Infatti chi prende le decisioni veramente importanti sono i pochi rappresentanti della Commissione Europea, che non hanno nessun mandato popolare e della quale il parlamento (l'unico organo eletto democraticamente nell' UE) ratifica le decisioni. Il procedere senza se e senza ma verso la costruzione del super stato europeo, come vorrebbero i suoi sostenitori, sarebbe disastroso. A parte chi ci guadagnerebbe da ciò, come le banche, le grandi imprese multinazionali e i politici devoti ad esse, il resto della popolazione continuerebbe ad essere sottoposto alle politiche di "lacrime e sangue", imposte per volere delle organizzazioni sovranazionali che formano la cosiddetta "troika": Commisione Europea , Bce e Fondo Monetario Internazionale. Anzi, la situazione sarà ancora più dura. Difatti, per raggiungere il pareggio di bilancio introdotto costituzionalmente nel 2012 proprio per volere della Ue, si dovranno attuare le "riforme necessarie" di cui tanto parlano i politici un giorno sì e l'altro pure, ovvero politiche estremamente impopolari che porteranno a una fortissima diminuzione, se non al vero e proprio smantellamento, dello stato sociale insieme a una svendita a prezzi stracciati di ciò che rimane del patrimonio pubblico, e come conseguenza un graduale impoverimento di massa che interesserà sopratutto la classe media e quella lavoratrice , nonchè i meno abbienti. Come soluzione a questa situazione ci sono tante proposte: si va da chi sostiene che bisogna negoziare in ambito europeo e mettere in discussione il pareggio di bilancio e il recente "trattato sulla stabilità" (fiscal compact), a chi richiede direttamente l'uscita dall'eurozona o dalla stessa UE. L'ultima opzione, con i tempi che corrono, sembra la più plausibile. Infatti questa Europa unita, così com'è, è irriformabile e più si va avanti più la situazione peggiora Ormai essa è diventata un gigantesco "moloch" tecnocratico, del tutto funzionale agli interessi dei burocrati e dei lobbisti che la compongono e sostengono, ma assai disfunzionale per i popoli e gli individui che dovrebbe rappresentare. Una soluzione possibile tra le tante potrebbe essere, non tanto tornare, sic et simpliciter, ai vecchi stati/nazione, ma semmai abbandonare, prima che sia troppo tardi, questo progetto ormai in disuso e porre le basi per un'altra Europa che vada al di là di questo modello che ci è stato propinato come l'unico possibile. Difatti bisogna prendere atto del fallimento di questo modello e puntare al cambiamento. Un cambiamento a 360 gradi che lasci alle spalle l'obsoleto sistema su cui si fonda l'Ue, incentrato sul dominio dell'economia e il cinismo tecnocratico, e che serva da base per la creazione di un'altra Europa, fondata sull'autonomia e l'autodeterminazione di individui e comunità, dove non ci sia spazio per l'opprimente centralizzazione su cui è basata l'attuale UE. Un'Europa diversa, basata sulla valorizzazione delle tante diversità (a partire da quelle culturali) che la compongono e non sull'omogeneizzazione di esse nel nome del profitto e degli standard burocratici, un' Europa basata sulla libertà e la solidarietà, e non sul dominio autoritario e oligarchico su cui è fondata oggi, non dominata da poteri forti nè regolata da rigidi schemi tecnocratici come avviene in questa obsoleta e disfunzionale Unione Europea .
Infatti chi prende le decisioni veramente importanti sono i pochi rappresentanti della Commissione Europea, che non hanno nessun mandato popolare e della quale il parlamento (l'unico organo eletto democraticamente nell' UE) ratifica le decisioni. Il procedere senza se e senza ma verso la costruzione del super stato europeo, come vorrebbero i suoi sostenitori, sarebbe disastroso. A parte chi ci guadagnerebbe da ciò, come le banche, le grandi imprese multinazionali e i politici devoti ad esse, il resto della popolazione continuerebbe ad essere sottoposto alle politiche di "lacrime e sangue", imposte per volere delle organizzazioni sovranazionali che formano la cosiddetta "troika": Commisione Europea , Bce e Fondo Monetario Internazionale. Anzi, la situazione sarà ancora più dura. Difatti, per raggiungere il pareggio di bilancio introdotto costituzionalmente nel 2012 proprio per volere della Ue, si dovranno attuare le "riforme necessarie" di cui tanto parlano i politici un giorno sì e l'altro pure, ovvero politiche estremamente impopolari che porteranno a una fortissima diminuzione, se non al vero e proprio smantellamento, dello stato sociale insieme a una svendita a prezzi stracciati di ciò che rimane del patrimonio pubblico, e come conseguenza un graduale impoverimento di massa che interesserà sopratutto la classe media e quella lavoratrice , nonchè i meno abbienti. Come soluzione a questa situazione ci sono tante proposte: si va da chi sostiene che bisogna negoziare in ambito europeo e mettere in discussione il pareggio di bilancio e il recente "trattato sulla stabilità" (fiscal compact), a chi richiede direttamente l'uscita dall'eurozona o dalla stessa UE. L'ultima opzione, con i tempi che corrono, sembra la più plausibile. Infatti questa Europa unita, così com'è, è irriformabile e più si va avanti più la situazione peggiora Ormai essa è diventata un gigantesco "moloch" tecnocratico, del tutto funzionale agli interessi dei burocrati e dei lobbisti che la compongono e sostengono, ma assai disfunzionale per i popoli e gli individui che dovrebbe rappresentare. Una soluzione possibile tra le tante potrebbe essere, non tanto tornare, sic et simpliciter, ai vecchi stati/nazione, ma semmai abbandonare, prima che sia troppo tardi, questo progetto ormai in disuso e porre le basi per un'altra Europa che vada al di là di questo modello che ci è stato propinato come l'unico possibile. Difatti bisogna prendere atto del fallimento di questo modello e puntare al cambiamento. Un cambiamento a 360 gradi che lasci alle spalle l'obsoleto sistema su cui si fonda l'Ue, incentrato sul dominio dell'economia e il cinismo tecnocratico, e che serva da base per la creazione di un'altra Europa, fondata sull'autonomia e l'autodeterminazione di individui e comunità, dove non ci sia spazio per l'opprimente centralizzazione su cui è basata l'attuale UE. Un'Europa diversa, basata sulla valorizzazione delle tante diversità (a partire da quelle culturali) che la compongono e non sull'omogeneizzazione di esse nel nome del profitto e degli standard burocratici, un' Europa basata sulla libertà e la solidarietà, e non sul dominio autoritario e oligarchico su cui è fondata oggi, non dominata da poteri forti nè regolata da rigidi schemi tecnocratici come avviene in questa obsoleta e disfunzionale Unione Europea .