JOSEPH CONRAD
“La linea d’ombra”
Un formidabile ostacolo all’innovazione è rappresentato dal cinismo. Il cinico ha dalla sua una visione lucida, realistica, fredda della realtà, suffragata dalla esperienza. I suoi argomenti sono taglienti e verosimili, perché la realtà è veramente piena di elementi che confortano la sua visione disillusa. Il mondo è pieno di capitani Giles, uomini stimati, di buona posizione, che per questo si autocompiacciono, nascondono il niente dietro la propria voce ripetuta, sono «assurdi e squallidi chiacchieroni». E la conclusione che non ci si può aspettare da questo mondo «nulla di originale, nulla di nuovo, di sorprendente, di significativo» è pienamente giustificata. I cinici hanno dalla loro il peso della evidenza. Ma, appunto, per innovare occorre andare oltre questo mondo, oltre i capitani Giles e le loro scoraggianti banalità. E, per andare oltre, il cinismo è una palla al piede. Se vuoi far procedere l’innovazione nella tua organizzazione, suggeriscono alcuni studiosi, fai fuori quelli che sono cinici. Il cinismo uccide la motivazione, demoralizza le persone, impedisce che i processi durino fino al punto di produrre risultati. Se i cinici cambiano e stanno al gioco, bene, altrimenti fuori. Brutale, ma chiaro. E quando i cinici accettano finalmente di rischiare nel gioco innovativo, allora scoprono realtà che erano loro precluse. Superata la crisi, il protagonista di Conrad riceve addirittura l’incarico, giovanissimo, di guidare una nave da capitano. Ed ecco la rinascita: «Sì, era là. Divorai con gli occhi, felice, lo scafo, l’attrezzatura. Quel senso di vacuità della vita che mi aveva reso così irrequieto negli ultimi mesi perse la sua amara ragione di essere, la sua malefica influenza, dissolvendosi in un fiotto di emozione gioiosa».