazione voci non confermate di fidanzamenti), Mrs Jennings, che spettegola vivacemente nel salotto di Mr e Mrs Edward Ferrars, divertendosi ad accoppiare col pensiero e con battutine intempestive le signorine in età da marito, le sorelle Steele, che macchinano a spese del Colonnello Fitzwilliam (dato che Anne potrebbe essere interessata), e Lady Catherine, inflessibile nei suoi giudizi inappellabili.Nell’intreccio della storia si intravedono frammenti degli intrecci dei romanzi di Jane Austen, come un’enorme scacchiera in cui le pedine sono state spostate ad interpretare i ruoli che già erano stati di altri.Ed anche le frasi che già erano state lette, vedono sostituiti i nomi per ottenere lo stesso risultato (Who could think of a Morland when they had been better attracted by a Price! pensa Georgiana, come già Lady Russell aveva pensato riferendosi a Louisa Musgrove ed Anne Elliot), per non parlare delle proposte di matrimonio: un vero patchwork di quelle scritte da Jane Austen.Tutto sommato una lettura molto gradevole, più vicina all’originale di quanto non si sia mai più riusciti ad arrivare in seguito – e non sto pensando alle contaminazioni con mostri o alle P&P variation, ma ai romanzi più garbati.Ma non perdonerò mai alla Brinton di aver fatto morire il Colonnello Brandon (lo avesse fatto per un motivo plausibile, che ne so, far sposare Marianne con il Colonnello Fitzwilliam, per esempio)!
Mrs Sylvia-66's ReviewAlle origini di tutti i derivati austenianiI motivi di curiosità verso questo derivato da JA sono moltissimi e tutti ne giustificano ampiamente la lettura.Innanzitutto, perché, secondo quanto la casa editrice Sourcebooks dichiara in copertina, questo è il primo derivato austeniano della storia: la data di prima pubblicazione, infatti, è il 1913 (un secolo esatto dopo P&P!). A buona ragione, dunque, lo possiamo ritenere antesignano e fondatore di un intero genere, divenuto oggi fenomeno editoriale assai prolifico.In secondo luogo perché, essendo stato scritto in totale assenza di altri esempi simili, Sybil Brinton non ha avuto tempo né modo di essere influenzata dalla massa abnorme e sempre prolifica di derivati austeniani di ogni genere (letterario o cinematografico) e dalle loro libere interpretazioni, né dalle fan fiction. Insomma, in questa pioniera c'è proprio un grande amore per la materia austeniana pura e semplice, senza alterazioni.Infine, perché sulla base portante di P&P vengono inseriti una quantità di personaggi tratti da tutti gli altri romanzi di JA, trasformando, dunque, questo romanzo in una vera e propria summa di tutta l'opera austeniana, quasi come se si trattasse di un omaggio alla scrittrice ed al suo microcosmo letterario.Il quadro da cui si parte è fedele alle note di chiusura lasciate da Jane Austen nell'ultima pagina di P&P.Sono passati 3 anni e mezzo dal matrimonio di Darcy ed Elizabeth, i quali hanno già due figli (un maschio di 2 anni ed una femmina di pochi mesi) e vivono stabilmente a Pemberley con Georgiana, ancora nubile e timida. Hanno già ricucito i rapporti con Lady Catherine ma solo per il minimo indispensabile. I Bingley vivono a poche miglia da Pemberley, anch'essi con figli. Mr e Mrs Bennet, Mary e soprattutto Kitty non mancano di soggiornare a lungo presso le due figlie maritate.Con grande soddisfazione di tutte noi, Mrs Brinton aggiunge che Lizzy e Darcy hanno intessuto rapporti di sincera amicizia con i Ferrars, in quanto Darcy ha affidato ad Edward una rettoria, e con i Wentworth. E aggiunge una nota di comicità raccontando di una Lydia, sempre fedelissima a se stessa, riluttante a partire per l'America al seguito del marito, Wickham.Tutti i personaggi vengono messi in campo fin dalle prime pagine ed il sovraffollamento provoca un lieve rumore di fondo un po' fastidioso... Forse perché siamo a Bath e, zia Jane insegna, quello è un luogo caotico per eccellenza... Ma poi la vicenda si sposta a Londra e Pemberley, i personaggi prendono tutti il proprio posto, e la storia comincia a concentrarsi soprattutto su Georgiana, Kitty e il Col. Fitzwilliam e le loro pene d'amore.Come indicato nell'incipit del romanzo:There is one characteristic which may be safely said to belong to nearly all happily-marrieed couples - that of desiring to see equally happy