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Oltre due milioni: è questa la preoccupante stima che l’associazione ITalents fa dei giovani italiani fuggiti all’estero. La stima si basa sui dati Istat e Aire più recenti, che calcolano: 350mila 18-24enni , 600mila 25-34enni e 650mila 35-40enni italiani all’estero.
La somma algebrica porta a un milione e 600mila under 40 italiani “ufficiali” oltreconfine: a questi va aggiunto un ampio margine di tolleranza, che si basa sull’evidenza -conclamata- di un’ampia fetta della comunità tricolore che ha scelto di non registrarsi all’Anagrafe Ufficiale dei Residenti Estero. Di qui la stima sugli oltre due milioni di under 40 oltre le Alpi. Un numero enorme, che deve farci comprendere fino in fondo le straordinarie potenzialità -per il sistema-Paese- di questa grande massa di giovani professionisti all’estero. Dotati di una visione internazionale, grandi competenze linguistiche, e di una mentalità globale, in grado di cambiare -una volta per tutte- il provincialismo corporativo italiano. Buttandone a mare il libro-mastro delle regole.
Non tutti sono fuggiti: molti vi sono nati, oltreconfine. Ma è lecito stimare in numerose centinaia di migliaia i nostri “expats” che all’estero ci sono andati per forza. Non per scelta.
Intanto le ultime statistiche dalla Penisola non dipingono un quadro consolante, per chi resta: la scorsa settimana l’Istat ha reso noto che nei primi nove mesi del 2011 sono andati in fumo 80mila posti di lavoro per gli under 30. Un’emorragia che si somma a quella -drammatica- del biennio 2009-2010, quando a venire bruciati furono altri 482mila posti di lavoro “giovani”. In tre anni è ragionevole stimare un totale di circa 600mila impieghi persi. Un’enormità, che ben ci fa comprendere i grandi numeri sui giovani italiani fuggiti all’estero.
Poco qualificati, precari, poco retribuiti e in via di estinzione: gli impieghi per gli under 30 in Italia sembrano risentire troppo pesantemente dell’onda lunga della crisi, colpendo una fascia d’età che paga -da anni- lo scotto di un Paese che non ha saputo crescere per un intero ventennio. Abbandonato nelle mani di una classe dirigente inetta, protesa solo a fare l’interesse proprio e della propria cerchia di amici. Una gigantesca “cricca”, che potremmo definire la “P-Italia”, che ha divorato il potenziale di un Paese finito alla deriva.
Di qui la domanda, che poniamo a tutti i lettori del blog “La Fuga dei Talenti”: è il 2012 l’anno della “Fuga dall’Italia”? Oppure cominciate a intravedere segnali concreti di speranza, che vi spingono a rimanere e a provarci a scommettere, sul nostro Paese? Per cambiarne radicalmente la mentalità e il modus vivendi/operandi?
+++ SCRIVETE LE VOSTRE RIFLESSIONI A: fugadeitalenti@gmail.com +++