Oldboy (2003)

Creato il 04 dicembre 2013 da Babol81
Questa settimana dovrebbe uscire in Italia il remake di Oldboy (Oldeuboi), diretto da Spike Lee. Per dovere di completezza ho quindi recuperato l’originale del 2003, diretto da Park Chan-Wook e tratto dal manga omonimo di Nobuaki Minegishi e Garon Tsuchiya.

Trama: Oh Dae-Su viene rapito una sera e tenuto prigioniero in una stanza per 15 anni. Una volta liberato, dovrà rimettere assieme i pezzi del puzzle e capire chi lo abbia imprigionato e perché…

Dopo aver visto Oldboy il primo pensiero che mi è passato per la testa è stato “Capolavoro!”, il secondo è stato una domanda, ovvero come diamine avrà fatto Spike Lee a riportare su pellicola non tanto le immagini dell’originale (ho visto il trailer e più o meno le scene chiave mi pare vengano rispettate) quanto, innanzitutto, il terribile colpo di scena finale e, secondo ma non meno importante, l’atmosfera che permea l’intera opera. Sì perché, se volessimo proprio essere superficiali, Oldboy potrebbe essere etichettato come l’ennesima, violenta storia di vendetta costruita su un intricato thriller.. ed effettivamente, se la cosa si fermasse qui, qualunque streppone potrebbe permettersi di girarne un remake e a nessuno verrebbe in mente di scandalizzarsi. Il problema però è che Oldboy non è affatto un disturbante e violento fumettone, bensì una pellicola complessa, composta da molteplici sfumature ed impossibile da ascrivere ad un solo genere, capace di mescolare in una sola sequenza commedia e tragedia, momenti grotteschi e altri assolutamente commoventi, pietà per il protagonista ma anche per il suo aguzzino, fastidio verso l'uno e verso l'altro. Lungi da me rivelare alcunché della trama perché è importante assaporare ogni singolo fotogramma e godere delle emozioni contrastanti che colpiscono dritte al cuore e allo stomaco finché il tempo sembra quasi fermarsi; posso solo dire che, nonostante tutto, Oh Dae-Su non è un personaggio positivo né un eroe, piuttosto è uno sciocco ridimensionato solo dalla sofferenza e dal desiderio di vendetta, mentre il suo antagonista è un debole schiacciato dal dolore che finge di essere più forte e "cool" di quanto non sia, entrambi resi meno umani dalla solitudine e dalla mancanza di qualcosa di positivo per cui vivere.

Questa trama così articolata viene ancor più impreziosita dalla fantasia e dalla bravura di Park Chan-Wook, che riesce a trasformare ogni sequenza in un poema in movimento, dalla più semplice alla più complessa, arrivando persino a "saccheggiare" registi occidentali come Buñuel e Cronenberg. Il regista alterna, senza soluzione di continuità, momenti di ultraviolenza mirabilmente condensati in un lunghissimo piano sequenza dove il protagonista armato di martello affronta gli scagnozzi del suo aguzzino, momenti surreali, scene poetiche immerse nella natura, flashback virati nei caldi e nostalgici toni del marrone, flash splatter quasi insostenibili. Il suo affresco, straniante e spesso difficile da comprendere per un occidentale, ha un unico filo conduttore, incarnato nell'incredibile fisicità dell'attore Min-Sik Choi (già apprezzato, nonostante l'istintivo disgusto, nel devastante I Saw the Devil), che si annulla completamente nel personaggio di Oh Dae-Su e arriva a toccare vertici di bravura quasi inconcepibili, soprattutto nel devastante e drammatico prefinale. Degna spalla di questo protagonista così intenso è la dolce e pazza Mi-Do che, con la sua innocenza e i modi di fare infantili (non posso parlare della mia scena preferita perché sarebbe uno spoiler enorme!!), rende ancora più tragica la pellicola e straziante il finale, girato in Nuova Zelanda e accompagnato da un delicato walzer che aiuta lo spettatore a conservare nell'animo un amaro senso di ineluttabilità e sconfitta sino alla fine dei titoli di coda. Prima di buttarvi nel probabile piattume di un inutile remake americano, fatevi un favore e recuperate questo capolavoro; probabilmente non dormirete per un paio di notti ma ne sarà valsa la pena.

Del regista Chan-Wook Park ho già parlato qui mentre Min-Sik Choi, che interpreta Oh Dae-Su, lo trovate qua.
Ji-Tae Yu interpreta Lee Woo-Jin. Coreano, ha partecipato a film come Into the Mirror e Lady Vendetta. Anche regista e sceneggiatore, ha 37 anni e un film in uscita.

Hye-jeong Kang interpreta Mi-Do. Coreana, ha partecipato a film come Three... Extremes e Lady Vendetta. Ha 31 anni.

Oldboy è il secondo capitolo dell’ideale trilogia della Vendetta cominciata con Mr. Vendetta e conclusa con Lady Vendetta ed è l’unico finora ad avere ispirato un remake (anzi due, contando anche la versione non ufficiale indiana, Zinda). Aspettando (con un fortissimo presagio di diludendo) che esca, nel caso Oldboy vi fosse piaciuto consiglio la visione di I Saw the DevilStoker. ENJOY!

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