marriages among their young friends [...]Mrs Brinton, attraverso i Darcy, desidera "mettere a posto" le figure non sposate ma comunque meritevoli che zia Jane lascia in sospeso, soprattutto quelle di P&P.Mi lascia perplessa che, dopo tutti questi anni, Kitty sia ancora così sciocca e futile, e Georgiana così timida ed insicura - la stessa zia Jane ci ha raccontato che la frequentazione dei Darcy e dei Bingley le hanno migliorata e maturate.Ma il personaggio che mi stupisce di più è il Col. Fitzwilliam: molto insicuro, molto più sentimentale di quanto non sia in P&P, così diverso dal militare piacevolmente sicuro di sè in ogni frangente, soprattutto mondano. Qui è quasi troppo sentimentale e in balia degli eventi.Gli unici che non ritrovo affatto - perché comprimari di lusso che discretamente vegliano sul balletto delle nuove coppie - sono i miei amati Darcy&Elizabeth, ma credo che Mrs Brinton abbia fatto una scelta prudente ed intelligente, anzi, di buon gusto, proprio evitando di "rimaneggiare" questi due pezzi da 90! Un esempio del tutto ignorato dalle sue discendenti, come ben sappiamo...Tuttavia, fondamentalmente ,tutti personaggi restano fedeli a se stessi: e questo è un grande merito di questo libro - abituati come siamo a derivati che fanno scempio delle caratteristiche di tutti i personaggi austeniani.Il testo è scritto in un inglese piacevolissimo e scioglievolissimo. E, di certo, è bene aver letto tutti i romanzi per potersi gustare appieno le dinamiche ed i riferimenti. Se proprio devo trovare un difetto, posso dire che mancano l'ironia e lo sguardo acuto di Jane Austen... ma, ovviamente, di zia Jane ce n'è stata solo una!
Miss @Silvia Bennet's ReviewIn questo romanzo si avvera un mio sogno: vedere tutti i personaggi austeniani interagire tra di loro!Old Friends And New Fancies è un romanzo delizioso, il primo sequel austeniano della storia! Pubblicato nel 1913, mescola in maniera intelligente diversi personaggi provenienti dai sei romanzi austeniani; l’azione si svolge tra Bath, Londra e Pemberley e tutto parte dalla rottura del fidanzamento tra Georgiana Darcy e il Colonnello Fitzwilliam. La Brinton si dimostra dotata di quell’ironia che manca a quasi tutti gli odierni sequel austeniani e che invece dovrebbe essere il primo motivo che spinge una scrittrice a cimentarsi nel difficile compito: esserne dotata.Quindi questo romanzo si dimostra tra i migliori (se non addirittura il migliore) spin-off perché appunto tratta i personaggi e i possibili sviluppi successivi delle rispettive vicende con estrema intelligenza e rispetto per l’originale, laddove invece la maggior parte dei sequel mostrano improbabili quanto assurde evoluzioni delle storie… cosa quanto mai sbagliata, perché va bene immaginare e inventare… ma se ti basi su un testo già esistente… hai il dovere morale di attenerti all’originale senza stravolgerlo!Pregio della Brinton è quindi quello di proporci un contesto e uno stile di scrittura vicini a quello di zia Jane. Inoltre, per quanto riguarda l'aderenza all’originale aiuta il fatto che sia un testo scritto oltre un secolo fa: averlo composto a fine Ottocento/inizio Novecento quando tutto sommato la mentalità, l’approccio alla vita e alla società, il modo di porsi erano ancora abbastanza simili all’inizio dell’Ottocento ha permesso all’autrice di calarsi in maniera convincente nel contesto da lei descritto, immedesimazione che un’autrice attuale, pur studiando a fondo il periodo storico, non potrà mai raggiungere perché vive e opera in un contesto diverso e quel mondo non le appartiene: applicare una mentalità del 21esimo secolo all’epoca Regency è impresa difficile.Se ci si aggiunge poi che oggi le autrici impegnate in spin-off sono mosse da logiche di vendita/economiche attente al gusto delle lettrici, che non disdegnano scelte controverse e azzardate pur di vendere una copia in più, calcoli che di certo non appartenevano alla Brinton e che non l’hanno spinta a riflessioni dettate dalle logiche di mercato mentre scriveva questo libro, fanno comprendere quanto questo spin-off sia forse l’unico che merita credito: nato non nell’era mediatica, ma dettato veramente e genuinamente dal desiderio di rendere omaggio ad un mostro sacro della letteratura che ha segnato il destino di tutte noi.