Quando i film si fanno ad episodi.
Mai come in questo caso sottotitolo fu più vero.
Perchè Olive Kitteridge è sì una miniserie targata HBO, ma potrebbe tranquillamente essere un lungo film, di 4 ore, che racconta la vita, il rancore e il difficile carattere di una donna, di una madre, di una moglie.
I nomi coinvolti sono quelli del grande cinema, a partire dalla regista, Lisa Cholodenko (I ragazzi stanno bene), che ha trasportato su schermo il romanzo omonimo di Elizabeth Strout, premio Pulitzer nel 2008 (in Italia pubblicato da Fazi Editore).
A dare il volto alla protagonista, un'intensa Frances McDormand che ci si chiede come possa essere stata battuta domenica notte da Maggie Gyllenhaal... giurati, l'avete vista questa donna?
L'avete vista al naturale, invecchiare e farsi odiare?
Oltre a lei, Richard Jenkins, l'adorabile Zoe Kazan, Peter Mullan, John Gallagher Jr. (il Jim di The Newsroom) e Bill Murray.
E non a caso, la miniserie ha avuto la sua anteprima in quel del Festival di Venezia.
Ma chi è questa Olive?
Perchè dedicarle 4 ore della nostra vita, o altrettante, se non di più nel leggerla?
Olive è una donna della campagna del Maine, pratica, sbrigativa, dai modi burberi ed incline al rancore e agli sbalzi d'umore.
Maestra alle scuole medie è l'insegnante più temibile, anche dal figlio, costretto più degli altri alunni a darsi da fare, sopportando gli sbotti e gli epiteti poco gentili della madre.
A farle da contraltare, fortunatamente, un marito devoto, che ancora le regala biglietti d'auguri, cioccolatini per San Valentino e che la ama, fondamentalmente, cercando di smussare i lati fin troppo acuti del suo carattere.
Il loro è un matrimonio quasi allo sfascio, però, quando li conosciamo. Potrebbe prendere altre vie, altre strade attraverso infatuazioni, potrebbe far finalmente togliere ad entrambi la maschera che portano per sopportarsi.
Ma così non è, per altri 25 anni, Olive e Henry vanno avanti, vedono il figlio crescere, laurearsi e sposarsi, vedono il loro piccolo paese cambiare, gli amanti platonici passare, la depressione e la vecchiaia avanzare inevitabili.
E' un ritratto intenso quello che ne esce, e non solo grazie ad una prova immensa della McDormand.
Olive si fa odiare, è contraddittoria, è burbera, ma allo stesso tempo il suo odio per chi ritiene inferiore, la sua schiettezza, la rendono unica e superba.
Umana quando ammette i suoi errori, capace di amare, nonostante tutto.
Ha un passato che non può dimenticare, un padre andato nel peggiore dei modi, con cui fare i conti ogni giorno, perchè il passato, quel fucile, quei fucili, tornano e ritornano nella sua vita, nei 25 anni che osserviamo.
E capiamo che se Jessica Fletcher abitava nel Maine un motivo c'era, viste le morti numerose che incidentalmente o meno avvengono.
E proprio la morte sembra accompagnare Olive, e quella pistola, che noi le vediamo caricare fin dall'inizio, è un monito e un presagio.
La Cholodenko mette in scena tutte queste contraddizioni distillando le immagini, con inquadrature (a partire dall'ottima sigla) precise, buie e vive.
Gli anni che passano sono quelli di una vita qualunque, in cui fatti poco ordinari succedono, certo, ma che vedono protagonista una donna che deve perdonarsi e farsi perdonare, che non accetta il mondo ma che non può separarsene, e che forse, solo dopo questa consapevolezza, può trovare la pace.
Perchè guardandosi indietro, così come l'abbiamo vista noi, quel rancore, quella rabbia, sembrano solo un ricordo sbiadito di una donna complicata.
Il 23 e 30 gennaio, la miniserie andrà in onda su SkyCinemaGuarda il Trailer