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Olivicoltura, la Puglia si dà appuntamento al tavolo tecnico interprovinciale di Lecce

Da Antoniobruno5
Olivicoltura, la Puglia si dà appuntamento al tavolo tecnico interprovinciale di Lecce
di Antonio Bruno
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Potrei scrivere che quella dell’olio e dell’olivo è una lunga storia, parte dalla notte dei tempi e accompagna l’uomo sin dalla nascita. Ma in vista del Tavolo Tecnico Interprovinciale sull’Olivicoltura, organizzato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari, dal Consorzio di Bonifica Ugento Li Foggi e dal Consorzio di Bonifica dell’Arneo, in collaborazione con l’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari, che si terrà lunedì 28 febbraio 2011 alle ore 10.00 presso la Sala Conferenza della Regione Puglia in Via Aldo Moro a Lecce è meglio che la mia storia abbia inizio dagli anni che seguono il 1960.
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Frantoiani e Associazioni dei produttori olivicoli del Salento leccese
Prima i frantoiani, a cominciare dal 1966, e poi le associazioni dei produttori, a partire dal 1978 sono state investite da funzioni primarie nel sistema comunitario di intervento.
I frantoiani sono i soggetti che certificano i quantitativi di olive trasformate, ed è del tutto evidente che tale funzione rafforza la loro posizione di intermediazione nei canali industriali.
Le associazioni obbligavano, anzi costringevano gli olivicoltori, ad associarsi in forza dei regolamenti comunitari poiché solo così questi ultimi potevano beneficiare dell'aiuto comunitario.
L’aiuto comunitario ai produttori olivicoli del Salento leccese
L’ aiuto comunitario era legato ai quantitativi di olio prodotto, stabilizzava i redditi degli olivicoltori, senza tenere in nessun conto la loro possibilità di stare in rapporto con il mercato. L’altro effetto si evidenziava nel sostegno all’ offerta anche quando i prezzi, per i notevoli quantitativi o per le vicende di mercato erano bassi.
La tutela degli olivicoltori del Salento leccese e dell’industria olearia
La tutela degli olivicoltori ha riguardato anche la tutela dell’industria olearia. Il governo italiano ha potuto praticare questa strada di doppia tutela fino a quando l'industria olearia è stata dipendente dalla olivicoltura italiana e di quella del salento in particolare.
Il consumo italiano di olio d’oliva prima degli anni 90
Prima degli anni 90 il consumo interno di olio di oliva era superiore alla produzione italiana di olive, questo era l’effetto della produzione della produzione di olive attraverso dazi di importazione.
Il ciclo dell’olivo determinava i prezzi dell’olio
Tutti sappiamo che l’olivo ha una produzione che si caratterizza da un ciclo biennale; infatti ad un anno di buona produzione che viene detto di “carica” in genere segue un anno di produzione inferiore al primo che viene detto di scarica e proprio questo faceva si che l'olivicoltura determinasse i prezzi alla produzione.
L’industria olearia importa olio senza pagare il dazio
In forza de i regolamenti comunitari fu consentito all’industria olearia di importare l'olio in esenzione temporanea di dazio per lavorarlo e riesportarlo come made in Italy. Ebbene l’industria dell’olio nonostante l’offerta di olive italiane non soddisfacesse l’esigenza del mercato grazie a premi all'esportazione concessi all’olio prodotto in Italia, ebbe la possibilità di beneficiare di un aiuto al consumo, sfruttando allo stesso tempo una equivoca classificazione dell'olio.
Con concorrenza dell’olio proveniente dalla Spagna gli olivicoltori del Salento leccese sono rimasti senza protezione.
A metà degli anni '90 è arrivata sul mercato europeo la produzione di olio spagnolo, che dopo aver consumi interni destinava un grande quantitativo all’esportazione. Ecco perché gli olivicoltori italiani, e in particolare quelli del Salento leccese per la stragrande maggioranza di olio lampante prodotto, sono passati da una condizione protetta ad una fortemente concorrenziale.
Il Tavolo Agricolo Provinciale di Lecce sulla criticità del comparto olivicolo
Lo scorso 2 dicembre a Lecce nel corso del Tavolo Agricolo Provinciale si è preso atto che i prezzi dell’olio sono troppo bassi. Poi c’è il problema della scarsa quantità di olio di qualità che viene prodotta nel salento leccese che non è sufficiente a colmare la richiesta. Non ultime le preoccupazioni degli agricoltori, per lo più 65enni, che si chiedono quale sarà il loro futuro.
Il tavolo coordinato dall’Assessore Provinciale all’Agricoltura Francesco Pacella ha discusso e analizzato i problemi al fine di costruire sinergicamente un progetto di rilancio che possa far sopravvivere le aziende olivicole del Salento leccese, rendendole competitive sul mercato.
In particolare l’Assessore all’Agricoltura Francesco Pacella ritiene che “Occorre ridefinire una nuova politica un nuovo piano che preveda interventi significativi per l’olivicoltura del Salento. Nel corso degli anni, nonostante si siano avute le risorse necessarie, non si sono sfruttate al meglio. Al di là dei mea culpa ora dobbiamo guardare avanti”.
Il Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone ha proposto l’applicazione dell’energia rinnovabile nell’agroalimentare poiché tutto il settore sta attraversando un cambiamento radicale e le esigenze dei consumatori sono quelle di una qualità certificata, quelle della sicurezza alimentare, per questo vi è la necessità di puntare sulla qualità.
Le conclusioni del Tavolo Agricolo Provinciale di Lecce
In quell’occasione si sono conclusi i lavori tutti d’accordo sulla necessità di riprogettare l’olivicoltura nel Salento, non arrivando all’estirpazione. Inoltre sempre in quella sede per salvare il settore si chiese aiuto e sostegno alla Comunità Europea.
Il Tavolo Tecnico Interprovinciale sull’Olivicoltura di lunedì 28 febbraio 2011
Il Tavolo Tecnico Interprovinciale sull’Olivicoltura, organizzato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari, dal Consorzio di Bonifica Ugento Li Foggi e dal Consorzio di Bonifica dell’Arneo, in collaborazione con l’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari è stato organizzato poiché la possibilità di affrontare la crisi dell'olivicoltura dipende da molti fattorie
in primo luogo una generale impreparazione nell'analisi del settore, nelle università, nelle organizzazioni professionali, nelle unioni e nel ministero. Tutto questo cercando di imitare le buone pratiche della Spagna dove esistono strutture accademiche e di ricerca che seguono permanentemente i problemi dell'olivicoltura e pubblicano i risultati; e per superare la circostanza che in Italia questa attività è casuale e saltuaria, se si eccettuano i lavori dell'ISMEA e in particolare i Rapporti annuali sulla filiera. A questo proposito sarebbe opportuno imitare il Ministero dell'Agricoltura spagnolo che raccoglie e diffonde informazioni, e sostiene finanziariamente i gruppi di lavoro. Appuntamento quindi a Lecce lunedì 28 febbraio 2011 alle ore 10.00 presso la Sala Conferenza della Regione Puglia in Via Aldo Moro per prendere parte ai lavori del Tavolo Tecnico Interprovinciale sull’Olivicoltura.

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